Arrivata finalmente su PS4, PlayStation 5, PC e Stadia la Final Cut di una delle più grosse sorprese videoludiche sviluppate da una startup
C’è voluto parecchio, ma alla fine l’utenza PlayStation 4, PlayStation 5, PC e Stadia (i videogiocatori di XBox Series e Nintendo Switch dovranno attendere ancora un pochino) potranno godere di Disco Elysium – The Final Cut, versione riveduta e corretta di un titolo già praticamente perfetto e capace di sorprendere. Di più: di lasciare esterrefatti.
Sviluppato dai ragazzi della startup estone ZA/UM, Disco Elysium presenta così tante stringhe testuali da essere più un libro che un videogame. Del resto nasce dalla fantasia di Robert Kurvitz, che di mestiere fa (anche) il romanziere. Fortuna, però, che il comparto artistico è stato curato da Aleksander Rostov, perché quando si gioca anche l’occhio vuole la sua parte, e infatti l’artista è riuscito a creare qualcosa di cui ci siamo subito innamorati. La Final Cut, in più, oltre al doppiaggio dei dialoghi presenta nuove missioni e personaggi inediti che vanno ad arricchire quel microcosmo disturbato e distorto creato sul finire del 2019 da Kurvitz.
Il detective disturbato di Disco Elysium
Se a prima vista Disco Elysium sembra un giallo videoludico come tanti altri, sappiate che in realtà si è di fronte a un prodotto tanto particolareggiato quanto innovativo e ben poco tradizionale. Anzitutto non è un punta-e-clicca, come il genere noir avrebbe fatto supporre, ma è un GdR. Nonostante questo, quasi non esistono combattimenti. Il protagonista del gioco è un detective avvezzo al consumo di sostanze psicotrope che si risveglia mezzo nudo in hangover non ricordando nulla di ciò che è successo.
La prima location è un vero e proprio immondezzaio, qualcosa à la Trainspotting. A ben guardare un po’ tutto il gioco ricorda Trainspotting, anche se è forte pure l’influenza del poeta Charles Bukowski. Vicino al nostro uomo, così in botta da non ricordare nemmeno chi è (perfetta scusa per poterlo plasmare da zero, secondo i desiderata del giocatore), c’è pure un cadavere. Starà a noi indagare su cosa sia accaduto, girovagando per le strade di Revachol, una città industriale che di fatto è una enorme fogna a cielo aperto, dopo che una fallita rivoluzione ne ha castrato le aspettative economiche.
Disco Elysium è un’opera videoludica cinica e disillusa, infarcita di politica: per le strade cittadine si trascinano spostati di ogni tipo, fascisti e comunisti, atei, drogati e nichilisti. Vi ritroverete a sbattere e combattere contro tutti loro, mentre il vostro personaggio, distrutto dall’alcol e da altre sostanze, muta di continuo, in preda a mille personalità. Ogni dialogo, ogni risposta avrà influsso sul vostro albero delle abilità, che rispetto agli RPG tradizionali qui è più albero delle “personalità”. Quando una personalità prende il sopravvento cambia il modo in cui riuscirete a rapportarvi col prossimo e questo è un problema, perché a seconda di ciò che diverrete potrete stare subito antipatici a un buon numero di persone col quale sarà comunque vitale interfacciarsi.
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Allo stesso modo, anche la vostra percezione del mondo e delle cose cambierà, con stringhe testuali ad hoc che vi presenteranno in modo differente situazioni e personaggi, influenzandovi su chi vi si para davanti. Questo rende Disco Elysium rigiocabile dieci, cento ma anche mille volte: non rivivrete mai la stessa identica partita e le stringhe testuali varieranno al variare delle vostre skills. È come se ogni volta che aprite un libro, le sue pagine cambiassero di continuo.
Il risultato è tanto assurdo, quanto straniante e affascinante, come affascianti sono i siparietti comici offerti dal vostro comprimario, il luogotenente Kim Katsuragi, agli antipodi del vostro alter ego (che sarà divertente rendere il più schizzoide possibile), perfettamente innestati in un videogioco che mantiene comunque salda la propria anima adulta, ruvida e noir. Così come questo capolavoro della narrativa contemporanea è stato innestato all’interno di un videogioco riuscendo a essere all’altezza di entrambi i media. Complimenti.