Le donne sono ancora sottorappresentate nelle discipline STEM. Il 13 giugno, conosceremo le 6 nuove vincitrici del premio “L’Oréal Italia per le Donne e la Scienza”
Oltre 230 application, 6 nuove vincitrici e un compleanno importante. Sono i numeri della nuova edizione del premio “L’Oréal Italia per le Donne e la Scienza”, promosso in collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, che lunedì 13 giugno – in un open talk, in diretta sul sito e i canali social di StartupItalia – spegnerà le sue prime 20 candeline, assegnando 6 nuove borse di studio, ognuna del valore di 20mila euro, ad altrettante ricercatrici che si sono distinte nelle discipline STEM.
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Una situazione da cambiare
Secondo l’UNESCO Science Report 2021, le donne rappresentano ancora una minoranza nell’ambito della ricerca scientifica, costituendo circa un terzo dei ricercatori a livello mondiale (33.3%). In settori all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, solo un professionista su cinque (22%) è una donna. E, nonostante la carenza di competenze nella maggior parte dei settori tecnologici che guidano la Quarta Rivoluzione Industriale – la cosiddetta Industria 4.0 – le donne rappresentano ancora solo il 28% dei laureati in ingegneria e il 40% dei laureati in computer science.
E in Italia? Dalla terza edizione della “Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia”, a cura di un gruppo di lavoro di diversi Istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, emerge che la percentuale femminile di dottori di ricerca è rimasta costantemente intorno al 52 per cento per circa un ventennio, dal 1999 al 2019. Tuttavia, a fronte di questi dati incoraggianti, persiste una polarizzazione, con gli uomini che coprono il 60% dei posti nelle STEM e le donne il 58% nelle altre materie.
“I dati europei mostrano come, già dalla scelta universitaria, solo il 37 per cento delle ragazze si orienta verso le discipline STEM; tra queste, solo il 25 per cento sceglie Ingegneria e solo il 19 per cento le Scienze Informatiche, anche se oramai sono spesso più della metà della popolazione degli studenti universitari”, si legge nel report. “In linea con il dato europeo, i dati nazionali mostrano un’evidente sottorappresentazione femminile nelle discipline delle cosiddette scienze dure, come l’Ingegneria o l’Informatica, mentre gli ambiti disciplinari più tipicamente femminili rimangono le Scienze Umane e Sociali, e della Formazione”.
La relazione, inoltre, evidenzia un divario salariale pari a circa 312 euro mensili in Italia e 209 all’estero. Un gender pay gap che si manifesta in tutte le aree disciplinari, arrivando ad esplodere nelle Scienze Mediche, dove gli uomini, dopo 4-6 anni dal conseguimento del titolo, guadagnano addirittura 704 euro in più delle donne.
Sottorappresentate anche nei premi scientifici
Se poi andiamo a guardare i riconoscimenti scientifici al talento femminile, il quadro risulta altrettanto desolante. Tra il 1901 e il 2021, ad esempio, meno del 4% dei premi Nobel è stato assegnato a donne. Considerando solo quelli per la Fisica, la Chimica, la Fisiologia o la Medicina, ad aggiudicarsi il Nobel sono state solo 23 scienziate: nello specifico, 4 per la Fisica; 7 per la Chimica; e 12 per la Fisiologia o la Medicina. Da rilevare, tuttavia, che la celebre scienziata polacca naturalizzata francese, Marie Curie, è stata insignita di 2 premi Nobel: il primo nel 1903 per la Fisica, mentre il secondo nel 1911 per la Chimica.
La situazione non è migliore rispetto ad altri prestigiosi riconoscimenti, come la medaglia Fields, definita spesso come il “premio Nobel della matematica”, finora assegnata solo a una donna, la matematica iraniana Maryam Mirzakhani. Lo stesso discorso vale per il Millennium Technology Prize che, al momento, annovera solo una vincitrice: Frances Hamilton Arnold, ingegnere biochimico statunitense. Tra l’altro, Arnold figura anche tra le 7 scienziate insignite del Nobel per la Chimica. Anche spostando lo sguardo al premio Turing e, quindi, alla computer science, sono state solo 3 le vincitrici.
Al contrario, invece, le donne risultano essere destinatarie soprattutto di premi che non riguardano la ricerca, ma ambiti che vanno dall’advocacy all’educazione, dal mentoring all’insegnamento, fino al servizio pubblico.
Stereotipi e pregiudizi da abbattere
Secondo la Fondazione L’Oréal, promotrice insieme all’UNESCO del programma “For Women in Science”, sono diversi i fattori che possono incidere sull’orientamento a intraprendere un percorso STEM: si spazia dall’autostima e valutazione di sé stessi ai gusti personali, dalla conoscenza delle opzioni disponibili al livello accademico (dove anche i risultati degli esami hanno un peso), e fondamentale risulta anche l’ambiente nelle diverse fasi di crescita e sviluppo personale.
Nell’infanzia e adolescenza, incidono soprattutto la famiglia e la scuola, senza trascurare l’importanza del gruppo dei pari. Le giovani donne, poi, possono essere influenzate dalla mancanza di role model e mentor al femminile, così come da una conoscenza poco approfondita dei settori e, soprattutto, delle opportunità offerte dal mondo STEM. A livello professionale, possono influire processi e logiche di assunzione, la difficoltà a bilanciare responsabilità professionali e familiari, ma anche sessismo e molestie sul lavoro.
A intervenire, inoltre, sono anche gli stereotipi di genere, che si perpetuano attraverso la rappresentazione di scienziati, ingegneri e, in generale, innovatori al maschile. Stereotipi che possono sortire un duplice effetto: da una parte, andando a incidere sul senso di appartenenza delle ragazze a un percorso di carriera in ambito STEM; dall’altra, andando a influire sugli obiettivi, l’impegno e la stessa determinazione delle donne, una volta intrapresa questa strada.
“For Women in Science”
È per questo che L’Oréal e UNESCO si impegnano dal 1998 con “For Women in Science”, il primo premio internazionale dedicato alle donne attive nella scienza. L’iniziativa si inserisce nel contesto di un vasto programma incentrato sulla promozione della vocazione scientifica femminile a livello internazionale, volto a riconoscere l’operato delle ricercatrici di tutto il mondo.
Fin dalla sua nascita, il programma “For Women in Science” ha scelto di premiare con un contributo di 100mila dollari cinque candidate, una per ciascuno dei cinque continenti. Un impegno su scala globale che è stato rafforzato dalla creazione di borse di studio: oltre ai premi alle 5 laureate, infatti, ogni anno vengono assegnate 15 borse internazionali e numerose borse di studio nazionali a giovani ricercatrici di talento.
Dal 1998 a oggi sono state sostenute nel loro percorso di carriera oltre 3.600 ricercatrici in 117 Paesi. Cinque di queste scienziate, dopo aver vinto il premio L’Oréal-UNESCO, sono state insignite del premio Nobel, come Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.
Appuntamento al 13 giugno
Il programma “L’Oréal Italia Per le Donne e la Scienza” è giunto alla ventesima edizione, che dal 2002 a oggi ha assegnato oltre 100 borse di studio. Lunedì 13 giugno, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano, verranno proclamate le 6 nuove vincitrici, selezionate da una commissione composta da un panel di illustri professori universitari e scienziati italiani, guidati da Lucia Votano, dirigente di ricerca emerita dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Sarà un evento con ospiti d’eccezione, focalizzato sull’importanza e la necessità di favorire l’empowerment femminile anche nel settore della ricerca scientifica, perché come recita lo slogan del programma “For Women in Science”, “il mondo ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne”. Un’occasione per celebrare anche i primi 20 anni dell’edizione italiana. La premiazione è aperta al pubblico, ma i posti in sala sono limitati e l’accesso è consentito fino a esaurimento. Vi invitiamo quindi a registrarvi tramite questo form.
Vi aspettiamo!