La startup catalana Noname Studios riesce ad affascinare con un videogioco senza fondali e dagli eroi appena tratteggiati
Ci sono titoli, soprattutto tra le produzioni delle software house indipendenti, che riescono a trasformare i limiti legati all’assenza di budget in un valore. Anche senza ricorrere alla classica e inflazionata grafica dot. Worldless è sicuramente uno di questi.
Worldless, i mondi non servono
Personalmente, mi ha subito ricordato gli scarabocchi che un mio caro amico ha fatto ininterrottamente su tutti i suoi libri di testo delle medie prima e delle superiori poi. Almeno fino a quando l’ho frequentato (a un certo punto è stato infatti bocciato, chissà perché…).
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A ogni modo il mio amico glossava i bordi con omini dallo stile essenziale, in pose plastiche però perfette e riusciva, con pochi tratti di penna (talvolta dando colore con gli evidenziatori) a inscenare le grandi battaglie di Goku e Vegeta di Dragon Ball.
Ecco, lo stile minimalista di Worldless si aggira attorno a ciò che ciascuno di noi potrebbe produrre prendendo carta e penna. Gli sfondi di fatto nemmeno esistono e gli omini sono un insieme di linee per gli arti e un tondo per la capoccia.
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Basta però vederli animarsi per accorgersi dell’ascendente che il curioso metroidvania di Noname Studios – minuscola realtà spagnola al suo debutto nel mondo dei videogame – può esercitare sull’utente.
Anche dal punto di vista ludico, non solo per il coraggio dimostrato sul fronte artistico. Abbiamo infatti apprezzato il peculiare combat system introdotto nel gioco. Gli sviluppatori lo presentano come “combattimento a turni”, ma detta così sembra di essere alle prese col classico sistema tratto dai giochi di ruolo. Anche se è vero che ci si può alternare col rivale, bisogna sottolineare che nel lasso di tempo concessoci saremo liberi di attaccare quante volte vorremo, scegliendo tra attacchi fisici e magici. Il nemico potrà provare a pararli alternando l’uso di uno scudo fisico e di una barriera magica e, se riusciremo a spezzargli le difese prima che soccomba, potremo assorbirlo, guadagnando punti esperienza utili a potenziare il nostro eroe.
Naturalmente quando toccherà all’avversario saremo noi a doverci difendere, mantenendo il ritmo e cogliendo i segnali visivi che preannunciano l’arrivo di un attacco magico o di uno fisico per alzare le barriere dovute. Per il resto l’esplorazione dei livelli è invece piuttosto classica e anche meno variegata come esperienza. Ma è indubbio che Worldless sappia distinguersi dalla massa.