La software house Dreambits Studio è tra quelle accelerate nella Bologna Game Farm
All’inizio è sempre un hobby. Poi c’è qualcuno che ci dedica qualche sforzo in più, ne esce un piccolo prototipo, e si trova un team di partenza con cui dare il via all’avventura. La storia di Dreambits Studio, software house con sede a Bologna e tra le quattro accelerate nella prima edizione di Bologna Game Farm (progetto promosso da Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna), parte da Luca Appio, 32 anni, docente all’iMasterArt dove tiene due corsi, uno sui videogiochi, l’altro sulla modellazione 3D. «Anni fa, con alcuni insegnanti, ci era venuta l’idea di realizzare un gioco per auto, ma non si è mai concretizzato nulla. Finché non ho incontrato alcuni miei ex allievi di accademia». Da lì è nato il primo prototipo di Gladiators Wheels, gioco di combattimento tra auto all’interno di arene piene di trappole, power up e oggetti da distruggere. Ci siamo fatti spiegare da Appio com’è proporre un prototipo e rivoluzionarlo grazie a consigli e riscontri.
Come si nota dal video e dalle immagini che pubblichiamo, l’idea alla base di Gladiators Wheels non era quella di proporre un racing game, ma un titolo spumeggiante in cui veicoli armati fino ai denti si fronteggiano all’interno di arene, circondate da mura medievali. «Con alcuni dei miei studenti abbiamo fatto un’analisi di mercato: è emerso che lo stile che avevo in mente all’inizio era più post-apocalittico, alla Mad Max. Per questo abbiamo preferito dare una impronta più medieval punk, per distinguerci dai competitor».
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Se le cose vanno secondo i piani, Gladiators Wheels dovrebbe uscire prima su PC e poi per console tra fine 2023 e inizio 2024. La software house è al termine del proprio percorso di accelerazione alla Bologna Game Farm e molte cose sono cambiate negli ultimi mesi. Come spesso accade nella fase di sviluppo di un videogioco, tante idee originarie evolvono, migliorano, vengono scartate. «Ad esempio, per questioni di risorse, abbiamo eliminato la possibilità di editare le arene – ci ha spiegato Appio – così come abbiamo rivisto la guidabilità delle auto. Eravamo partiti con una proposta di realismo, ma ci siamo resi conto che i gamer che guardano a questo genere cercano più il divertimento stile arcade».
Le auto di Gladiators Wheels saranno suddivise in classi fantasy: cavaliere, mago, barbaro e ranger sono alcune di queste. Al momento la software house è al lavoro per puntare sul multiplayer, tenendo da parte la PVE. «Sarebbe bello avere giocatori che sfidano il computer, ma non riusciremmo a realizzare un’intelligenza artificiale all’altezza in tempi brevi». Ad oggi la Dreambits Studio si è impegnata anche sulle interazioni ambientali, per far sì che l’arena risponda in maniera credibile ai colpi d’arma da fuoco e agli scontri tra le auto. «Siamo intervenuti sulle specifiche delle auto, a cominciare dal peso e dal centro di massa». Tutto al servizio della spettacolarità degli scontri tra gladiatori a quattro ruote.
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Per una software house agli inizi come Dreambits Studio l’obiettivo prossimo è il confronto col mercato, quello videoludico, tra i più competitivi al mondo. Eppure, se qualcosa ci hanno mostrato le tante storie di talenti italiani raccontati sul nostro verticale, lo spazio per creativi, sviluppatori, sound designer c’è eccome quando si ha sotto mano un prodotto competitivo. Reso tale, magari, grazie ai feedback e ai suggerimenti di chi mastica videogiochi da parecchio. «A costo di sembrare banale, l’aiuto economico è stato importante (30mila euro a fondo perduto, ndr) – ha concluso Appio -. Non ho mai avuto un team così grande. Oggi siamo una ventina, sparsi in tutta Italia. Molte di queste figure sono state integrate grazie a Bologna Game Farm».