Trentacinque anni dopo, il karateka di SEGA dai pugni mirabolanti approda su su Nintendo Switch, PC, PlayStation 4 e XBox One, ma l’impressione è che, sotto il trucco, sia invecchiato malamente…
Sebbene non abbia mai raggiunto i livelli qualitativi di Super Mario, il buon Alex Kidd resta nel cuore di un nutrito numero di gamer oggi verso la mezza età. Anzi, considerato che la serie durò appena quattro anni, sorprende osservare che abbia ancora una simile eco nel mondo videoludico. L’episodio più apprezzato rimane senza dubbio il capostipite, Miracle World, per Sega Master System. Oggi, a 35 anni dal debutto, approda su Nintendo Switch, PC, PlayStation 4 e XBox One, Alex Kidd in Miracle World DX, fedele remake dell’originale.
E la domanda che ci è frullata in testa per tutta la recensione è quella che fa anche da titolo a questo articolo: si sentiva davvero il bisogno di questo Alex Kidd in Miracle World DX? Probabilmente no, inutile girarci attorno. Intendiamoci, la nuova veste grafica è a dir poco deliziosa. Il ragazzo-scimmia eroe del videogame firmato SEGA non è mai stato tanto bello, i suoi nemici mai così tondeggianti e colorati. Si salta e combatte per livelli a loro modo storici rinnovati nei fondali a tal punto che quasi si stenta a riconoscerli.
Basta premere un pulsante e si ha un tuffo al cuore: senza interruzioni si viene ricatapultati nella veste grafica originaria, quella che su Master System faceva sfoggio di sprite colorati e di dimensioni generose al punto da far sembrare Super Mario Bros. un titolo primitivo. Ai giovincelli dirà poco, ma per chi oggi supera la trentina e si invola verso la quarantina, sono quasi certamente lacrimoni.
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Ma non facciamoci intenerire. Perché quando si valuta un gioco l’aspetto sentimentale conta poco. Alex Kidd in Miracle World era un titolo già piuttosto limitato nel 1986. Super Mario lo batteva sotto ogni aspetto: forse non sul versante grafico, ma sicuramente dal punto di vista del gameplay. Il titolo SEGA era infatti un videogioco che si divertiva a penalizzare il giocatore, inutilmente ‘cattivo’ (basti pensare alla morte che di tanto in tanto usciva dai blocchi, o ai boss che andavano battuti a morra cinese registrando su un taccuino le combinazioni, o alla dipartita al primo tocco con un mostro), con un level design meno ispirato del Regno dei Funghi e un personaggio meno padroneggiabile.
Alex Kidd in Miracle World DX ripresenta sul piatto il medesimo menu, più stantio che mai. Se i limiti si sentivano già tutti all’epoca, figurarsi dopo tre decadi e mezzo. Non nascondiamo di aver faticato per arrivare in alcuni punti solo per switchare la grafica e vedere la nuova resa di nemici e ambientazioni che ci avevano segnato l’infanzia, ma difficilmente, se si esclude il profilo emozionale, si trovano altri motivi per giocare oggi un gioco del 1986.
Alex Kidd in Miracle World DX, ovvero vecchi e nuovi difetti
Per di più, passi che il titolo con la grafica originale abbia i difetti dell’originale, ma quello con la grafica moderna ha persino qualche neo in più, a iniziare dal protagonista che “scivola” sempre un po’. Quindi, se si vuole maggiore stabilità, è meglio giocare ad Alex Kidd in Miracle World DX con la vecchia grafica, che è un controsenso. I ragazzi di Jankenteam cui Merge Games ha affidato il restyling, hanno insomma fatto qualche sbavatura ma, soprattutto, un lavoro troppo pigro.
Abbiamo apprezzato l’opportunità di poter variare a seconda dei gusti il tradizionale onigiri che simboleggia la fine di uno stage con un hamburger o con le patatine, ma ci si ferma qui. Non si segnalano altri interventi di nota: i burroni che si vedevano poco nel 1986 (per esempio quelli nel primo stage con la moto) oggi, se possibile, per via di un maggior numero di particolari nei fondali, risultato persino ancora più nascosti.
Se l’originale fosse stato perfetto, non avrebbe avuto senso intervenire, ma ripresentarlo tal quale nel 2021 è anacronistico, tanto più dopo aver elaborato una veste grafica così moderna. Il nostro consiglio, insomma, è di recuperarlo solo se avete amato (davvero alla follia) il titolo per Master System.