Un roguelite che fatica a ingranare sull’ibrida di Nintendo
Fortnite è stato uno di quei pochi fenomeni gaming in grado di uscire dalla corposa massa di appassionati per farsi conoscere anche da chi non gioca da anni ai videogiochi. Merito senz’altro di Epic Games e dell’incredibile successo di streamer che hanno fatto da volano a questo titolo battle royale. I fuoriclasse, giocoforza, generano anche seguaci, a volte copie carta carbone, che tentano di ritargliarsi una voce in capitolo senza illusioni e vanagloria. Die After Sunset, sviluppato da PlayStark, è disponibile su tutte le console e PC con una proposta che non ci ha particolarmente convinto.
Die After Sunset, nella versione Switch che abbiamo testato, ci è da subito sembrato particolarmente legnoso, con rallentamenti negli spostamenti e una modalità di mira con lo stick destro che ci è sembrata molto poco in linea con lo stile di combattimento da battle royale, dinamico e spumeggiante. Prima di aprire il fuoco sono davvero troppe le manovre prima di capire se si andrà o meno a segno.
La storia di Die After Sunset non è memorabile, ma non è certamente quella su cui ci si concentra per un titolo del genere. Il mondo è stato invaso da mostricciatoli, i Murkor. All’interno di mappe di gioco vaste e senz’altro colorate il compito del nostro avatar sarà ovviamente quello di fare piazza pulita e raccogliere risorse per potenziarsi.
Gli sprite dei personaggi (tre quelli giocabili) raggiungono la sufficienza, così come i mostriciattoli, colorati e gommosi. Le ambientazioni, evidente richiamo alle arene di Fortnite, non sfigurano e trasmettono senz’altro l’impegno degli sviluppatori nel cucire attorno alle battaglie un contesto graficamente piacevole. Nel complesso però gli scontri non ci hanno convinto perché non raggiungono mai quella fluidità che ci si aspetterebbe da un arcade simile.