Tarek Fahmy è il nuovo CTO di StartupGym ma prima di approdare in Italia ha lavorato per 8 anni in Silicon Valley in Wish. Ci ha raccontato perché ha scelto di lavorare in una startup italiana
Le startup italiane sanno attrarre talenti stranieri. Lo sa bene Enrico Pandian (imprenditore instancabile con una lunga lista di startup fondate alla spalle e moltissime exit di successo da Supermercato24, a CheckoutTechnologies, FrescoFrigo…) che da poco ha portato nel team di StartupGym, la sua ultima creazione, Tarek Fahmy.
Tarek ha lavorato per più di 8 anni a San Francisco, ha conosciuto da vicino la Silicon Valley e tutte le startup che qui hanno successo.
Gli esordi di carriera, quando era l’unico sviluppatore di Wish
E’ stato tra i primi impiegati di Wish, e-commerce quotato al Nasdaq a dicembre 2021 e guidato dal CEO Piotr Szulczewski. Tarek ha sviluppato per Wish la prima applicazione su IOS e Android ed è stato per lungo tempo l’unico sviluppatore mobile della startup. Quando poi la startup ha avuto i primi finanziamenti importanti, Tarek ha visto crescere il team e portato l’app al successo globale con più di 500 negozi coinvolti e 2 miliardi di fatturato annui. Il team che guidava era composto da 150 persone tra ingegneri, deisgner, data scientisct, addetti alla sicurezza, al supporto ed altro.
Poi arrivato all’apice della carriera a poco più di 30 anni, ha deciso di seguire la sua vera passione facendo application per il Global MBA per Supercars, Superbikes and Motorsports a Bologna.
Un anno per vivere una vita diversa, lontana da casa e al centro della cosiddetta MotorValley: “Volevo vedere il modo da un’altra prospettiva – ci dice – ho seguito la mia passione per le automobili e la tecnologia ed è stato quindi naturale per me approdare nella Motor Valley italiana. E’ stato un anno ricchissimo che mi ha permesso di capire che volevo cambiare vita e magari stare in Italia”.
Sarà stato il clima, tranquillità della vita bolognese, l’autenticità di alcune amicizie, ma Tarek dopo un anno di master non ha voluto più andarsene e ha cercato di rimanere qui in Italia. “In Italia ci sono moltissime opportunità per chi fa startup, ci sono tantissimi talenti e c’è bisogno di chi ha forti competenze in ambito digitale tech”.
L’incontro con Pandian
Facendo application su LinkedIn, come nelle migliori storie di successo, Tarek è approdato a fare un colloquio con Enrico Pandian che stava appunto lanciando l’ultima delle sue imprese: StartupGym.
L’idea di far parte di un progetto embrionale ha entusiasmato Tarek che ora è diventato il CTO di StartupGym: “Si tratta di una palestra per startup, un luogo di contaminazione dove il business si crea attraverso il confronto con gli altri. Mi piace l’idea di aiutare le startup a lanciare il loro modello riducendo i rischi e provando a creare qualcosa di davvero innovativo”. Quello che piace a Tarek dell’Italia è “quell’attenzione costante al mantenere alto lo stile di vita, alternare in modo intelligente il lavoro, la vita priva, gli hobby. Questo manca in Silicon Valley dove si è troppo focalizzati sul lavoro”. L’incontro fortunato con Pandian gli ha permesso anche di scoprire qualcosa di nuovo: “Enrico è una persona visionaria ma anche molto pratica. Un problem solver. Vuole portare avanti un discorso di cambiamento profondo e questo è davvero fonte di ispirazione per chi lavora con lui. E poi è molto onesto: pensa che guardare all’estero, guardare a chi ha già fatto qualcosa di buono sia un valore aggiunto. Copiare, ma copiare in modo intelligente, per poter applicare un modello di business a un nuovo contesto credo che sia qualcosa da tenere in considerazione”.
Mai smettere di imparare, l’esperienza con l’italiano
Dopo aver lavorato per più di 8 anni negli Stati Uniti ora Tarek sta imparando l’italiano: “Mi sono reso conto che la lingua è una barriera in molte aziende, per questo voglio mettermi in gioco e imparare”. Chiediamo poi a Tarek se ci sono pregi e difetti evidenti degli imprenditori e delle startup italiane: “Per quanto riguarda i pregi io credo che gli italiani siano più fedeli all’azienda per cui lavorano rispetto agli americani. Se si trovano bene in una startup tendono a rimanerci anche per un senso di appartenenza e non cercano subito un’altra opportunità. Poi mi sono fatto l’idea che i founder siano molto motivati, sanno che non possono puntare a diventare subito un Unicorno, ma fanno di tutto per crescere e migliorare il proprio business anche perché il tessuto imprenditoriale è fatto da aziende molto più piccole di quelle americane. Gli stessi founder non si credono eroi come in Silicon Valley, lì c’è molto il mito dello startupper mentre in Italia no”. Non manca qualche punto debole che Tarek ha subito individuato nella burocrazia: “Si fa davvero troppa fatica a creare una startup, e per questo non è facile essere competitivi. Poi c’è molta paura di fallire. Negli Stati Uniti il fallimento di un progetto è considerato normale, un passaggio naturale nella vita di un imprenditore. Facciamo continuamente AB test per capire che cosa funziona e cosa no, abbiamo proprio radicata la filosofia dello sperimentare, del ri-lavorare. Questo manca in Italia e mi piacerebbe contribuire a una piccola rivoluzione”.
StartupGym sta assumendo!
Quando abbiamo finito l’intervista Tarek ci tiene a dirmi che in StartupGym sono in cerca di nuovi talenti anche in vista di un finanziamento da 1,5 milioni che stanno per lanciare a settembre. “Stiamo assumendo persone, se i lettori di StartupItalia sono alla ricerca di nuove opportunità dovrebbero entrare in contatto con noi”.
Ecco quindi come fare application per la posizione di Ingegnere backend e frontend https://www.linkedin.com/jobs/view/2613432887/ oppure potete scrivere direttamente a Tarek https://www.linkedin.com/in/tarekfah/