La giovane startup di tre gamer appassionati, Scott Slucher, Connor Quothe e Robin Burgess debutta nel mondo dei videogiochi
Ci sono solo tre ragazzi, Scott Slucher, Connor Quothe e Robin Burgess dietro a MegaWobble, giovanissima startup al suo esordio nel mondo dei videogiochi con nientemeno che uno Zelda game. Il trio, però, non ha peccato d’hybris, non ha provato, cioè, a fare il passo più lungo della gamba nel tentativo di emulare una delle serie più belle e longeve dei videogame, come hanno fatto tantissime altre startup, pure di recente. Saggiamente, i tre hanno preferito proporre una interpretazione mignon e molto personale della Leggenda Nintendo. Insomma, ecco a voi Lil Gator Game.
Preso sotto l’ala da Playtonic Games, che annovera tra le sue fila alcuni ex Rare (Donkey Kong Country, Banjo-Kazooie, 007 GoldenEye e Perfect Dark vi dicono qualcosa?), Lil Gator Game è un piccolo e a tratti infantile (nell’accezione più candida del termine) emulo di Zelda. Se seguite con attenzione la nostra sezione dedicata ai videogiochi, saprete quanti titoli ispirati alla Leggenda si siano visti da queste parti.
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Gli ultimi Zelda-like che abbiamo recensito, per esempio, sono stati Lonesome Village e Tunic, preceduti da Xel, sviluppato dalla software house tedesca Tiny Roar, fondata nel 2015, mentre qualche mese prima era arrivato Anuchard, partorito dalla startup indonesiana stellar-Ø o stellarNull che aveva a sua volta seguito di qualche settimana Ocean’s Heart firmato Nordcurrent. Non dimentichiamo nella nostra lista nemmeno Blossom Tales II The Minotaur Prince.
Final Sword Definitive Edition (qui la nostra recensione) da Zelda aveva perfino preso le musiche, tanto che ha dovuto sostituirle in fretta è furia per non incorrere in seri guai legali. Resta comunque un dolore atroce, tanto alla vista, quanto per il nostro ego videoludico. Stategli lontano. È andata meglio a Oceanhorn 2 (qui la nostra recensione), che ha deciso di scopiazzare un capitolo in particolare, almeno per lo stile grafico, cioé Skyward Sword (che nel frattempo è arrivato su Switch, come The Legend of Zelda Skyward Sword HD ). Non male, ma il titolo originale resta su altri livelli. Rogue Heroes: Ruins of Tasos (qui la recensione) si è invece ispirato allo spin-off multiplayer Zelda: Four Swords Adventures, ma è sicuramente andata meglio a Ary and the Secret of Seasons (lo abbiamo testato qui) che, nonostante i limiti, ha saputo divertirci.
Bocciato su tutta la linea, invece, il noiosissimo Windbound (lo abbiamo recensito qui). Pure diversi team italiani si sono cimentati nell’impresa: da un lato abbiamo Baldo: The Guardian Owls (qui la recensione), che non si è rivelato proprio all’altezza delle aspettative, ma è senz’altro tra i cloni che sono riusciti a distinguersi, dall’altro Racoonie (qui l’anteprima), un titolo tuttora in via di sviluppo che speriamo possa far parlare bene di sé.
La recensione di Lil Gator Game
Insomma, quando diciamo che le startup del videoludo ultimamente sembrano essersi messe in testa di sviluppare quasi esclusivamente giochi sulla falsariga di Zelda, come vedete non stiamo affatto esagerando. Per sua – ma soprattutto nostra – fortuna, Lil Gator Game ha intrapreso una strada tutta sua.
Più che Zelda, infatti, questa coloratissima produzione che ci vede controllare un caracollante coccodrillo armato di spada e scudo di legno (e con sulla testa un inconfondibile cappello a punta, anche se potrà essere cambiato con tanti altri copricapi) segue le orme di altri due deliziosi videogame indipendenti dell’ultimo periodo: Haven Park, sviluppato in solitaria dall’elvetico Fabien Weibel, co-proprietario della startup innovativa Fatfish Lab, e A Short Hike, altra deliziosa scampagnata virtuale di un solo sviluppatore: Adam Robinson-Yu.
Anche Lil Gator Game come i due titoli appena citati, difatti, non prevede reami da salvare e demoni da esorcizzare, quanto piuttosto una piccola/grande isoletta in cui scovare avventure in ogni anfratto, aiutando i numerosi abitanti del luogo, spaccando giare (ovviamente), lanciando sassi qua e là e scattando foto. Il risultato è semplicemente delizioso: si gioca a un gioco in cui il protagonista gioca di essere Link e lo imita sgambettando qua e là, assaltando cartelli con la sua spada di legno e usando enormi mutandoni come parapendio.
Non si piglia certo mai sul serio, il nostro coccodrillino e Lil Gator Game saggiamente ben si tiene lontano dall’imponente cono d’ombra che la Leggenda staglia al suolo, inghiottendo chiunque le si avvicini. Forte di un comparto grafico che, per stile, in più occasioni rimanda a The Legend of Zelda – The Wind Waker (soprattutto nella realizzazione del vento) e di un gameplay spensierato, il risultato è sicuramente di pregio e, anche al netto delle piccole sbavature, interessante. Da provare e regalare in vista del Natale.