Il primo titolo della startup Tricore Inc. ci ha lasciato parecchio perplessi. E poco spaventati
Da quando sempre più software house indipendenti e startup innovative investono nei videogames, la presenza di titoli horror nelle line up di tutte le console è praticamente quintuplicata. Il perché è semplice: il genere, di norma, permette di usare la visuale in soggettiva, così da risparmiare su modelli poligonali e animazioni del protagonista, ben si adatta a essere scriptato e, soprattutto, consente di abbondare con mondi bui, che celano maliziosamente grafiche il più delle volte appena abbozzate. Tra gli horror indipendenti si trovano diversi bei titoli, ma, in genere, abbiamo a che fare con titoli che regalano al più qualche balzo sulla sedia. In che categoria metteremo Yuoni?
In quella delle occasioni perdute, inutile girarci attorno: avrete regali da incartare e parenti che vi aspettano per il cenone. Inutile allora farvi perdere tempo. Anche perché noi abbiamo panettoni e torroni da correre ad addentare. Ed è un vero peccato, perché per quanto trito e ritrito (dalle ambientazioni, il classico ospedale abbandonato alle meccaniche, che ci vedono fuggire da presenze imbattibili), Yuoni avrebbe potuto darci qualcosa di più.
Il titolo d’esordio di Tricore Inc., disponibile su PlayStation 4, Xbox Series X|S, Microsoft Windows, PlayStation 5 e Xbox One, ci cala nei panni di Ai, una liceale costantemente braccata da presenze infernali. Tsun è lo spiritello più terribile: un bambino morto anni prima in circostanze misteriose il cui spirito, evidentemente, non trova pace ed è in preda a una cieca vendetta. Altre entità al suo servizio, invece, si distinguono per le capacità: ci sono quelle orbe come talpe dall’udito finissimo e quelle sorde come campane ma che ci vedono come aquile.
Scopo della malcapitata protagonista di Yuomi sarà rintracciare una bambola, riportarla alla stanza di partenza e bruciarla senza farsi beccare dalla sorveglianza, serratissima, del maligno che alberga nell’ospedale, per darla alle fiamme e compiere un rito purificatore. Un ruba la bandiera in salsa solitaria che, oltre a svelarsi in toto fin dai primi istanti di gioco, non prevede inspiegabilmente la possibilità di affrontarlo in multiplayer. Ed è probabilmente questa la più grande pecca alla base di Yuomi: passi il fatto che non propone nulla di innovativo, ma perché sfruttare il concept di una mode tipicamente multigiocatore riproponendola per il giocatore singolo?