Secondo l’economista, la decisione di garantire i conti correnti al di sopra del limite dei 250mila dollari è «un atto di responsabilità da parte della Casa Bianca dopo la crisi del 2008, ma rischia di influenzare l’avversione al rischio delle altre banche»
L’Italia e i Paesi membri dell’Unione Europea non sarebbero minacciati da un rischio diretto di contagio dopo le chiusure della Silicon Valley Bank di Santa Clara e della Signature Bank di New York, decise dalle autorità statunitensi rispettivamente venerdì 10 e domenica 12 marzo. Secondo Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, e Antonio Patuelli, presidente dell’Abi – l’associazione bancaria italiana -, un importante elemento di rassicurazione riguarda gli accordi di Basilea sui requisiti patrimoniali e prudenziali delle banche, che gli istituti europei, sostengono, avrebbero seguito con rigore.
«Il pericolo di contagio per i Paesi dell’Unione Europea dovrebbe essere scongiurato, soprattutto per due motivi», conferma Azzurra Rinaldi, economista e direttrice della School of Gender Economics dell’Unitelma Sapienza di Roma. «Da un lato, proprio il rispetto degli standard di Basilea, che aiutano le banche a contenere i rischi. In più, il peso della Silicon Valley Bank in Europa era trascurabile». Anche negli Stati Uniti, afferma la docente, l’effetto valanga dovrebbe essere limitato, grazie all’intervento del governo.
Azzurra Rinaldi, economista e direttore School of Gender Economics, Unitelma Sapienza
Piuttosto, sostiene Rinaldi, «a preoccupare è la presenza di un ulteriore fattore di instabilità economica a livello internazionale, causata da questo crollo. Non è una situazione grave e diffusa come quella del 2008-2009, ma l’episodio si è verificato in un contesto già segnato dal complesso periodo post pandemico, a causa dell’inflazione e dell’invasione russa dell’Ucraina». Da un fattore di crisi all’altro: «un ennesimo terremoto, che dai mercati finanziari va a trasferirsi sui mercati reali».
Con quali effetti?
In questo momento, il rischio principale è legato alla liquidità e alla fragilità dei mercati. Una potenziale ricaduta positiva negli Stati Uniti è la possibilità che quanto accaduto porti il governo americano ad attuare una stretta regolatoria necessaria sui mercati.
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Dove dovrebbero intervenire le autorità statunitensi?
Vengono commessi ciclicamente gli stessi errori. La mancanza di un contesto normativo definito ha riguardato prima le dot-com alla fine degli anni ’90, poi il settore dei mutui e ora campi come quello legato alle criptovalute. Nel complesso, si tratta spesso di ambiti poco agganciati all’economia reale, più esposti e vulnerabili.
Diverse banche minori americane, tra cui la Svb, si sono opposte a una maggiore regolamentazione, che avrebbe impedito loro di competere con i grandi istituti.
È un comportamento comprensibile. Un intervento statale più incisivo può comportare una perdita di competitività. Nel breve termine, una presenza meno pressante delle autorità può favorire un aumento dei profitti alle realtà interessate. C’è quindi uno scarto con la visione del regolatore, che deve essere invece strategica e improntata al medio periodo. Si va a creare un confronto fra le esigenze, comunque legittime, delle aziende e il benessere o, in casi come questi, il danno collettivi.
In Europa sembra esserci una maggiore severità da parte delle autorità di vigilanza.
Negli Stati membri dell’Unione Europea, il rispetto e l’applicazione degli standard di Basilea è un aspetto rilevante, perché favorisce la stabilità finanziaria e, quando necessario, garantisce la tempestività degli interventi di politica monetaria. E pensare che, quando sono stati introdotti, questi meccanismi erano stati considerati spesso ridondanti ed eccessivi.
“La decisione di assicurare i conti correnti oltre i 250mila dollari è necessaria ma crea un precedente che potrebbe influenzare l’avversione al rischio delle altre banche”
Intanto, Joe Biden ha dichiarato che assicurerà i conti correnti superiori a 250mila dollari. È la scelta giusta?
Gli annunci del governo americano hanno cercato di rasserenare l’opinione pubblica e, dopo la crisi del 2008, è un buon modo, da parte degli Stati Uniti di assumersi la responsabilità di quanto accaduto e tutelare sia la propria economia, sia quella degli altri Paesi.
Questa garanzia di assistenza statale potrebbe creare un precedente e favorire il verificarsi di episodi simili in futuro?
La possibilità c’è, soprattutto negli Stati Uniti, dove il mercato azionario e finanziario sono molto dinamici e si assumono rischi superiori rispetto a quanto non succeda in Europa. È stato creato un precedente importante: si è utilizzato il fondo della Federal Deposit Insurance Corporation, pagato esclusivamente dalle banche americane, per garantire tutti i depositi. Una scelta simile potrebbe influenzare in futuro l’avversione al rischio degli altri istituti bancari. Sarà interessante osservare come e in che misura questo potrebbe accadere. Era comunque una decisione necessaria, da parte dell’amministrazione Biden, per arginare le conseguenze dei fallimenti.
Un altro intervento previsto dagli analisti a seguito del caso Svb è l’allentamento delle politiche restrittive da parte delle banche centrali.
Anche in questo caso, le scelte delle banche centrali dovrebbero essere tarate sul medio termine e restare focalizzate sull’obiettivo di combattere l’inflazione per cui sono state adottate, senza farsi influenzare da un singolo evento. Il fatto che l’aumento dei tassi di interesse abbia inciso sul fallimento della Svb potrebbe spingere la Federal Reserve a interrogarsi sulla sostenibilità di una politica così aggressiva e attuata molto a lungo. Ma non è un cambio di direzione possibile nell’immediato.
Un founder anonimo ha pubblicato un articolo su Sifted, chiedendo al governo britannico di non intervenire per salvare Svb Uk
Un founder britannico ha scritto che il salvataggio di Svb Uk avrebbe minato la credibilità del settore. Chi ha sbagliato impari la lezione?
In un altro momento e in un’altra congiuntura economica, un’opzione simile sarebbe stata plausibile e condivisibile. Ma non ora. C’erano già troppi elementi di complessità per lasciare che la situazione evolvesse senza un intervento risoluto da parte delle autorità. In finanza, si usa dire che l’incertezza sia la variabile killer.
L’espressione parla chiaro.
In condizioni simili diventa complicato saper prendere delle decisioni in maniera razionale. Nella situazione specifica, evitare il salvataggio avrebbe significato aggiungere un ulteriore elemento di incertezza al contesto. Piuttosto, sarebbe stato necessario monitorare in precedenza con più attenzione una situazione la cui deriva era prevedibile.
L’anonimo autore parla dell’ipocrisia dei venture capital che, mentre rivolgevano appelli per l’intervento governativo, scrivevano nei gruppi Whatsapp di trasferire i fondi. È la finanza dei social?
Come per altri ambiti, l’utilizzo delle piattaforme sta cambiando il modo di lavorare e interfacciarsi anche nel settore della finanza, con diversi aspetti positivi. Uno di questi è il minore isolamento nelle decisioni economico-finanziarie e questo è un fattore importante, in grado di aiutare i diretti interessati. Dal lato opposto, però, rischia a volte di creare panico ingiustificato, nato dalla diffusione di un semplice messaggio.
Questa volta, però, il timore era fondato.
In economia, le profezie si autoavverano: ricevere la notizia che tutti stanno vendendo, anche se non è ancora avvenuta una vendita di massa, porta quell’evento a verificarsi davvero.