Il governo italiano sta studiando l’allungamento di efficacia del Green Pass, ma cosa sappiamo sulla durata dell’efficacia del vaccino?
Sei mesi. Secondo uno studio condotto in Gran Bretagna, la doppia dose di Pfizer/BioNTech e di AstraZeneca offre un ombrello contro il virus che inizia a sgretolarsi già entro 6 mesi dalla seconda somministrazioni, per poi accelerare sempre più. Nel dettaglio, i ricercatori hanno osservato che il vaccino Pfizer è stato efficace all’88% nel prevenire l’infezione un mese dopo la seconda dose. Ma dopo 5 o 6 mesi la protezione è scesa al 74%. Si sarebbe quindi verificato un calo nella protezione del vaccino di 14 punti percentuali in 4 mesi. Con il prodotto AstraZeneca, la protezione contro l’infezione era del 77% un mese dopo la seconda dose. Dopo 4 o 5 mesi è scesa al 67%, con un calo di 10 punti percentuali in 3 mesi.
Lo studio si è basato sui dati di 1,2 milioni di utenti dell’App Zoe Covid, che l’11 dicembre 2020, per consentire la registrazione dei vaccini e monitorare effetti collaterali ed efficacia nel mondo reale, ha lanciato una nuova funzione. Dietro questa App e il suo impegno sul fronte Covid c’è un’iniziativa senza scopo di lucro, realizzata in collaborazione con il King’s College di Londra e finanziata dal Dipartimento della salute e dell’assistenza sociale. Dati che dovrebbero essere tenuti in considerazione dal Comitato tecnico scientifico chiamato a riunirsi, venerdì 27 agosto, per dare una risposta, definitiva, sull’allungamento della validità del Green Pass, così da elevarla a 12 mesi dagli attuali 9.
Uno studio israeliano sostiene che chi si è vaccinato a gennaio abbia visto tra luglio e agosto l’efficacia del vaccino calare al 16%, mentre nello stesso lasso di tempo la protezione dalla malattia grave è data tra l’86% e il 94% e la prevenzione dai ricoveri tra l’82% e il 91%. Numeri più incoraggianti.
Il tema della protezione offerta dal vaccino è strettamente collegato a quello della terza dose. Ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva detto che sarà “inevitabile”. Oggi dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, arriva però una comunicazione di tutt’altro avviso: “In questa fase, non è stato ancora stabilito quando potrebbe essere necessaria una dose di richiamo” dei vaccini anti-Covid, né “in quali popolazioni ci si dovrebbe concentrare” , nel caso se ne “confermasse la necessità”. E’ questa la posizione attuale dell’Agenzia europea del farmaco, raccolta dall’agenzia di stampa spagnola Efe. Una fonte dell’agenzia ha sottolineato infatti che “i dati emergenti (dalle campagne di vaccinazione in corso all’interno e all’esterno dell’Unione Europea) sono ancora in fase di revisione per formulare raccomandazioni che possano aiutare” i Paesi europei a prendere una decisione sulla “necessità” della dose di richiamo di questi vaccini e “quali categorie di persone riguarderà”.