Il colosso cinese quest’estate aveva subito le bordate del partito comunista, che aveva definito i videogiochi «oppio spirituale»
Tencent riprende a fare shopping tra le software house e le startup videoludiche del vecchio continente: secondo quanto apprende StartupItalia, il colosso cinese avrebbe acquistato quote nella britannica Playtonic. Si tratta di una giovane realtà situata a Derby, famosa soprattutto per la serie Yoka-Laylee attiva tanto nello sviluppo di progetti interni, quanto nella distribuzione di titoli fatti da altri studi indipendenti (come BPM, A Little Golf Journey, Demon Turf), che, per quanto piccola, ha comunque il suo peso nel panorama videoludico europeo, dato che è stata fondata da ex Rare, software house un tempo second party di Nintendo fino all’acquisto di Microsoft.
Cosa sappiamo dell’operazione Tencent – Playtonic
Non siamo in grado di rivelare al momento la percentuale acquisita da Tencent in Playtonic di Gavin Price, ma gli inglesi sembra manterranno il pieno controllo creativo sulla proprietà intellettuale e, trapela dalla startup, utilizzeranno l’investimento per scalare dall’attuale struttura di un solo team a più team, con un’enfasi sull’assunzione di talenti diversi anche in altri Paesi, migliorando il loro quartier generale e cercando di espandersi in nuovi posizioni.
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Non è la prima volta che Tencent mette nel mirino le software house occidentali, anche se finora aveva puntato soprattutto a chi sviluppa blockbuster. Nel 2011 aveva acquistato il 93% di Riot Games (League of Legends) per 400 milioni di dollari. Acquisizione completata nel 2015, per una cifra non nota. Successivamente ha iniziato la scalata di Supercell, responsabile di alcuni dei brand più fortunati in ambito mobile: Clash of Clans e Clash Royale. Ma il vero colpaccio lo ha compiuto acquisendo il 40% di Epic Games, la software house di quel successo globale che risponde al nome di Fortnite.
Qualche anno fa pareva volesse perfino acquisire Ubisoft, la multinazionale francese responsabile di franchise come Assassin’s Creed, Just Dance, Riders Republic, Far Cry, Mario + Rabbids e Prince of Persia. In pieno agosto 2021 aveva però dovuto far fronte alle dure accuse del Economic Information Daily, quotidiano controllato dal governo e, quindi, dal Partito comunista cinese, che aveva definito i videogiochi «oppio spirituale». Due parole che erano bastate a un tracollo in Borsa del Gruppo, dato che potevano esser spia di venture chiusure governative in quel comparto, mitigate successivamente da altri editoriali, su altre testate (sempre governative), nelle ore successive. Il nuovo ingresso di Tencent in Playtonic farebbe pensare che il partito comunista cinese abbia rivisto favorevolmente la propria posizione sui videogames.