Il mondo dei videogiochi ospita una nuova eroina procace e svestita. Ma le sue forme non servono a nascondere un gameplay poco pretenzioso
Così come esiste il connubio “belle donne + calcio” e “belle donne + motori”, anche i videogiochi, venendo ritenuti – a torto – un hobby quasi esclusivamente maschile, spesso si lasciano andare a derive stereotipate e pecorecce fatte di eroine procaci in abiti discinti. Lungi da noi fare i bacchettoni, del resto pure il prode Arthur del mitico Ghosts ‘n Goblins di Capcom (a proposito, letta la nostra recensione di Ghosts ‘n Goblins Resurrection?) restava spesso in mutande, nella sua eterna battaglia contro i demoni, ma è anche vero che combatteva in pesanti armature. Vivian, eroina dell’action RPG Sword Of The Vagrant, invece, non si capisce bene né come né perché, abbia deciso di scendere in campo in lingerie sexy…
Sword Of The Vagrant, mi svesto e scendo
Chiaro del resto l’intento, da parte dei ragazzi di OTKGames e DICO, di strizzare l’occhio agli anime con protagoniste belle e giunoniche. Spesso è fanservice fine a se stesso, ancora più spesso però biancheria in bella vista e forme tondeggianti vengono utilizzate per nascondere alla meno peggio le lacune nel comparto narrativo e i difetti sul versante del gameplay.
Soprassedendo sul canovaccio, cui non diamo mai gran peso, possiamo dire invece che Sword Of The Vagrant non ha meccaniche di gioco logore e lise a tal punto da dover ricorrere a simili basse strategie. Non è perfetto e nemmeno memorabile, certo, ma per essere una produzione budget ben si difende, riuscendo persino a dire la sua all’interno di un genere, quello degli action RPG, ormai sempre più affollato.
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Quel che è certo è che con una banconota da 10 euro, ricevendo il resto di 1 centesimo, vi potete portare a casa un titolo dall’impianto grafico di tutto rispetto, capace di mettere in mostra scenari luminosi (un po’ ripetitivi, a onor del vero) ma soprattutto un character design a dir poco convincente. Certo, fa sorridere che lo sprite di Vivian sia di fatto speculare: fateci caso, quando va verso destra impugna la spada con la destra (che è pure il braccio fasciato dall’armatura), ma quando va verso sinistra usa la sinistra e l’arto metallico per magia diventa quello. L’effetto è ovviamente straniante, soprattutto in un titolo che invece presenta mostri e boss grandi e dettagliati.
In compenso, Sword Of The Vagrant si riesce a rivelare inaspettatamente profondo sotto il profilo contenutistico, rispolverando l’animo RPG nei potenziamenti e negli alberi delle abilità utili a plasmare l’eroina preferita a seconda del proprio approccio e stile di gioco.
L’equilibrio tra Action e RPG non è dei più riusciti, ma l’amalgama tutto sommato tiene. I combattimenti invece avvengono sulla scia dei soulslike più beceri e meno pretenziosi: a propria disposizione un attacco forte, uno magico, un attacco debole e la schivata. E tanto deve bastare per il resto dell’avventura, perché la chiave di volta per uscire vittoriosi dagli scontri non sta tanto nelle mosse a propria disposizione, quanto nell’imparare quelle che farà il rivale.