Il nuovo capitolo sui ripulitori. Bob è in ottima compagnia per sistemare le cose e liberarsi di ogni prova
Se siamo stati informati correttamente le lancette volano, dico bene? Se non avete mai visto il film Pulp Fiction di Quentin Tarantino vi suggeriamo di porvi rimedio. La frase con cui abbiamo introdotto la nostra recensione di Serial Cleaners, molti se la ricorderanno, è ripresa dall’esilarante dialogo tra Mr. Wolf e i suoi interlocutori, in una apparentemente tranquilla villetta di Los Angeles. L’uomo che risolve problemi deve ripulire una situazione letteralmente insanguinata e così inizia impartendo ordini. Impossibile non sentirsi come lui impersonando la gang dei ripulitori nel sequel di Serial Cleaner che, a suo modo, era riuscito a ritagliarsi una fetta di pubblico appassionato alle vicenda di Bob alle prese con scene del crimine da sistemare.
Non occorre aver giocato al prequel per divertirsi e capire la trama di Serial Cleaners, titolo che abbiamo provato per Xbox Series X/S. Sviluppato dallo studio polacco Draw Distance e pubblicato da 505 Games, il videogioco è strutturato con una visuale isometrica, che ci permetterà non soltanto di aver chiara la situazione e le piante degli appartamenti, ma anche di studiare la miglior strategia per non essere beccati. Nel primo livello, chiaramente di tutorial, ci ritroviamo in pieno inverno sulla soglia di una casa, con un cadavere in bella mostra nel retro di un furgone. Imparerete subito cosa bisogna fare, giocando di squadra.
Il protagonista Bob è il reggente di questo poker di ripulitori, con una storia alle spalle che chi ha giocato al primo titolo si ricorderà. Quel che vi occorre sapere è che, negli anni Settanta, ha deciso di far soldi spazzando via ogni traccia dalle scene del crimine. In questo secondo capitolo, ambientato alla fine degli anni Novanta negli Stati Uniti, avremo modo di scoprire di più su quel che è accaduto negli ultimi vent’anni.
Il compito del gamer in Serial Cleaners è sistemare le cose, seguendo una serie di piccole missioni come sollevare cadaveri, portarli in uno scantinato, ripulire la moquette dallo schifo che ci siamo portati dietro e sbarazzarsi delle prove. Con dialoghi in italiano avvisiamo subito i lettori che, purtroppo, la software house non è stata in grado di ricreare quelle situazioni allucinanti e meravigliose che ritroviamo negli scambi frenetici in Pulp Fiction. C’è maleducazione, parolacce e l’intero menu, ma tutto rimane lineare, con traduzioni in italiano non sempre impeccabili (niente male invece il doppiaggio in inglese).
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Serial Cleaners, d’altra parte, non si acquista tanto per la storia o i dialoghi, ma per godersi le missioni. La grafica è acerba, con movimenti forse volutamente legnosi, che più volte disorienteranno il gamer facendogli commettere errori. Capite bene che, da ripulitori seriali quali siamo, ogni scena del crimine è comunque come la prima volta. Bisogna studiare gli spazi, capire se ci sono chiavi da raccogliere. Inoltre gli sviluppatori hanno saggiamente inserito dinamiche stealth che, con tutte le dovute differenze, ci hanno ricordato il clima scherzoso di Watch Dog, con noi a prenderci gioco dei paladini della legge.
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Ci sono poliziotti da stordire, altri da cui scappare. I biomi si presentano come uno shangai di nascondigli, scale, ascensori proprio per offrire una varietà più ampia possibile ai movimenti degli attori in campo, pure con mosse stile parkour. Non piloteremo soltanto Bob, ma scopriremo le abilità degli altri: Vip3r è la giovane più riflessiva, oltre che la più abile con l’informatica; Lati, a differenza di Bob, apprezza il confronto a viso aperto e sfrutta la sua agilità per saltare con un canguro disorientando i poliziotti; Hal è il più pazzo del gruppo.
Sul comparto grafico dobbiamo riconoscere il lavoro più che discreto dello studio polacco nel farcire gli ambienti di oggetti e cose, caratterizzando ogni spazio, anche nelle aree in cui nulla è giocabile. L’atmosfera da fine anni ’90 è percepibile in ogni angolo. Purtroppo abbiamo riscontrato alcuni bug, come quella volta in cui siamo riusciti a far passare un cadavere da una porta chiusa, ingannando il software. Come titolo è tra quelli che senz’altro suggeriamo per un autunno al calduccio, alternando serie, film e videogiochi.