L’ammontare investito è stato di 10,9 miliardi di euro, in crescita del 139% rispetto ai 4,6 miliardi del primo semestre del 2021. Si tratta del valore più alto mai raggiunto in un semestre nel mercato italiano
Sono stati presentati i dati sul mercato italiano del private equity e venture capital nel primo semestre del 2022; i risultati dell’analisi condotta da AIFI, in collaborazione con PwC Italia mostrano che la prima parte dell’anno ha registrato una raccolta complessiva (sul mercato e captive, cioè proveniente dalla casa madre) pari a 1.704 milioni di euro, in calo del 40% rispetto al primo semestre del 2021, che era stato caratterizzato da alcuni closing di dimensioni significative.
Gli operatori che hanno effettuato un closing nel periodo sono stati 26 (21 nello stesso periodo dell’anno precedente). Le fonti principali della raccolta sono state: assicurazioni, 24%, fondi pensione e casse di previdenza, 17%, e settore pubblico, 12%. A livello geografico, l’82% dei capitali proviene da investitori domestici, mentre con riferimento al target di investimento, si prevede di investire il 55% dei capitali in buyout e il 23% in early stage.
L’ammontare investito è stato pari a 10,9 miliardi di euro, in crescita del 139% rispetto ai 4,6 miliardi del primo semestre del 2021. Si tratta del valore più alto mai raggiunto in un semestre nel mercato italiano: da sottolineare che tale ammontare risulta fortemente influenzato da alcune operazioni di dimensioni particolarmente elevate, tra cui una realizzata nel comparto delle infrastrutture. Il numero di operazioni si è attestato a 338, in crescita del 34% rispetto alla prima parte del 2021 (253 investimenti).
Per Innocenzo Cipolletta presidente AIFI: “Nel venture capital l’intervento del Governo e delle Istituzioni ha permesso la crescita del settore. Occorre pensare a interventi attraverso fondi di fondi, che aiutino la finanza alternativa a crescere per poter essere un valido supporto all’economia reale”.
Il mercato del private equity e venture capital (I semestre)
Nel dettaglio, il segmento dell’early stage (investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, seed, startup, later stage) è cresciuto del 50% in ammontare (442 milioni di euro) e del 63% per numero di operazioni, 210. Il buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) ha registrato un aumento dell’86% per ammontare, pari a 3,6 miliardi, e del 24% per numero, pari a 87. L’expansion (investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda) ha registrato, invece, una diminuzione dell’attività, con solamente 186 milioni di euro (contro i 299 milioni del I semestre del 2021, -38%), investiti in 15 operazioni (-35%). Per quanto riguarda le infrastrutture, gli investimenti sono cresciuti in modo significativo in termini di ammontare, pari a 6,5 miliardi di euro (+227%), grazie soprattutto ad una operazione particolarmente rilevante, mentre il numero di operazioni si è attestato a 15 (contro i 25 dello stesso periodo dell’anno precedente, -40%). Da sottolineare che nel periodo oggetto di analisi sono state realizzate 8 operazioni caratterizzate da un ammontare superiore ai 150 milioni di euro, 2 delle quali hanno riguardato il comparto delle infrastrutture.
Alcune caratteristiche delle operazione del I semestre
Dal punto di vista delle dimensioni delle imprese, prevalgono ancora una volta le aziende con meno di 50 milioni di fatturato, che rappresentano l’81% del numero totale (72% nel primo semestre del 2021). Per quanto concerne la distribuzione settoriale, in termini di numero, nel comparto ICT sono state realizzate 77 operazioni (23% del totale), nel settore dei beni e servizi industriali 40 (12%) e nei servizi per il consumo 37 (11%). In termini di distribuzione geografica, il 76% delle 314 operazioni realizzate nel primo semestre in Italia è stato realizzato al Nord (pari a 237 investimenti), il 16% al Centro (51) e il restante 8% al Sud e Isole, che totalizza 26 investimenti. A livello regionale, in linea con gli anni precedenti, la Lombardia si è classificata al primo posto in termini di numero di operazioni (123, pari al 39% del totale), seguita dall’Emilia Romagna (35, 11%).
I disinvestimenti del private equity e venture capital (I semestre)
Con riferimento ai disinvestimenti, nel corso del primo semestre del 2022 ne sono stati realizzati 49, un numero che segna una crescita del 14% rispetto al primo semestre del 2021, quando erano 43. L’ammontare disinvestito, calcolato al costo storico di acquisto, si è attestato a 1.483 milioni di euro, contro i 697 milioni del primo semestre del 2021 (+113%). Nella distribuzione dei disinvestimenti per tipologia, nel primo semestre ha prevalso la vendita a soggetti industriali in termini di numero, 24, pari al 49% del numero totale, mentre in termini di ammontare disinvestito, la cessione a altri operatori di private equity (698 milioni di euro) si è classificata al primo posto con il 47% del totale.
Sul fronte della raccolta, invece, il dato di 1,704 miliardi di euro è in calo del 40% rispetto al primo semestre del 2021, che era stato caratterizzato da alcuni closing di dimensioni significative. Gli operatori che hanno effettuato un closing nel periodo sono stati 26 (21 nello stesso periodo dell’anno precedente). Le fonti principali della raccolta1 sono state: assicurazioni, 24%, fondi pensione e casse di previdenza, 17%, e settore pubblico, 12%. A livello geografico, l’82% dei capitali proviene da investitori domestici, mentre con riferimento al target di investimento, si prevede di investire il 55% dei capitali in buyout e il 23% in early stage.
“Anche al netto del segmento delle infrastrutture, i dati del I° semestre 2022 mostrano una notevole crescita (+71%) rispetto al 2021. Continua la crescita dei buyout, sia in termini di numero di operazioni (+24%) che in termini di ammontare investito (+86%), che fanno registrare il record di sempre a livello semestrale”. Ha concluso Francesco Giordano, Private Equity Leader di PwC Italia.