La rivista scientifica Nature ha selezionato i profili dei professionisti più influenti dell’anno. Il loro lavoro al servizio della conoscenza, dell’uguaglianza e dell’inclusione
A fine anno si tirano le somme e i grandi giornali scientifici stilano la graduatoria delle personalità più influenti o dei risultati più clamorosi. Nature ha appena pubblicato la lista delle dieci persone che, a giudizio degli editori della rivista, hanno avuto maggior impatto a livello globale. Fa piacere notare che la lista sia equamente divisa tra uomini e donne, a testimoniare l’impegno di Nature per raggiungere una vera parità di genere nella scienza. I personaggi selezionati sono attivi in diversi ambiti ma trovo che li accumuni una sensibilità “sociale”. Forse è questa la parola chiave della scelta di Nature che non ha guardato solo alla produzione scientifica ma piuttosto alla portata sociale e morale del lavoro che hanno svolto.
La lista di Nature
Ad Antonio Gutierrez, per esempio, è stato riconosciuto il merito di avere dato voce alla coscienza collettiva sia davanti al dramma della guerra in Ucraina, sia nella gestione della crisi climatica. «Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico e continuiamo a premere sull’acceleratore», ha detto alla COP27 a Sharm El-Sheikh dove si doveva discutere del difficile capitolo del Loss and Damage che impegna le nazioni ricche, che hanno maggiormente contribuito all’emissione dei gas serra, a ripagare i danni che il cambiamento climatico crea alle nazioni più povere.
La negoziazione è stata durissima (nessuno voleva firmare un assegno in bianco) ed è giunta a buon fine solo grazie alla determinazione di personaggi come Saleemul Huq, il climatologo del Bangladesh che ha lavorato senza sosta negli ultimi anni per arrivare alla storica decisione di creare un fondo per l’indennizzo dei danni climatici. Non si tratta di aiuti, sottolinea l’instancabile negoziatore, che, giustamente, considera la decisione il risultato più importante del summit sul clima.
La guerra in Ucraina e dipendenza dai combustibili fossili
La crisi climatica può avere molte chiavi di lettura e l’ucraina Svitlana Krakovska la vede con gli occhi di chi non ha corrente elettrica e gas a causa di una guerra che, secondo lei, è conseguenza della dipendenza della nostra società dai combustibili fossili. Non so se sia la giusta interpretazione del conflitto, ma sicuramente la lotta al cambiamento climatico è passata in secondo piano davanti alla crisi energetica causata in tutta l’Europa dalla guerra. Climatologa dello IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) si è trovata, quasi suo malgrado, a diventare la voce degli scienziati ucraini che cercano di continuare a lavorare nel paese devastato.
Chi studia i virus
Nel campo medico, troviamo Muhammad Mohiuddin, un esperto di trapianti che quest’anno ha realizzato, nella School of Medicine dell’università del Maryland, il primo esperimento di trapianto del cuore di un maiale geneticamente modificato su un essere umano. Ovviamente continua ad esserci molto interesse per lo studio dei virus sia quelli nuovi, sia quelli vecchi. Pensiamo al vaiolo delle scimmie che ha ricevuto molta attenzione a causa dell’improvviso aumento dei casi. Dimie Ogiona vuole capire se sia cambiato qualcosa nel modo usato dal virus per infettare le vittime. Perché nessuno si vuole trovare davanti ad una nuova pandemia.
Nature ha voluto anche riconoscere chi continua a studiare le mutazione del Covid cercando di prevedere le prossime mosse del virus. In questo campo il leader riconosciuto è Yunlong Cao un giovane ricercatore cinese basato a Pechino che ha sviluppato metodi efficaci per stare un passo avanti rispetto al virus al fine di sviluppare farmaci efficaci anche contro le future varianti. Il dramma di chi vive i lunghissimi strascichi del Covid, il cosiddetto long Covid, ha spinto Lisa McCorkell a fondare (e trovare i fondi per finanziare) un’associazione gestita dai pazienti che decidono quali sono le loro priorità. Lisa non è medico, ma piuttosto una scienziata sociale, più o meno come Alondra Nelson che si è trovata a capo dell’Ufficio per la politica della Scienza e della Tecnologia della Casa Bianca a seguito delle dimissioni del direttore, accusato di bullismo. Esperta nelle discriminazioni razziali in ambito scientifico e tecnologico, la sua nomina a vice-direttore dell’ufficio era stata vista come un segno che Biden voleva tenere fede alle promesse di combattere i pregiudizi razziali nel mondo scientifico.
I diritti delle donne
Un’altra donna con grande sensibilità sociale è la demografa Diana Green Foster che ha studiato le conseguenze dell’aborto, vuoi avvenuto, vuoi negato, nella vita delle donne e più in generale delle famiglie americane. È un argomento diventato molto importante dopo la decisione della Corte Suprema americana a seguito della quale diverse stati americani hanno proibito l’aborto. Secondo lo studio, chiamato Turnaway (mandata via, a significare il rifiuto alla richiesta di interrompere la gravidanza), il mancato aborto colpisce i ceti più deboli e più poveri producendo serie conseguenze economiche e sociali sulle donne e sulle loro famiglie.
Mentre per chi lavora nella politica della salute, nelle conseguenze del riscaldamento climatico, nello studio dei virus, nei piani alti delle Nazioni Unite o della Casa Bianca, il risvolto sociale è quasi automatico, difficile pensare alle implicazioni sociali dell’astronomia. Eppure anche Jane Rigby, un’astronoma che ha dato un contributo importante all’inizio della vita orbitale del James Webb Space Telescope, il nuovo telescopio spaziale della NASA, pensa che l’astronomia abbia qualcosa da dire sulla difesa dei diritti delle persone indipendentemente dal sesso, dalla razza e dalle inclinazioni sessuali.
Jane ha accumulato molta esperienza sul funzionamento del telescopio ed è stata spesso invitata a parlare di JWST. Mentre è ben felice di parlare della straordinarie capacità del telescopio non ama affatto parlare della questione del nome, visto che James Webb, amministratore della NASA ai tempi di Apollo, aveva operato in un momento storico che ha visto la discriminazione ed il licenziamento degli omosessuali. La comunità astronomica americana aveva chiesto alla NASA di considerare la possibilità di cambiare nome al telescopio, ma l’agenzia, dopo avere fatto una ricerca approfondita negli archivi, sostiene di non avere trovato nessun documento compromettente. Per tagliare la testa al toro, molti hanno deciso di utilizzare JWST dando un significato più neutro Just Wonderful Space Telescope. Tuttavia Rigby dice che la cosa migliore è che la gente “strana”, come lei si definisce, si senta perfettamente a suo agio nel campo dell’astronomia che le sta dando grandi opportunità di carriera.