«Non si tratta soltanto di fare corsi di coding. Mi ha sempre colpito il modello finlandese». Parla a StartupItalia l’ex Ceo, che ha passato il timone a Cristina Pozzi
Treccani Futura ha chiuso un aumento di capitale da 7,65 milioni di euro. Cdp Venture Capital ha guidato il round attraverso il Fondo Boost Innovation. Ha completato l’operazione la partecipazione dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, attraverso la controllata Treccani Scuola. L’altra novità riguarda l’avvicendamento ai vertici di Treccani Futura, nata nel 2021 dopo l’acquisizione da parte di Treccani Scuola di Impact School, la piattaforma cofondata nel 2017 da Cristina Pozzi e Andrea Dusi. Quest’ultimo ha infatti ceduto il ruolo di Ceo a Pozzi, che ora guiderà la società verso le nuove sfide nell’ambito ed-tech. «Siamo stati tra i primi a portare nelle scuole la formazione sulle nuove tecnologie. Credo che questo sia tra round più alti del settore. E non poteva che accadere con Treccani», ha spiegato in quest’intervista a StartupItalia Andrea Dusi, Co-Founder di Treccani Futura.
Intervista ad Andrea Dusi, Co-Founder Treccani Futura
Dal 2017 al 2022 molto è cambiato. Da Impact School fino al round con Cdp Venture Capital.
Andrea Dusi: «Quando abbiamo iniziato puntavamo a un modello non profit. La mission è sempre stata aver un impatto sul sistema educativo. Da soli abbiamo raggiunto 70mila tra studenti e docenti. Abbiamo lavorato con tutti i ministri dell’Istruzione, a cominciare da Valeria Fedeli. Poi è arrivata Treccani, che già aveva la piattaforma Treccani Scuola. Se abbiamo raggiunto quel risultato è stato grazie a una persona illuminata come Massimo Bray (direttore generale dell’Istituto della Enciclopedia italiana, ndr). Treccani.it è tra i siti più visitati del paese e contribuisce ad alimentare la coscienza collettiva. Treccani Futura, società congiunta, nasceva su queste basi. Il risultato è stato impressionante».
Come si è evoluto il dibattito su educazione e formazione in Italia?
Andrea Dusi: «Di educazione non si sa mai abbastanza. Abbiamo lavorato con milioni di studenti e centinaia di migliaia di docenti. La scuola è un organismo. Non si tratta soltanto di fare corsi di coding. Mi ha sempre colpito il modello finlandese: loro hanno preso il nostro liceo classico, ci hanno inserito coding, hanno tolto le divisioni per materie e la filosofia si insegna dalle elementari. Per dirla altrimenti, la tecnologia serve, ma è il mezzo per dialogare con i giovani. Bisogna dargli lo spirito critico».
Che orizzonte vedi per Treccani Futura ora che hai lasciato il timone a Cristina Pozzi?
Andrea Dusi: «Ci apriremo ai giovani professionisti. Penso che la piattaforma diventerà il player di riferimento in Italia. Tra le sfide penso al dramma dei Neet (acronimo inglese con cui si indicano i giovani che non studiano e non sono nemmeno alla ricerca di un lavoro, ndr). Parlare ai talenti è facile, ma bisogna parlare a tutti, andare nelle periferie, raggiungere chi non ha speranza e non vede prospettive nel proprio futuro».
Quali sono i prossimi trend dell’ed-tech?
Andrea Dusi: «Credo molto nella commistione tra digitale e fisico. Il primo sarà lo strumento che sempre di più consentirà ai docenti, la vera ricchezza del nostro paese, di incontrarsi e confrontarsi. Spesso ci si è dimenticati di fare piattaforme per loro. Un insegnante può fare molto».
C’è una materia che ritieni indispensabile?
Andrea Dusi: «Mi rifaccio a quanto ha detto l’ONU: la competenza chiave del XXI secolo consiste nel saper leggere i futuri, non il futuro. Una materia che abbiamo sulla piattaforma è proprio Future Critical Thinking. Si studia in Finlandia fin dalla prima elementare. È un insieme di competenze che ti aiuta a vedere che non hai un futuro già scritto, ma possibilità. Sei dunque nelle condizioni di dirigerti verso un futuro preferibile. Se insegni una materia simile a ragazzi crei una generazione di persone che sa cosa potranno fare di lavoro e non solo. Diversi ministri finlandesi ha studiato questa materia. E non deve dunque stupirci che la prima ministra abbia 36 anni».