C’è tempo fino alla fine di febbraio per mandare le candidature. Oltre a fornire supporto per accelerare il business delle startup più innovative, EIT Food offre la possibilità di accedere a una rete di partner che comprende alcuni tra i più importanti player del settore agroalimentare. “Il punto è che spesso nel nostro Paese”, fa notare Peter Kruger, presidente di Agrifood-Tech Italia, “iniziative di questo genere sono poco conosciute”
Il sistema agroalimentare è in costante e rapida evoluzione. Per rimanere al passo c’è bisogno di idee e progetti. E per svilupparli, si sa, è indispensabile un terreno fertile. Oggi come non mai di fronte alle startup attive nel mondo dell’AgriFoodTech si presenta una vasta platea di enti che offrono servizi di incubazione e accelerazione.
Tra questi c’è EIT Food, il ramo dell’European Institute of Innovation and Technology che si occupa di sostenibilità e innovazione agroalimentare e che tra i suoi obiettivi si propone quello di aiutare le start-up con il potenziale più interessante a crescere e a competere sul mercato globale.
Anche quest’anno EIT Food ha lanciato tre programmi volti proprio a individuare le start-up più promettenti nel panorama europeo: Seedbed Incubator, EIT FAN (EIT Food Accelerator Network) e RisingFoodStars. Di che cosa si tratta più nel dettaglio? L’azione di supporto esercitata da EIT Food varia a seconda delle diverse fasi di sviluppo delle startup stesse.
Il Seedbed Incubator è sostanzialmente un programma di entrepreneurial empowerment, della durata di 6 mesi, rivolto soprattutto a team di ricercatori che vogliono dotare di carattere imprenditoriale le loro idee innovative.
Il target di EIT FAN è invece costituito dalle start-up con una tecnologia ad alto impatto già validata, ma che sono ancora in una fase precedente rispetto alle scale-up e vogliono espandere il proprio business. La call è unica, ma in un secondo momento le realtà ammesse al programma, che è di 4 mesi, vengono smistate tra i 7 hub regionali: Bilbao (Spagna), Monaco (Germania), Losanna (Svizzera), Cambridge (Regno Unito), Helsinki (Finlandia), Haifa (Israele), e da quest’anno anche Parigi (Francia).
Infine c’è il RisingFoodStars, programma specificamente dedicato alle scale-up. Aziende, quindi, che hanno bisogno di supporto in una fase più avanzata e che puntano a una significativa espansione globale.
Ma per quale motivo tutto ciò dovrebbe far drizzare le orecchie agli startupper nostrani? “Al di là del supporto logistico e finanziario, delle attività di training e di coaching, il plus di questi programmi è la forte integrazione con la rete di partner di EIT Food”, sottolinea Peter Kruger, ceo dell’acceleratore Startupbootcamp FoodTech e presidente di Agrifood-Tech Italia. “Una rete che conta almeno una sessantina tra università, centri di ricerca e aziende leader del settore agrolimentare. Questo vuol dire per i team avere la possibilità di entrare in contatto con alcuni dei più importanti player della food industry a livello mondiale, da Danone a Pepsico. Inoltre, EIT Food sta portando avanti delle azioni volte a facilitare il fundraising, mettendo insieme una numerosa comunità di investitori”.
Peter Kruger pone l’accento anche su un altro aspetto: “Confrontandomi con chi gestisce questi programmi, mi è stato detto che arrivano poche application dall’Italia. Ora, sono fermamente convinto che le startup italiane abbiano tutte le carte in regola per emergere e siano in grado di fare innovazione di qualità. Lo dimostra anche il fatto che nella recente classifica, pubblicata da Forward Fooding, dei 500 migliori talenti imprenditoriali del food-tech al mondo, circa il 5% sono italiani”.
Viene da chiedersi allora per quale motivo la rappresentanza italiana sia meno nutrita di quanto ci si possa aspettare. “Potremmo dire che quello dell’AgriTech è un ecosistema giovane, in cui abbiamo ancora molto da imparare. Prima di tutto ci vuole una maggiore ambizione e la volontà di esporsi a livello internazionale. Secondo punto, molto importante: c’è un problema di scarsa conoscenza. Banalmente, si sa poco delle iniziative promosse da organizzazioni come EIT Food”, conclude Kruger.
Insomma, il messaggio è chiaro: meglio non lasciarsi sfuggire simili occasioni. Le iscrizioni sono aperte da gennaio ed è possibile inviare le candidature fino al 28 febbraio. Dopo di che le domande verranno esaminate tra i mesi di marzo e maggio. Per maggiori informazioni rimandiamo al sito dell’EIT Food.