È il social dei giovani, ma pure dei corpi perfetti, perennemente spiaggiati ed esibiti in microcostumi. Secondo un report interno di Fb “crea dipendenza” e può “far precipitare gli adolescenti verso i disturbi alimentari e depressione”. Eppure, pubblicamente, il Gruppo minimizza
Vite perfette, scorci da cartolina, corpi tonici e fidanzamenti felici. A scorrere Instagram sembra davvero che l’erba del vicino sia più verde. Anzi, dorata. E se gli adulti hanno – o dovrebbero avere – l’esperienza, la maturità e l’intelligenza adatte per comprendere che il social è solo una vetrina che la gente usa per mettere in mostra solo il meglio della propria mercanzia, gli adolescenti, che costituiscono una fetta d’utenza cospicua, non sarebbero sempre in grado di discernere tra finzione e realtà e quel bombardamento di immagini idilliache scorse a colpi di pollice potrebbe perfino spingerli alla depressione. Lo dice una indagine interna all’azienda, rivelata dal Wall Street Journal che ha avuto accesso a una serie di documenti interni del gruppo Facebook. La domanda pertanto è: Instagram fa bene ai nostri figli?
In pubblico mister Facebook ha sempre minimizzato: “Quello che emerge dai nostri studi è che l’utilizzo di applicazioni social che consentono di connettersi con altre persone può avere benefici per la salute mentale”, è quanto rimasto a verbale della dichiarazione di Mark Zuckerberg in un’audizione al Congresso dello scorso marzo. “Il 32% delle ragazze adolescenti ha affermato che quando si sentiva male per il proprio corpo, usare Instagram le faceva sentire peggio”. È tutto nero su bianco nella ricerca condotta da Facebook, nella quale si legge che “I confronti su Instagram possono cambiare il modo in cui le giovani donne si vedono e si descrivono”. La consapevolezza della nocività di Instagram sulla psiche dei nostri figli sarebbe tale che in alcune delle slide che riassumono i contenuti salienti della ricerca si legge: “Noi peggioriamo i problemi di immagine corporea per una ragazza adolescente su tre. Gli adolescenti incolpano Instagram anche per l’aumento di ansia e depressione“. E ancora: “Il 13% degli utenti britannici e il 6% di quelli americani hanno manifestato pensieri suicidi”.
Da questo punto di vista Instagram, che Facebook ha acquistato per raggiungere proprio quel pubblico che altrimenti, mediante il social network che ha fatto la fortuna di Zuckerberg, non riuscirebbe ad agguantare, è assai più insidioso a livello psicologico delle rivali. TikTok non susciterebbe sentimenti negativi perché, coi suoi video deliranti, demenziali o di abilità, è incentrata sulle prestazioni, mentre gli utenti di Snapchat quando pubblicano video e/o foto sono parzialmente protetti da filtri che “mantengono l’attenzione sul viso”. Viceversa Instagram è una carrellata di foto di costumi da bagno che esaltano fisici perfetti e che vengono sbattuti in bella mostra in ogni periodo dell’anno, persino quando fuori nevica.
C’è chi, con la scusa di immortalare le proprie vacanze, indugia sul lato B e si fa riprendere sempre di spalle, così da accentuare la resa estetica della propria silhouette. C’è poi chi dà lezioni di yoga in costumi e vestiti attillatissimi. Immagini apparentemente innocenti, in grado però di instillare il germe del dubbio e della depressione nelle menti più giovani. “La tendenza a condividere solo i momenti migliori, la pressione per apparire perfetti e un prodotto che crea dipendenza possono far precipitare gli adolescenti verso i disturbi alimentari, un senso malsano del proprio corpo e la depressione”, affermano i documenti di Facebook che concludono “gli aspetti di Instagram si amplificano a vicenda per creare una tempesta perfetta“