L’intelligenza artificiale non è la soluzione a tutti i problemi del mondo del lavoro, ma può rappresentare una strada per raccogliere al meglio le opportunità e mitigare i rischi
“Intelligenza Artificiale molto business per poche persone?” Ho parafrasato un paragrafo di un articolo di Enrico Zanieri su Econopoly dove l’autore tratta in modo interessante come le Politiche (siano esse politiche del lavoro, scelte politiche degli amministratori, le politiche contrattualistiche etc etc) dovrebbero affrontare il tema del rapporto tra AI e occupazione.
Qualche numero
Vorrei provare ad approcciare il tema in modo “laico”, perchè mi sembra evidente e i numeri sono oggettivi. Da una parte abbiamo un rescondo di ISTAT di novembre 22 dove indica che il tasso di disoccupazione giovanile che supera il 30%, all’altra un settore dove i giovani sono i protagonisti (sia come founder sia come forza lavoro) ovvero quello delle startup ha sfiorato 1 miliardo di Euro di investimenti nel 2022 ( qui l’articolo)
Se alle due considerazioni precedenti si aggiunge la variabile rappresentata dall’ Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano ovvero che sempre nel 2022 sono stati investiti in Italia oltre 500 milioni di euro sulla AI credo che potrebbero sembrare evidenti due elementi in ottica di occupazione giovanile:
- Il rischio concreto che la risposta alla domanda di questo paragrafo sia SI, l’intelligenza artificiale porta molto business per poche persone
- Chi vuole entrare in questo business (anche solo come forza lavoro) dovrà avere delle altissime competenze tecniche.
Cercando sempre su Google, troverete anche numerosi articoli di importanti giornali italiani (La Stampa, Il Sole 24 Ore, ecc.) che citano fonti preoccupanti: da una parte si prevede il taglio di quasi 2,5 milioni di posti di lavoro solo in Italia entro il 2030, dall’altra sondaggi riportano che oltre il 60% degli italiani teme che l’AI possa sostituire i lavoratori umani in molti settori.
Intelligenza artificiale e mercato del lavoro
Quindi il binomio AI e Innovazione avrà un impatto negativo sull’occupazione? Se continuassimo a cercare su Google scopriremmo altri articoli e fonti abbastanza controverse tra loro: da una parte cifre e preveisioni su quanti italiani potrebbero perdere il posto di lavoro entro il 2030, dall’altra ad esempio troveremmo l’indagine IPSOS dove il Sentiment degli intervistati ( a livello internazionale e nazionale) è abbastanza contradditorio e incerto, variando dai “timori per il mondo del lavoro” alle “aspettative per il miglioramento dei prodotti e dei servizi”.
Naturalmente non sono un esperto come Massimo Chiariatti, Nicola Intini, Corrado La Forgia, Paola Liberace che già lo scorso anno hanno pubblicato un Manifesto di 7 punti sull’Intelligenza Artificiale di cui mi piace citare un passaggio “...Se infatti lasciamo fare alle macchine quello per cui sono adatte, daremo alle persone la possibilità di essere sempre meno “Manodopera” e sempre più “Testadopera”, ossia trarre vantaggio dall’uso della migliore nostra risorsa: la testa.”
Tuttavia né i sondaggi IPSOS, nè gli articoli dei giornali, e nemmeno il manifesto sull’intelligenza artificiale sono in grado di indicare una soluzione per coloro che perderanno il lavoro in quanto le loro attività verranno svolte dall’intelligenza artificiale (e che magari non avranno ancora competenze adeguate per re-inventarsi).
Quando parliamo di lavoro, dobbiamo ricordarci che parliamo di persone, e se da una parte è facile immaginare che figure come Sviluppatori Web, DIgital Project Manager, Data Scientist e similari è probabile che avranno un ruolo centrale nel mondo del lavoro anche grazie all’impatto della AI; dall’altra è possibile che figure impegnate nei trasporti, nella logistica, o più in generale coloro che sono considerate figure di “manodopera” potrebbero rimanere disoccupate. Fortunatamente, in Italia ci sono realtà che cercano di sfruttare le opportunità dell’Intelligenza Artificiale per valorizzare il mercato del lavoro. Realtà che sono in grado di aiutare le imprese a trovare le figure IT adatte alle proprie esigenze per valorizzare le potenzialità della AI e utilizzare la stessa AI per aiutare la “manodopera” e le realtà imprenditoriali che ancora per molti anni non potranno prescindere da queste figure.
Ad esempio, la startup pugliese WH, grazie al supporto di Puglia Sviluppo SPA, ha realizzato una piattaforma di HR Tech (chiamata Whp.ai) che presenta alcuni elementi distintivi: algoritmi di intelligenza artificiale addestrati sulle competenze ESCO (European Skills, Competence, Qualifications ad Occupation), efficientamento dei processi di assunzione, intelligenza artificiale predittiva in grado di individuare le competenze potenziali correlate e implicate in ogni curriculum con il fine di trovare la persona idonea per le posizioni aperte delle aziende oppure per attuare programmi di up e re skilling. Questi sono solo alcuni dei vantaggi che l’intelligenza artificiale può portare nel mondo del lavoro. Il tutto con la consulenza scientifica per la parte di business intelligence da parte del Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management del Politecnico di Bari , con il supporto del Google Cloud for Startups Success Team e con la consulenza strategica di Nextamina.
Ma come risponde tutto questo alle esigenze delle persone? Ecco alcune risposte:
- Velocità e ottimizzazione: le aziende tecnologiche o le startup che devono selezionare nuove figure possono contare su una prima scrematura oggettiva, veloce e puntuale garantita dagli algoritmi di Whp.ai.
- Consulenza e valorizzazione: le risorse possono ricevere suggerimenti puntuali su come migliorare le proprie skills in base a ciò che il mercato del lavoro richiede.
- Riduzione del rischio: l’intelligenza artificiale può aiutare a individuare i candidati migliori anche per quelle realtà imprenditoriali che rischiano di perdere il lavoro a causa dell’avvento dell’intelligenza artificiale e della tecnologia in generale. L’esempio è il progetto che WH sta portando avanti con una primaria associazione di categoria per il settore Metalmeccanico e Edile.
- Valorizzazione dell’Open Innovation: prima di aprire una posizione all’esterno, Whp.ai da alle aziende la possibilità di cercare tra i database del network di partner e fornitori, inclusi quelli delle realtà che offrono servizi lavoro (ad es. Agenzie per il Lavoro, società di Recruiting) offrendo così un’occasione per ottimizzare e svecchiare il mondo dell’HR (tecnologico e non).
- Strumenti a disposizione della PA: l’implementazione di questo tipo di intelligenza artificiale nelle agenzie per il lavoro potrebbe valorizzare i temi ICT e più in generale le competenze digitali, e addestrare continuamente la AI per qualsiasi tipo di lavoro, sia esso di manodopera, servizi, trasporti, ecc.
Tuttavia, l’intelligenza artificiale non è la soluzione a tutti i problemi del mondo del lavoro, ma può rappresentare una strada per raccogliere al meglio le opportunità e mitigare i rischi.