La startup di Massimiliano Nigro, Silvia Furghieri e Antonio Scacchetti propone un titolo curioso e interessante
Se c’è una cosa che ci hanno insegnato le produzioni indipendenti è che non esistono più i generi: mentre le Case più grandi solitamente non osano più di tanto, i piccoli studi spesso si divertono a fare commistioni inedite e ardite. È senz’altro il caso di Nirvana Pilot Yume, della startup innovativa Dev9k, di Massimiliano Nigro, Silvia Furghieri e Antonio Scacchetti, che unisce il racing alle visual novel romantiche, creando un titolo unico… nel suo genere.
Nirvana Pilot Yume, si corre e si ama
Nonostante la grafica retrò, siamo nel 3080 e l’umanità si diverte assistendo a corse tra veicoli futuristici che paiono usciti da F-Zero. Le somiglianze col titolo Nintendo che esordì su SNES nel lontano 1990 non sono certo poche, anche se Nirvana Pilot Yume abbozza qua e là una elementare grafica poligonale che, a prima vista, lo rende più affine a un altro grande classico della Casa di Kyoto: StarFox.
Noi correremo con Yume, una ragazza che sogna di diventare una Pilota Nirvana (uno strano sport che richiede una connessione mentale con un navigatore, ossia il nostro alter ego) e che vuole diventare la campionessa di Alba Proxima, ma per riuscirci dovrà prima padroneggiare l’incredibile velocità del motore a Ultra Materia. Le navicelle di Nirvana Pilot Yume, effettivamente schizzano via velocissime su schermo e la sensazione di correre a “velocità smodata” (un ‘bravo’ a chi coglie la citazione) è senz’altro forte.
Ma, come si anticipava, in Nirvana Pilot Yume non si corre soltanto. Sono sempre di più i racing che contemplano, nella modalità Carriera, abbozzi di sinossi e filmati che intrattengono il videogiocatore tra una gara e l’altra. Il titolo italiano, però, si spinge oltre, proponendovi un plot che si sorregge su una serie di bivi che determineranno il finale cui assisteremo al momento dei titoli di coda.
Insomma, a seconda delle scelte fatte, la storia di Nirvana Pilot Yume prenderà pieghe inedite, il ché naturalmente incentiva la rigiocabilità. E, dato che l’avventura, in sé, dura molto poco (un’ora e mezza circa), buona parte del divertimento consiste proprio nel ripartire daccapo per esplorare le alternative che vi siete lasciati alle spalle: non siamo fan dei titoli che chiedono di essere finiti più e più volte, ma in questo caso la trama è così ben scritta e matura che è stato davvero un piacere esplorare i molteplici finali ideati dagli sviluppatori. Merita poi una menzione a parte l’ottima colonna sonora, dei Retröxx, che si sposa perfettamente con lo stile grafico anni ’80-’90.