Più che portarvi a Mordor, l’ultima fatica di Daedalic Entertainment vi farà vedere l’inferno
Quella di The Lord of the Rings: Gollum è una triste storia, esattamente come la storia che ha portato un ingenuo Sturoi di nome Smeagol sulla strada dell’Unico Anello. Il videogioco, infatti, aveva tutte le caratteristiche per sfondare e riportare in auge l’IP tolkeniana anche tra i gamer. Non a caso noi ne abbiamo seguito il lungo e travagliato sviluppo, con un articolo del marzo del 2019 che raccoglieva le primissime informazioni e qui con un’anteprima dell’anno successivo più dettagliata. Il gioco sarebbe dovuto uscire in concomitanza con la serie Gli Anelli del Potere di Amazon Prime, ma era stato posticipato: una notizia che da un lato aveva confermato i nostri dubbi sulla qualità del prodotto, mentre dall’altro ci aveva parzialmente rincuorato dandoci la speranza che l’editore volesse mettere al primo posto l’esperienza dell’utente, anche a costo di rinviare l’uscita e investire più soldi. Sfortuna ha voluto che le cose non siano andate proprio così e che infine il titolo sia uscito di fatto in contemporanea con quel capolavoro di The Legend of Zelda Tears of the Kingdom, finendone nel cono d’ombra.
La recensione di The Lord of the Rings: Gollum
Non è necessariamente un male che The Lord of the Rings: Gollum sia stato relegato nell’ombra. Quella stessa ombra in cui striscia e ordisce trame il personaggio che gli sviluppatori di Daedalic Entertainment GmbH hanno deciso di mettere al centro, compiendo forse l’unica azione sensata dell’intera produzione: focalizzarsi su una delle creature più affascinanti e sfaccettate dell’intera Terra di Mezzo. Per il resto, però, inutile girarci attorno, The Lord of the Rings: Gollum è una vera delusione. È stato davvero impegnativo doverlo giocare proprio negli stessi giorni in cui avremmo solo voluto andare avanti con Zelda e il continuo raffronto col titolo Nintendo ci ha peraltro ribadito tutte le mancanze di questa produzione franco-tedesca (l’editore infatti è la francese Nacon), evidenziando maggiormente pecche e magagne.
Sulla carta, The Lord of the Rings: Gollum sarebbe dovuta essere un’avventura stealth in cui era persino possibile indirizzare la crescita dello Sturoi, facendo prevalere la sua parte buona o quella sotto l’influsso dell’Anello. Nei fatti è un platform pigro e svogliato, con tante sequenze rocambolesce à la Prince of Persia o à la Uncharted (qui la nostra recensione di Uncharted: Raccolta L’Eredità dei Ladri) nelle quali occorre arrampicarsi lungo cornicioni o saltare sopra baratri pronti a inghiottirci per sempre. Il problema, però, è che la trasposizione videoludica di Gollum è lenta, instabile, complessa da manovrare. Allo stesso modo gli ambienti sono bui, non si intuisce perché ci si possa aggrappare su alcune sporgenze mentre altre, realizzate riciclando i medesimi asset grafici, siano invece solo scenario.
Il level design è inutilmente arzigogolato, ma resta comunque piatto e scialbo. Non si contano le volte in cui si muore perché il personaggio non ha reagito col dovuto tempismo, quelle in cui si muore perché una compenetrazione poligonale sbagliata ha mandato all’aria l’intera esecuzione di una acrobazia o in cui semplicemente non si capisce dove andare, perché la mappa è illeggibile e il pertugio nascosto da ambienti eccessivamente bui e con troppi ricicli. Un vero inferno. Fasi stealth e platform hanno bisogno di controlli immediati, di personaggi scattanti e soprattutto di mappe leggibili. The Lord of the Rings: Gollum è esattamente l’opposto.
Aggiungete pure che il gioco crasha spesso e si intuisce come, nonostante i rinvii, abbia comunque debuttato incompleto, senza una dovuta fase di testing alle spalle. Inutile soffermarsi sull’aspetto grafico: già in sede di anteprima il prodotto realizzato in Germania ci era parso grezzo e acerbo. Confermiamo queste prime impressioni. Spiace anche la confusione a livello stilistico: qui e là la sinossi (a suo modo intrigante, visto che si posiziona tra Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli) viene raccontata attraverso tavole statiche, come un fumetto, comunque piacevoli perché aderenti agli schizzi di Tolkien; di tanto in tanto però ci sono cinematiche in-game inscenate da personaggi inespressivi e malamente animati. Insomma, non ci siamo proprio. E purtroppo i difetti sono tanti e tali che nemmeno una patch riuscirà a sanarli.