Lara Gianotti e Andrea Tabacco propongono un action fantascientifico à la Blade Runner che ha davvero stile – fumettoso – da vendere
Troppo facile e banale chiamare in causa Cyberpunk 2077. Lo ammettiamo. Ma dovevamo riuscire ad attirare la vostra attenzione su questa recensione, perché FORECLOSED, in arrivo a breve un po’ ovunque (su PlayStation 4, Nintendo Switch, Microsoft Windows, Xbox Series X/S, PlayStation 5 e Xbox One), non è certo tra i titoli più conosciuti e attesi.
Ed è un gran peccato, perché merita parecchio. Insomma, perdonateci il leggero clickbait nel titolo, ma è davvero a fin di bene e scommettiamo che, dopo che avrete acquistato e giocato il videogame sviluppato qui in Italia ci perdonerete e, magari, ci ringrazierete pure.
La fantascientifica recensione di FORECLOSED
In realtà non siamo stati poi così menzogneri: FORECLOSED strizza infatti prepotentemente l’occhio al famigerato Cyberpunk, ma i videogiochi di riferimento, per ammissione degli stessi creativi dietro al progetto (Lara Gianotti e Andrea Tabacco di AntabStudio, startup innovativa milanesissima), sono ben altri e ben più risalenti: da Max Payne a Deus Ex.
Se vi siete avvicinati al mondo dei videogame soltanto di recente, capirete perché abbiamo titolato questa recensione di FORECLOSED sfruttando Cyberpunk 2077 e non richiamando le due serie che hanno maggiormente contribuito a plasmare questo titolo sviluppato in Lombardia: per quanto famosissime, sono state infatti interrotte piuttosto presto, con grande rammarico di tutti e oggi sempre meno videogiocatori le ricordano.
Purtroppo, ispirarsi a titoli piuttosto vecchi nasconde sempre qualche insidia. La principale, che vi diciamo subito in modo che la recensione di FORECLOSED poi possa procedere elencando solo i suoi numerosi pregi, è che il titolo italiano propone oggi una lunga sequenza di sparatorie senza però i sistemi di copertura à la Gears of Wars che ormai sono presenti in ogni titolo. Sembra davvero di giocare al primo Max Payne (2001), mentre si affrontano decine di nemici a viso aperto, impalati, senza potersi nascondere dietro i muri e sporgersi quel tanto che basta per sparare. In FORECLOSED, addirittura, non si può nemmeno sparare stando accucciati…
Una pecca davvero grave, inutile girarci attorno, che appiattisce le sparatorie e soprattutto le sporca con una fastidiosa patina retrò. Speravamo infatti di non dover più essere costretti a fare strafe tra pilastri e muri, col rischio di rimanere magari incastrati. Inoltre, qualche bug qua e là fa sì che i proiettili dei nemici attraversino di tanto in tanto i nostri ripari, sorprendendoci con un game over improvviso e ingiustificato. Se a questo si aggiunge che i checkpoint non sono ravvicinatissimi, può salire una certa frustrazione, ne converrete… Anche i nemici sono animati dalla medesima IA di titoli di inizio millennio: e, benché aggressivi, tendono a farsi crivellare senza battere ciglio.
Ecco perché dicevamo che fosse scivoloso affidarsi troppo a giochi datati come Max Payne e Deus Ex, che hanno fatto il loro tempo: si rischia di dimenticare i progressi fatti da altre serie in tempi più recenti. Dobbiamo comunque ammettere che, rispetto al recente Mafia Definitive Edition, che propone numerose sparatorie con dinamiche simili, qui almeno gli avversari non continueranno a spararvi mentre li sforacchierete, offrendo dunque un maggior realismo: non male, considerato che il titolo italiano è realizzato con scarsissimi capitali, tanto più se confrontato con le somme allocate da 2K per il rifacimento del capolavoro di Illusion Soft.
Per il resto la recensione di FORECLOSED può invece proseguire inanellando lodi sperticate, perché il titolo creato amorevolmente da Lara Gianotti e Andrea Tabacco gronda dettagli che andranno ad animare uno splendido – benché inquietante – futuro à la Blade Runner, capace persino di spingerci a riflettere su diversi temi etici, legati alla pervasività della tecnologia nelle nostre vite e alla possibilità che lo Stato possa arbitrariamente intervenire imponendoci restrizioni. Concetti quanto mai attuali, considerati sia il recente attacco hacker alla Sanità del Lazio e sia le polemiche sul Green Pass, ormai essenziale per accedere a determinate zone, servizi e perfino mansioni lavorative.
Nel gioco seguiremo la storia di Evan Kapnos. All’inizio non sapremo nulla sul suo conto, solo che è abituato all’azione e pare avere diversi conti in sospeso con alcuni tizi che vogliono fargli la pelle. La compagnia per la quale lavorava è improvvisamente fallita, Evan si ritrova così senza un soldo, con l’identità digitale confiscata e con l’impianto cerebrale disattivato, che gli preclude l’accesso alla blockchain della città.
L’incontro con la vecchia CEO della realtà per cui lavorava Evan, però, accelererà gli eventi e, in breve, il nostro eroe taciturno, irsuto e stropicciato – vero detective degli anni Ruggenti proiettato in un futuro distopico -, si ritroverà non solo con un’arma nuovamente in pugno, ma anche a testare tecnologie sperimentali che gli daranno poteri sovraumani.
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L’avventura verrà declinata in vari modi: alcune sequenze sono puramente stealth, altre invece ci chiederanno di crivellare chiunque ci si pari davanti mentre qua e là piccoli enigmi ci spingeranno a setacciare un po’ più a fondo diverse ambientazioni. Senza dimenticare un leggero aspetto ruolistico che consente di investire i punti esperienza guadagnati in potenziamenti per la nostra arma o con nuove abilità dell’impianto cerebrale che ci permetteranno di sfruttare a nostro vantaggio la telecinesi.
Fil rouge di sequenze tanto differenti e suddivise “per stanze” l’ottimo impianto artistico, che rende l’intero videogame un enorme comic interattivo e virtuale, con tanto di baloon fumettistici, onomatopee in primo piano (potenziando la vostra arma cambieranno, sottolineando la rinnovata potenza di fuoco) e perfino schermate suddivise in tavole, ciascuna con una inquadratura differente, tutte altamente evocative.
Insomma, se siete disposti a passare su qualche bug, su un paio di sequenze un po’ troppo frustranti perché “mal spiegate” e, soprattutto, su un sistema di combattimento dannatamente vecchia scuola, che vi farà uscire spesso dai gangheri, nel setaccio resta un titolo davvero meritevole di essere provato e vissuto fino ai titoli di coda. Intenso, curato, ben congegnato, è probabilmente la sorpresa dell’estate per quel che riguarda il panorama indie. Gli occhi di tutti – e in particolare di noi italiani – erano rivolti verso la Sicilia, dove un altro titolo sviluppato sempre da due talenti italiani, Baldo, di Naps Team, sta finalmente per vedere la luce e, invece, la sorpresa l’ha fatta la lombarda AntabStudio.