In Italia sono da colmare i gap su tecnologia ed educazione finanziaria
In un periodo dominato dalle polemiche sui POS, è dalle startup che arriva un’alternativa per ragionare di economia quotidiana per capire quali saranno i servizi che faranno sempre di più la differenza in futuro. Oggi, venerdì 16 dicembre, si tenuto a Roma presso la sede del CNEL un incontro organizzato dalla startup EasyPol e l’Osservatorio Imprese e Consumatori, con il patrocinio dell’Associazione Prestatori Servizi di Pagamento. L’appuntamento aveva per oggetto l’Open Banking come strumento di supporto per startup e piccole e medie imprese. Tra i relatori sono intervenuti il CEO e co-fondatore di EasyPol Matteo Preziotti, il Presidente Operativo di OIC Raffaella Grisafi, il Presidente di APSP prof. Maurizio Pimpinella e il Presidente di S.H.A.R.E. Giuseppe Gulino.
«Quando parliamo di fintech – ha commentato Preziosi di EasyPol – tocchiamo due grandi temi, soprattutto qui in Italia: la tecnologia e la finanza. I dati ci dicono che noi italiani abbiamo un grande gap in entrambi rispetto all’Europa, sia in termini di educazione finanziaria che in tema di digitalizzazione, ed è proprio qui che dobbiamo intervenire. Dobbiamo ridurre questo gap, attraverso la semplificazione di concetti finanziari e la semplificazione dell’utilizzo delle tecnologie, offrendo all’utente un’esperienza intuitiva, facile e veloce». L’incontro odierno a Roma è partito da alcuni dati pubblicati da Experian.
Il 39% delle aziende a livello internazionale abbia già deciso di investire nell’Open Banking e il 47% è in procinto di farlo in un arco di tempo che va dai 12 mesi ai prossimi cinque anni. Di tutte le imprese intervistate, il 52% sta notando uno sviluppo significativo nei rispettivi progetti di Open Banking che, principalmente, riguardano servizi di pagamento (66%) e personal finance management (61%).