Nel nostro longform della domenica il colloquio con Cristina Venturi, professoressa che da anni studia l’essenza del pensiero montessoriano per adattarlo nel mondo in cui viviamo e coniugarlo con la tecnologia: “Per l’insegnante è importante capire quale sia la finalità educativa del mezzo tecnologico”
Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario dalla morte di Maria Montessori, una delle donne italiane più conosciute al mondo. I suoi studi hanno rivoluzionato la pedagogia moderna tanto che, il percorso educativo iniziato nel 1907, si è diffuso in 60000 scuole in 140 Paesi del mondo con maggiore concentrazione negli Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito, molto meno in Italia. Ma in cosa consiste il metodo Montessori? Lo abbiamo chiesto a Cristina Venturi, insegnante di scuola primaria e formatrice dell’Opera Nazionale Montessori. “Intanto definirlo metodo è sbagliato perché si tratta di una pedagogia scientifica aperta, in continua evoluzione”.
“Il Montessori è una pedagogia scientifica che parte dall’osservazione, non parte dall’obiettivo che si vuole raggiungere”
Forse pochi sanno che Maria Montessori era una bambina piuttosto vivace, bocciata per ben tre volte alle scuole elementari. Non riusciva a stare ferma, a concentrarsi, ma era bravissima con il teatro. Quando venne il momento di compiere la scelta universitaria decise di dedicarsi alla medicina ed alle neuroscienze. Era una femminista la Montessori, all’epoca era una delle poche donne all’interno dell’Università ma l’insegnamento non le bastava. Aveva bisogno di mettere in pratica le teorie, voleva osservare i bambini per mettere insieme un approccio formativo. Entrò così a lavorare in una scuola ortofrenica.
La storia narra che un giorno, entrando in una stanza completamente vuota, vide due bambini che stavano giocando con delle briciole trovate per terra. Scattò l’illuminazione di quello che poi sarebbe diventato la base del pensiero montessoriano: costruire un ambiente preparato affinché il bambino potesse esprimere il proprio potenziale in autonomia mettendo in relazione ogni tipo di stimolo esterno. Ecco che l’introduzione dei materiali aiutano il bambino a rendere concreti concetti astratti come la matematica. “Il Montessori è una continua scoperta, è un continuo studiare, è in evoluzione perché va collegato al contesto in cui si vive”. La professoressa Cristina Venturi da anni studia l’essenza del pensiero montessoriano per adattarlo nel mondo in cui viviamo, immersi nella tecnologia. Sta frequentando un dottorato di ricerca all’Università di Bologna sul tema del Montessori e digitale. “Il Montessori è un processo scientifico basato sull’osservazione ed in questi anni ho avuto un osservatorio privilegiato, quello della mia classe”.
Come si comporterebbe Maria Montessori se vivesse oggi
La Montessori aveva un’idea chiara sul ruolo delle tecnologia nell’educazione e la espressa nella prefazione di un libro di un maestro indiano, attorno al 1950. Scriveva, “sicuramente gli ausili tecnologici entreranno nel mondo della scuola ma dovranno essere usati come mezzi e non come finalità educativa”. Secondo il suo pensiero, infatti, le discipline non dovevano essere studiate come fine ma come strumenti per raggiungere un fine più elevato, la coesione sociale ed una vera educazione alla vita. Per ottenere questo obiettivo, l’allineamento con la famiglia era importante. La Montessori voleva liberare il bambino considerato schiavo delle frustrazioni e desideri degli adulti. “Se ci pensiamo bene noi genitori siamo fatti così. Siamo portati ad anticipare i bisogni dei bambini. Se vediamo il bicchiere di nostro figlio vuoto sulla tavola, lo riempiamo senza che il bisogno venga espresso. Ma cosa succede quando non saremo più lì pronti ad anticipare i bisogni dei nostri figli?” afferma Cristina Venturi.
“Si parla di percorso e non di metodo perché la Montessori era aperta al cambiamento. Pensava che le tecnologie fossero una risorsa”
Le tecnologie ed il Montessori sembrano in antitesi per un pensiero che mette al centro lo sviluppo della manualità e le esperienze sensoriali. “Oggi non andiamo vestiti come cento anni fa, quindi non vedo perché il pensiero montessoriano non debba essere adattato all’ambiente. Quello che deve interessare non è la tecnica, quella i bambini la imparano velocemente essendo nativi digitali. È importante invece capire per l’insegnante quale sia la finalità educativa del mezzo tecnologico. Prendiamo la forchetta. Perché è meglio utilizzarla rispetto alle mani? Per igiene? Per eleganza? Per lo sviluppo dell’uomo nella sua armonia? Una volta fatta la selezione la tecnologia diventa uno strumento utile ma il problema non è quello”.
L’uomo, secondo la Montessori, grazie alla curiosità, alla ricerca continua, ha creato una super natura che si evolve velocemente ma l’animo umano è rimasto indietro. Se l’uomo non analizza le proprie problematiche, trasferirà il fardello al bambino che non sarà in grado a sua volta di utilizzare il patrimonio della super natura creata dell’uomo. Solo costruendo delle solide fondamenta di vita fatte non solo di conoscenze, sarà possibile affrontare il futuro.
La tecnologia nel percorso montessoriano
Utilizzare una delle tante app disponibili per realizzare uno stop motion, è uno dei progetti che la maestra Venturi ha portato avanti in un ottica di coesione sociale. La tecnologia è solo la punta dell’iceberg. Dietro c’è la creazione di un testo il che significa costruire una storia divisa in quattro parti. La prima, il “c’era una volta…” dove tutto va bene, poi l’incidente di percorso, la risoluzione del problema ed un nuovo inizio diverso da quello di prima. E’ la metafora della vita e insegna che non bisogna avere paura della scuola, che l’errore è importante. Si sviluppa la scrittura, i bambini lavorano in gruppo, è l’educazione cosmica teorizzata dalla Montessori, quelle attività che educano alla vita. La metaverse app è stato uno strumento utile per comunicare a distanza il lavoro svolto in classe.
“Abbiamo iniziato svolgendo i quadri di civiltà. I bambini hanno raccontato la civiltà scelta e poi hanno selezionato un elemento che la rappresentasse. Attraverso la realizzazione di un QRCode i ragazzi hanno potuto creare un avatar e realizzare un quiz per raccontare l’oggetto studiato”. Allo stesso modo lo Scratch coding ha permesso ai ragazzi d’imparare la programmazione nello spazio attraverso delle sequenze e con il Lego WeDo si è trasportato l’attività prettamente digitale in una manuale.
La pandemia un’opportunità per il Montessori digitale
Per la maestra Venturi la pandemia è stata un’opportunità per utilizzare le tecnologie in chiave montessoriana. “La sfida più importante durante la pandemia è stata quello di creare una comunità educante. Mentre a scuola ero io a dover creare l’ambiente preparato, lavorando a distanza era la famiglia che doveva occuparsi di creare un’ambiente adatto, fatto di dialogo, emozioni, calore”. Uno dei progetti che le stanno più a cuore, è il focolare domestico. E’ stato chiesto di organizzare video interviste con i nonni tramite Skype per costruire un albero genealogico su un cartellone e raccontare gli oggetti cari dei propri parenti.
“In un momento di difficoltà l’obiettivo era quello di ricreare una sorta di focolare domestico dove ritrovarsi anche attraverso le tecnologie. Un’esperienza virtuale che passava ad un lavoro reale. Non era importante il tipo di apprendimento, il sapere è tutto collegato, era importante mantenere alta la motivazione”. Dopo 152 anni dalla nascita di Maria Montessori, il suo pensiero è sempre attuale: “La Montessori ha fornito gli strumenti per sviluppare il pensiero divergenze, ha insegnato a far pace con la propria parte umana affermando che l’errore è un valore aggiunto. E’ attuale perché ha sviscerato l’animo umano”. In una lettera che Freud indirizzò a Maria Montessori scrisse: “se tutti avessero frequentato le scuole montessoriane non avrei nemmeno un cliente”.