Un’altra Big Tech che annuncia piani di riorganizzazione. Ma questa volta il problema riguarda device che metterebbero a rischio la salute
Dall’inizio dell’anno ogni settimana è stata caratterizzata da uno o più annunci di licenziamenti di massa. Philips, la multinazionale olandese dell’elettronica, ne ha annunciati 6mila che saranno spalmati così: metà nel 2023 e l’altra metà nel 2025. Si tratta dell’8% della forza lavoro della società con sede ad Amsterdam. La notizia, come anticipato, non sorprende date le pesanti riorganizzazioni aziendali che interessano le Big Tech: Google ha annunciato i licenziamenti di 12mila dipendenti, Microsoft di 11mila, Spotify di 600. Ciascuna di queste realtà ha le proprie motivazioni rispetto a queste scelte drastiche. Che cosa ha spinto Philips su questa strada, con numeri che sono addirittura peggiori di quelli previsti?
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Come ha spiegato il Ceo di Philips Roy Jakobs, l’obiettivo prioritario dell’azienda è ora quello di ripristinare la redditività dopo un pesante colpo subìto sul mercato. Di recente infatti milioni di ventilatori Philips utilizzati per il trattamento dell’apnea durante il sonno sono stati richiamati per via di un potenziale rischio: la schiuma utilizzata dalle macchine rischia di essere tossica per i pazienti. Questo errore è costato un crollo del valore di mercato della multinazionale. «Abbiamo lavorato molto duramente per rifocalizzarci sulla tecnologia sanitaria e ora abbiamo costruito un portafoglio molto forte», resta la posizione del Ceo Jackobs.
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Il respiratore richiamato da Philips è il modello CPAP: si tratta di un dispositivo medico domestico. A seguito della pandemia e con la diffusione della telemedicina, le aziende stanno puntando su questo fronte con apparecchiature tecnologiche in grado di garantire cure senza il bisogno di recarsi in un ospedale. Tutto ciò comporta esigenze di trasparenza e comunicazione, elemento quest’ultimo che preoccupa di più i pazienti.