Parità tra donne e uomini rispetto ai loro diritti, trattamento, responsabilità, opportunità e risultati economici e sociali. Così viene definita brevemente l’uguaglianza di genere. Ma la parte più difficile è l’implementazione effettiva all’interno della società di un principio enunciato ma che si scontra ancora con tutta una serie di problemi di natura sociale e culturale che spesso rendono questa uguaglianza più formale che sostanziale.
Gender Equality Plan (Gep): la spinta dell’Unione Europea
Per velocizzare un processo che rischia di essere molto lento, l’Unione Europea ha messo in campo una strategia volta «a compiere progressi significativi entro il 2025 verso un’Europa garante della parità di genere. La meta è un’Unione in cui le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi, in tutta la loro diversità, siano liberi di perseguire le loro scelte di vita, abbiano pari opportunità di realizzarsi e possano, in ugual misura, partecipare e guidare la nostra società europea». E come spesso accade, per “convincere” anche i soggetti meno propensi, l’Unione Europa fa leva sull’aspetto economico: il Gep, infatti, è ormai un requisito imprescindibile per le istituzioni che vogliano accedere a finanziamenti nell’ambito dei bandi Horizon Europe e a risorse riferite ad alcuni ambiti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Le Università come volano per l’uguaglianza di genere
Tra queste istituzioni ci sono le università , che già in molti casi avevano iniziato percorsi per l’uguaglianza di genere, ma che, grazie alla spinta di Bruxelles, hanno accelerato i tempi. Molti gli esempi virtuosi: l’Università di Trento dal 2014 ha introdotto un piano di azioni positive: «Il cammino compiuto finora rappresenta uno stimolo all’adozione del Gep», ha commentato Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento. Il Direttore Generale dell’Università di Pisa, Rosario Di Bartolo, ha invece voluto sottolineare come il Gep «non è un atto, ma un processo, che si articola ciclicamente. Si parte da una fase di raccolta di dati quantitativi, normativi, e pratiche all’interno dell’istituzione, procedendo attraverso la pianificazione, durante la quale si stabiliscono obiettivi e target e una tempistica delle misure da realizzare, nonché le risorse necessarie per farlo. Si giunge quindi all’implementazione, che richiede anche un’attività di sensibilizzazione e formazione per costruire consenso e condivisione intorno al progetto di cambiamento strutturale all’interno della comunità universitaria. Infine, le fasi di monitoraggio e valutazione sullo stato di avanzamento del piano sono essenziali per consentire correzioni e integrazioni delle linee di intervento, nel quadro della strategia di Ateneo per l’eguaglianza di genere».
Università di Pavia, azioni concrete per rafforzare la parità di genere
Fiore all’occhiello degli atenei italiani è l’Università di Pavia, che non solo ha adottato il Piano di Uguaglianza di Genere con «l’obiettivo strategico di rafforzare la parità di genere attraverso un insieme di azioni concrete e coerenti», ma da diversi anni porta avanti servizi dedicati a tutti gli aspetti della vita universitaria, agli studenti con disabilità e DSA. «La nostra università è sempre stata attiva su queste tematiche, sia nella parte amministrativa che formativa», spiega la professoressa Carolina Castagnetti, Presidente del Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Pavia a Startupitalia: «Alcuni degli obiettivi del piano sono anche anche obiettivi del comitato unico di garanzia e sono già stati portati avanti negli anni scorsi, con attività concrete e attraverso i piani triennali».
Lotta alle discriminazioni per raggiungere la parità nelle opportunità
«L’adozione del Gender Equality Plan comporta un insieme di azioni concrete e coerenti – sottolinea la professoressa Castagnetti – . L’importante alla fine del triennio è aver fatto le azioni che ci si era proposti, che quello che era stato dichiarato sia stato fatto. Successivamente viene fatto anche un bilancio a “scorrimento”, per capire cosa va tolto dal piano perché è stato fatto, o perché non si può fare e va sostituito con altri azioni che reputiamo importanti. In questo l’Europa ci ha legato le mani in senso positivo, non tutti gli atenei erano allo stesso punto e la regolamentazione Ue ha sicuramente dato un incentivo» ad attivarsi. In definitiva, con l’adozione del GEP l’Ateneo «ritiene di muovere un passo qualificante verso una serie di importanti obiettivi, che vanno dal rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia di lotta alle discriminazioni e raggiungimento della parità di genere, alla creazione di un migliore ambiente di lavoro, con un senso di comunità e inclusione più sentiti e diffusi e la possibilità per tutti e ciascuno di sviluppare al massimo le proprie ambizioni e capacità nel rispetto delle peculiarità e della parità di opportunità tra uomini e donne».