La seconda volta è quella buona: dopo l’inciampo del 2020, lo studio francese Tower Five ha preso il posto di PlayMagic e ha ridato il giusto lustro all’avventura videoludica del nostro agente segreto alle prese con un’America sotto il tallone dei terroristi
Non c’è due senza tre, recita l’adagio. E infatti questa è la terza volta che rivediamo XIII, videogioco francese che si ispira all’omonima serie a fumetti franco-belga, scritta da Jean Van Hamme e disegnata da William Vance. La prima fu circa 20 anni fa, nel 2003, quando il titolo debuttò su PlayStation 2, GameCube e PC. Allora fu sviluppato nientemeno che da Ubisoft Paris Studio. Nel 2020 Microids ha affidato il remake alla startup indipendente PlayMagic ma, complice il lockdown, il gioco non era stato terminato e rifinito a dovere e abbondava anzi di una lunga serie di bug che a tratti lo rendevano ingiocabile.
L’etichetta d’Oltralpe s’è profusa in mille scuse, promettendo una patch risolutiva: due anni dopo è arrivata. Anzi, due anni dopo è arrivato molto di più. Ci troviamo per le mani un gioco – per la precisione, un remake del remake del remake – del tutto nuovo, sviluppato dalla software house indipendente Tower Five, che si è occupata sia delle versioni per PlayStation 5 e Nintendo Switch, sia dell’aggiornamento delle edizioni PlayStation 4, Xbox One e PC. Inutile dire che, se siete tra coloro che hanno acquistato il gioco al lancio, potrete aggiornare il titolo a questa nuova versione in modo del tutto gratuito: qui per esempio il link per chi avesse acquistato il gioco su Steam.
XIII versioni dello stesso gioco?
Il pacchetto è di quelli sostanziosi: il nuovo team di sviluppo di La Rochelle, nella Francia meridionale, che avevamo già visto all’opera in Agatha Christie: The ABC Murders (letta la nostra recensione?) non si è limitato a sanare la pletora di bug che infestavano la precedente edizione e a rimpolpare il fronte tecnico, ma ha anche aggiunto una modalità multiplayer online a 13 (ovvio rimando al titolo, spiritosi i ragazzi di Tower Five…) giocatori.
Se si esclude la giocabilità, che resta “vecchia scuola” (non fate quelle facce: il prossimo anno XIII compirà 20 anni…) così come l’IA nemica, tutto il resto del prodotto viaggia più o meno alla pari con i titoli moderni. Certo, le sezioni stealth sono molto ingenue, la maggior parte dei particolari dello scenario non può essere distrutta, tanto che basta un semplice vetro tra noi e il nemico per scudarci perfino da un razzo, ma questi non sono errori, sono i limiti di un titolo del 2003 trasferiti in un remake del 2022.
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Potremmo star qui con voi per ore (ne avessimo voglia) a discettare sul significato della parola “remake”, se debba riguardare solo il comparto tecnico o anche quello ludico: in questo caso gli sviluppatori hanno deciso di limitarsi, come in tanti altri episodi analoghi, al primo. Hanno fatto bene? Hanno fatto male? Non lo sappiamo perché non esiste una risposta a un quesito che potremmo definire filosofico (pensate a cosa sarebbe successo se Grezzo di Koichi Ishii avesse osato cambiare i dungeon di The Legend of Zelda – Ocarina of Time quando ha sviluppato la versione per Nintendo 3DS?). L’importante, dunque, è sapere che, grattata la superficie, XIII Remake offre un impianto ludico non dissimile da quello del 2003.
Resta il fatto che, ora, dopo le mille tribolazioni ricordate nell’attacco di questa nostra recensione, XIII Remake è finalmente giocabile. Naturalmente la sua espressione migliore è la versione per console d’ultima generazione, Xbox Series X|S e PlayStation 5, che godono anche di un aggiornamento a schermo a 60fps, ma neppure quella per Switch ci è dispiaciuta, anche se contempla qualche bug in più e una sporcizia dell’immagine leggermente maggiore. Ma nulla di imperdonabile. Anzi, XIII Remake ci ha permesso di ragionare su quanto fossero divertenti gli FPS di una volta: chi più chi meno, scimmiottavano comunque tutti 007 GoldenEye dei Rare, ma nella loro semplicità erano senza dubbio incisivi e divertenti.
A livello grafico, il titolo francese dà le soddisfazioni migliori: il cell shading non è più marcato come all’inizio degli anni 2000 (ma non va nemmeno più così di moda), tuttavia le ambientazioni restano fumettistiche mentre onomatopee ed espedienti registici rimarcano la provenienza “comic” dell’opera. Ciò concorre a farne un titolo sui generis, dotato di carisma e in grado di sollevarsi dalla massa.
Il risultato è un FPS senza troppi fronzoli, d’antan (a dispetto del rinnovato comparto grafico), che poggia la propria ragion d’essere sull’ottima caratterizzazione del fumetto franco-belga e che propone una giocabilità immediata e un divertimento spicciolo che s’è un po’ perso nei titoli d’ultima generazione, dato che i videogiochi attuali risultano sempre troppo presi dal doverci immergere in open world sterminati, con mille cose da fare. In XIII invece si affrontano 34 livelli, ben delimitati da muri invisibili, da affrontare come se fossero lunghi corridoi, ora irrompendo mitraglietta tra i denti come Rambo, ora acquattati come ninja, facendo fronte ai numerosi eventi scriptati, proprio come andava di moda nel 2003. Una manna per tutti i nostalgici.