Da Barcellona un’avventura tenerissima e anche un po’ filosofica
Vi è mai capitato di lasciare un sacco di patate in un armadio, al buio, per ritrovarlo poi avvolto da getti e radici? In quel momento si intuisce come i vegetali, benché apparentemente immobili e inanimati, siano in realtà esseri viventi incredibilmente dinamici. Ecco, più o meno la medesima sensazione provata giocando al coloratissimo Minabo A walk through life, simulatore di vita che ci permetterà di veder germinare e germogliare – ma anche appassire e sfiorire – storie, rapporti, amicizie, amori e perfino intere esistenze.
Minabo A walk through life, una camminata istruttiva
Sviluppato da SelectaVisión, Minabo A walk through life è, come si diceva prima, un simulatore di vite. Vite di rape, ma di fatto vite umane. Si inizia il gioco con una piccola rapa che si fa strada per uscire dal terreno e gattona tra le gambe dei genitori, camminando perennemente verso destra. Per gli sviluppatori catalani, difatti, il tempo non è ciclico, ma lineare e hanno scelto di rappresentarlo come una camminata – o una corsa – da sinistra a destra.
Camminare o correre, premendo B su Nintendo Switch, renderà la vita più dinamica, ma influenzerà parecchio la personalità della nostra piccola rapa. Voi preferite correre verso il traguardo o gustarvi con calma il momento?
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I primi anni saranno cruciali per forgiare il carattere, col proprio alter ego che potrebbe diventare un animale sociale o un vegetale timido e introverso. Le nostre scelte, fatte essenzialmente sulla base di tre opzioni che appaiono ogni volta che, camminando, si affianca un’altra rapa, determineranno la relazione con quest’ultima e in alcuni casi persino il suo futuro: ignorando totalmente un genitore, per esempio, potrebbe morire anzitempo.
Dubbi esistenziali germinati da Minabo A walk through life
Più volte, giocando a Minabo A walk through life ci si interroga sul peso delle proprie azioni, quelle compiute nella vita reale: sappiamo bene che fatti e parole hanno conseguenze specifiche, spesso carsiche, talvolta a lunga maturazione, mentre il gioco ce le sputa immediatamente e prepotentemente in faccia, investendoci in pieno di responsabilità e sensi di colpa.
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La nostra piccola rapa dal canto suo sarà una vera e propria tavolozza bianca che potremo riempire a piacimento: potrà circondarsi di amici e diventare l’idolo delle folle o darsi alla poligamia, giusto per fare alcuni esempi. Purtroppo, l’opera spagnola riesce a essere convincente solo nelle indicazioni di massima: insomma, è facile dirigere la rapa verso la socialità o la asocialità, mentre è decisamente più complesso manovrare le sorti dei singoli rapporti. Ma forse è così anche nella vita.
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Dal momento che i genitori ci danno feedback tendenzialmente positivi offrono un rapporto di fatto bidimensionale, tutti gli altri saranno invece più frutto del caso. Basta quindi una risposta sbagliata, un atteggiamento reputato sconveniente, e il nostro interlocutore si formerà un’idea che sarà poi molto difficile fargli cambiare. È un po’ come se ogni volta che dialoghiamo col prossimo dessimo un colpo a una palla da biliardo che va a colpirne altre: si mettono in moto cose difficili da controllare.
Ma, appunto, potrebbe essere che questo aspetto, che ci ha convinti meno perché ci ha fatto sentire più in balia del caos che non padroni del proprio destino, sia aderente alla vita reale, almeno per come la figurano negli studi catalani. Resta il fatto che per questo motivo ogni partita a Minabo A walk through life sarà sempre differente, visto che ogni variabile influenza pesantemente il prosieguo. Arricchito da una veste grafica simpaticissima, nipponica fino al midollo, questo videogame iberico è solo all’apparenza infantile e leggero: in realtà spinge alla riflessione e a porsi interrogativi filosofici. E magari a essere persone migliori, specie verso il prossimo. Basta fare le teste di rapa!