La startup di Daniel Robinson prende spunto dal poema di Omero per inscenare un titolo stile FromSoftware davvero atipico
Mai avrei pensato di poter infilare la divertente Batracomiomachia (ironico poemetto di Omero che, prendendosi gioco dell’epica greca, inscena una improbabile guerra tra topi e rane) in un titolo di un articolo. Men che meno di una recensione di un videogioco. Invece, l’opera consegnata dai ragazzi di Odd Bug Studio, che a quanto pare hanno fatto le scuole alte, si rifà proprio alla storiella ellenica e ci fa vivere questo sanguinoso conflitto tra ratti e anfibi. Tails of Iron ci calerà nelle unte e pulciose pellicce dei primi e chi chiederà di sgominare il feroce esercito delle rane, prima di essere sterminati a nostra volta. Partiremo da una posizione di svantaggio, dato che gli sgherri del temibile Verruca Verde hanno appena raso al suolo la nostra tana…
Difficile prendere sul serio una battaglia tra topi e rane: nella vostra testa sarà già partito un carosello di immagini disneyane con animali pucciosi che a malapena si sfiorano. Invece Tails of Iron è un titolo plumbeo, lugubre, adulto, violento. La startup innovativa di Daniel Robinson prende spunto dal poema di Omero per inscenare un videogame in puro stile FromSoftware, anche se la natura budget ha costretto gli sviluppatori a ben altre scelte, prima tra tutte abbandonare la terza dimensione (che caratterizza i Souls) a favore del 2D.
Si combatte perciò in linea con l’avversario, ma le schivate non sono meno importanti di quanto non sarebbero state se si potesse girare a 360 gradi attorno al vostro bersaglio. Vi terranno in vita, perché l’anima souls-like del gioco farà sì che ogni battaglia, anche quelle con i nemici apparentemente più deboli, sia potenzialmente mortale. E poi ci sono gli scontri coi boss: l’esercito di rane nasconde tra le sue file schifezze di ogni tipo. Esseri grandi, grossi, orripilanti alla vista, malvagi. Avere la meglio su di loro non sarà facile: il valzer che andrà in scena, fatto di schivate, parate e attacchi repentini, durerà parecchio e richiederà di mantenere i nervi ben saldi.
L’anima souls-like si avverte pure nella sensazione di pesantezza delle armi e nella lentezza dei colpi, oltreché nella fisicità dello scontro (l’equipaggiamento pesante vi rallenterà ulteriormente). Piccoli emblemi grafici appariranno giusto il tempo per avvertirvi se l’attacco del nemico sia parabile o in grado di infrangere qualunque difesa.
Se le due dimensioni, fortunatamente, non tolgono nulla alla profondità dei combattimenti (anzi, diventa ancora più importante studiare la routine d’attacchi del nemico, perché non è possibile scappare), limitano invece un pochino le fasi esplorative. Siamo abituati che nei souls-like l’esplorazione è pericolosa, ma pure redditizia, dato che ci permette di agguantare oggetti rari e potenti, a costo di affrontare qualche mostro in più per raggiungerli. In Tails of Iron, purtroppo, i livelli non sono così ben ramificati ma opiuttosto lineari e, in più di una occasione, il gioco vi costringerà a tornare sui vostri passi (soprattutto all’inizio, quando sarete impegnati dalla raccolta fondi per la ricostruzione della vostra fortezza)
I fondali, invece, li renderanno fittiziamente estesi, offrendo colpi d’occhio di gran classe, sebbene sempre molto inquietanti. Mentre voi vivrete le vostre avventure, sullo sfondo andranno in scena assedi e battaglie, scene di vita quotidiana e pure loschi traffici… in qualche occasione, infatti, avrete modo di osservare il boss di fine zona seguirvi e fare di tutto per restare nell’ombra, fino al momento più adatto per prendervi alle spalle.
Del resto artisticamente Tails of Iron è un vero gioiellino. Fondi e personaggi sono disegnati a mano, gli sprite sono generosi, dettagliati e ben animati. Lo stile pare solo in apparenza tratto dai libri per bambini, perché in realtà si sposa benissimo con arti mozzati, flotti di sangue, corpaccioni molli carichi di protuberanze purulente e vesciche sul punto di esplodere.
Non sarà un souls-like puro – e allo stesso modo non è nemmeno un GdR a tutti gli effetti – ma Tails of Iron è comunque un’avventura sfidante e appassionante, dalla difficoltà media che tende sempre verso l’alto (si muore spesso, ma la morte non comporta malus di sorta, visto che si riparte dall’ultimo checkpoint visitato e nelle vicinanze c’è quasi sempre la possibilità di fare incetta di tonici miracolosi e altre stranezze utili in battaglia), capace di tenervi incollati allo schermo – grande o piccolo che sia: noi abbiamo provato la versione Switch, ma è disponibile anche su Steam, PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox One, Xbox Series X|S) per tutto il tempo necessario ad arrivare ai titoli di coda. Una coda d’acciaio, temprata da tutte le peripezie che vi attendono.
Carlo Terzano è il caporedattore di StartupItalia.
Ligure. Laureato in legge, formatosi professionalmente al Master post laurea della Scuola di giornalismo dell’Università milanese Iulm. Giornalista politico ed economico, ha collaborato e collabora anche con StartMag, Formiche e Corriere Innovazione e Lettera43.it.
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