Un’indagine di Oracle e Workplace Intelligence disegna un quadro sconfortante dello stato psicologico dei lavoratori e la chiave per crescere nel 2022: farsi aiutare da un robot AI nelle scelte di carriera
Un robot è meglio di un collega, almeno per quanto riguarda la formazione professionale? Pare proprio di sì. E in modo schiacciante. Lo dice una ricerca di Oracle e Workplace Intelligence, società di ricerca e consulenza nel settore risorse umane che ha coinvolto oltre 14.600 tra impiegati, manager, responsabili HR ed executive e C-Level di 14 paesi. L’indagine spiega che i lavoratori di tutto il mondo si sono sentiti, e ancora si sentono, bloccati a livello personale e professionale dai lunghi mesi di pandemia ma che ora sono pronti a riprendere il controllo del loro futuro. Con l’aiuto, questo il punto, dell’intelligenza artificiale.
L’impatto della pandemia
Anzitutto conviene mettere a fuoco il punto di partenza. L’80% degli interpellati riporta infatti un impatto negativo dovuto agli eventi dell’ultimo anno: molti hanno ad esempio problemi finanziari (29%), hanno visto declinare il loro benessere o la loro salute mentale (28%) oppure hanno perso motivazione sul lavoro (25%) e si sono sentiti disconnessi dalla loro vita (23%). Il 62% dichiara che il 2021 è stato l’anno lavorativo più stressante mai vissuto finora. Oltre la metà (52%) ha infatti accusato maggiori difficoltà legate al benessere mentale sul lavoro quest’anno rispetto a quello precedente. La quantità di persone che sente di avere poco o nessun controllo sulle proprie vite professionali e personali, non a caso, è più che raddoppiata dall’inizio della pandemia. Gli intervistati segnalano quindi un quadro piuttosto complesso: per esempio di aver perso controllo sul proprio futuro (43%), sulla vita personale (46%), sulla carriera (41%) e sulle relazioni (59%). Il 75% delle persone si sente bloccato a livello personale e professionale, è ansiosa rispetto al futuro (31%), si sente intrappolata nella stessa routine (27%) e si sente sola come non mai (26%).
Scelte di carriera? Meglio un robot con AI di un collega
Sul lato professionale, dunque, non stupisce la sfiducia nei confronti degli altri: l’85% degli interpellati nello studio vuole infatti che la tecnologia AI li aiuti a definire il loro futuro lavorativo per identificare le competenze che hanno bisogno di sviluppare e proporre modi per acquisirle (36%) o per suggerire passi da compiere per perseguire gli obiettivi di carriera (32%). Addirittura, il 75% delle persone farebbe dei cambiamenti nella propria vita sulla base di raccomandazioni ottenute da strumenti basati sull’AI e l’83% ritiene che queste tecnologie di intelligenza artificiale, magari integrate in qualche genere di robot, siano un miglior supporto, rispetto a un essere umano, per quanto riguarda le scelte di carriera, perché danno raccomandazioni non influenzate da pregiudizi (37%), rispondono velocemente (33%) e aiutano a trovare nuove posizioni lavorative in linea con le competenze possedute (32%). Sul fronte dei pregiudizi ci sarebbe da riflettere, fra l’altro, ma questa è la percezione della stragrande maggioranza delle persone.
Cosa significa davvero avere “successo” (magari grazie a un robot)
L’87% degli interpellati pensa infine che l’azienda in cui lavora dovrebbe ascoltare di più i suoi bisogni e il 55% che resterebbe più probabilmente fedele a un’azienda che usi tecnologie AI e robot per supportare lo sviluppo di carriera. Tutto questo arriva appunto dal feedback di quanto accaduto nel corso dell’ultimo anno e mezzo: il 93% ha usato l’ultimo periodo per riflettere sulla propria vita e l’88% ha dichiarato che il significato del termine “successo” è cambiato: ora le priorità sono altre, cioè l’equilibrio tra vita e lavoro (42%), il benessere mentale (37%) e la flessibilità lavorativa (33%). Il 75% si sente bloccato professionalmente, perché non ha opportunità di crescita per un avanzamento di carriera (25%) e si sente oberato per pensare di apportare un qualsiasi cambiamento (22%): è dunque finito in un circolo vizioso.
“L’ultimo anno e mezzo ha cambiato il modo di lavorare, il luogo in cui lavoriamo e per molte persone anche il datore di lavoro. Aziende e lavoratori hanno affrontato molte sfide ma questo ha creato anche l’opportunità di migliorare” ha commentato Dan Schawbel, managing partner di Workplace Intelligence. “I risultati della ricerca con Oracle evidenziano chiaramente che investire nello sviluppo professionale e in competenze è un fattore differenziante per i datori di lavoro, perché gioca un ruolo rilevante nel definire come i loro dipendenti possono riavere il controllo della loro vita personale e professionale. Le imprese che investono sulle persone e le aiutano a trovare opportunità potranno godere dei vantaggi di avere una forza lavoro coinvolta e produttiva”.
Com’è cambiata la vita privata
Come si spiegava all’inizio, il 70% delle persone dichiara che questo sentirsi bloccati professionalmente ha avuto un impatto anche sulla vita personale, causando ulteriore stress e ansia (40%), contribuendo a farli sentire bloccati anche a livello individuale (29%) e a distogliere l’attenzione dalla vita personale (27%). Guardando al 2022, lo sviluppo professionale è al primo posto per molti, che sarebbero disponibili a rinunciare a benefit come ferie (52%), bonus monetari (51%) e perfino parte del salario (43%) pur di avere nuove opportunità di carriera. In ogni caso, ben l’85% della forza lavoro globale non è soddisfatto di come è supportato dall’azienda in cui lavora in questo momento. Si cercano più possibilità di formazione e di sviluppare competenze (34%), salari più elevati (31%) e opportunità di coprire nuovi ruoli in azienda (30%).
“L’ultimo anno ha cambiato il corso del futuro del lavoro. A sorpresa, tra tanto stress, ansia e solitudine a causa della pandemia, le persone hanno ritrovato la loro voce, sono diventate più attive e ora chiedono ciò che desiderano” ha detto Yvette Cameron, senior vice president di Oracle Cloud HCM. “Il cambiamento nel mondo del lavoro ha modificato il modo in cui le persone pensano al successo e ridefinito le loro aspettative in termini di supporto da parte dell’azienda. Per attrarre i talenti e trattenerli bisogna dare priorità a come identificare e sviluppare nuove competenze, e offrire alle persone percorsi professionali personalizzati che le aiutino a riprendere il controllo della loro carriera”.