Si tratta di un gruppo di criminali informatici che aveva già messo a segno un altro colpo contro Vodafone
Con un tweet di poche ore fa Sofia Scozzari, Ceo di HackManac, società specializzata in cybersecurity, ha riferito che in un canale Telegram sarebbero in vendita dati appartenenti al Ministero della Salute. Gli screenshot mostrano l’entità delle informazioni sensibili – 37 giga – che riguardano oltre 3 milioni di persone. Le informazioni, come spiega Scozzari nel post, vengono vendute su richiesta nel canale KevinSecurity che conta oltre 7mila membri. Grazie a uno scambio di messaggi tra HackManac e un utente disposto a vendere le informazioni in criptovalute si è scoperto che l’origine di questo database punta proprio al Ministero della Salute.
#Italy🇮🇹: un database con dati appartenenti al Ministero della Salute https://t.co/h7j1IgToE8 in vendita su #Telegram
I sample vengono forniti a richiesta#darkwebmonitoring #databreach #dataleak #hackmanac #hotd pic.twitter.com/dtMqWRUv0F
— Sofia Scozzari (@SofiaSZM) April 13, 2023
Non è la prima volta che si sente parlare di KelvinSecurity, gruppo di criminali informatici che aveva già messo in vendita dati rubati di utenti di Vodafone in Italia nel 2022. In quel caso le informazioni sottratte erano ancora più numerose: in tutto 309 giga. Gli attacchi informatici sono da tempo uno dei nodi più delicati nella quotidianità di aziende e comuni cittadini, presi di mira in molteplici modi. A preoccupare senz’altro è il fatto che le istituzioni stesse non possano dirsi al sicuro.
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Lo abbiamo visto pochi mesi fa con l’attacco del gruppo filorusso NoName057 ai siti istituzionali. Raoul Chiesa, uno degli hacker più famosi, ci aveva dato la sua visione del contesto attuale. «Gli utenti italiani, e non solo, utilizzano, tipicamente, una sola password per tutti i servizi on line, qui risiede il “peccato originale”, quell’errore di abitudine, culturale e sociale in primis, grazie al quale il Cybercrime ha così tanto successo nel rubare le credenziali di accesso.Gli utenti italiani, e non solo, utilizzano, tipicamente, una sola password per tutti i servizi on line, qui risiede il “peccato originale”, quell’errore di abitudine, culturale e sociale in primis, grazie al quale il Cybercrime ha così tanto successo nel rubare le credenziali di accesso».