Per una transizione aziendale che non sia soltanto ecologica ma pure positiva
La felicità allunga la vita. Pure delle aziende, pare. Se si riesce a lavorare con il sorriso (e in tempi di pandemia, relegati in smartworking con i figli che declinano rosa, rosae, rosis o coniugano i verbi greci nelle orecchie, non è sempre facile) si raggiungono risultati migliori. Aumenta la produttività ma pure la qualità di quanto fatto nelle canoniche otto ore trascorse davanti al computer. Per questo sempre più aziende si rivolgono ai Chief Happiness Officer, i manager della felicità, considerando appunto la felicità a stregua di asset strategico.
Cos’è e cosa fa il manager della felicità
Non crediate che i manager della felicità si aggirino per l’ufficio accarezzando colleghi tristi, facendo il solletico al capo prima di una riunione e e si lascino andare a battute sconce in area relax. Il loro lavoro è un po’ più complesso. “Oggi possiamo proporre casi e modelli a cui ispirarsi per tracciare il percorso verso un vero e proprio cambiamento culturale. – afferma Veruscka Gennari, co-founder di 2BHAPPY.”
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Il promotore di questo cambiamento sarebbe il Chief Happiness Officer, “un ruolo che completa e arricchisce le professionalità già presenti in un’azienda: HR manager, CEO, imprenditori, welfare e community manager, consulenti sono consapevoli di dover acquisire nuovi linguaggi capaci di far evolvere le organizzazioni verso modelli ecosistemici”. “Il Chief Happiness Officer, conclude Gennari, è un complexity thinker, un professionista capace di avviare concretamente il processo di trasformazione positiva.”
I numeri sbandierati da chi sostiene il bisogno di un manager della felicità dicono che le organizzazioni al cui interno si sorride maggiormente e ci si sente appagati hanno vantaggi in termini di aumento della produttività, una migliore capacità di innovare, generazione impatto positivo e costruire ambienti di relazione efficaci e sani:
+ 300% di capacità di innovare
+ 44% di impatto sulla retention
+ 37% aumento delle vendite
+ 31% aumento della produttività
Non sappiamo se sia davvero così o no. Ma probabilmente chiunque di noi vorrebbe lavorare in una azienda in cui è previsto il manager della felicità. Di felicità ce ne è sempre bisogno. E quando a fine marzo scadrà il blocco dei licenziamenti sarà ancora più utile…