L’enorme infrastruttura che potrebbe indagare i misteri del cosmo potrebbe sorgere nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos, in provincia di Nuoro
Il presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha ufficializzato la candidatura italiana per ospitare il telescopio Einstein in Sardegna. L’assegnazione della sede avverrà nel 2025. Riuscirà a osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore delle infrastrutture di ricerca attuali, permetterà di studiare i segnali di onde gravitazionali con grandissima precisione, consentirà di studiare la storia dell’universo andando indietro nel tempo, avvicinandosi quasi al Big Bang. Einstein Telescope è questo e tanto altro. L’Italia si candida dunque a ospitare la grande infrastruttura di ricerca di livello internazionale e la Sardegna è la Regione proposta per ospitare la prestigiosa infrastruttura scientifica, nell’area della miniera dismessa di Sos Enattos (Nuoro). «La giornata di oggi rappresenta senza dubbio la migliore risposta al grande lavoro svolto in questi anni – ha dichiarato il Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas – ancora più intenso e deciso nel corso di questi ultimi mesi, da parte della Regione per portare a compimento questo ambizioso progetto».
Cosa è Einstein Telescope
Einstein Telescope sarà il futuro rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione in Europa. Molto più sensibile degli attuali rivelatori della precedente generazione, i due interferometri gemelli Ligo negli Stati Uniti e il rivelatore Virgo in Italia. E riuscirà a osservare un volume di universo almeno mille volte maggiore. ET permetterà di studiare i segnali di onde gravitazionali con grandissima precisione, aprendo opportunità straordinarie per la fisica fondamentale, l’astrofisica e la cosmologia.
Con Einstein Telescope sarà possibile studiare la storia dell’universo andando indietro nel tempo, avvicinandosi quasi al Big Bang. E questo grazie alla rivelazione sulla Terra delle onde gravitazionali prodotte da eventi cosmologici, come la fusione di buchi neri o di stelle di neutroni, a distanze inimmaginabili. Proprio per il suo enorme potenziale di scoperta e di conoscenza, la comunità scientifica considera Einstein Telescope come un progetto di impatto mondiale.
Perché la candidatura in Italia?
Grazie a un’esperienza di oltre cinquant’anni nello studio delle onde gravitazionali, l’Italia è riconosciuta a livello internazionale come uno dei Paesi scientificamente più preparati a gestire un osservatorio straordinario quale ET. L’idea di ET si fonda sui successi degli interferometri Virgo (in Italia) e LIGO (negli Stati Uniti) che, grazie alle osservazioni realizzate a partire dal 2015 (anno della scoperta delle onde gravitazionali) sino ad oggi, hanno rivoluzionato il modo di studiare l’universo, rendendo questo ambito di ricerca fondamentale uno dei più promettenti. Nel 2020 il progetto inizia a concretizzarsi quando l’Italia, a capo di un gruppo di altri Paesi, ha presentato la candidatura di ET allo European Strategy Forum on Research Infrastructures (ESFRI), che ha riconosciuto il progetto come uno dei principali a livello europeo e inserendolo anche nella sua Roadmap 2021 delle grandi infrastrutture di ricerca su cui è rilevante investire.
Perché la Sardegna?
L’area dell’ex miniera di Sos Enattos, a Lula, in provincia di Nuoro, in Sardegna, è stata individuata per ospitare Einstein Telescope. La Sardegna è una regione caratterizzata da una bassissima sismicità naturale. L’area di Sos Enattos, inoltre, è un’area con scarsa antropizzazione e quindi con disturbi legati alle attività umane estremamente ridotti. Per eseguire le misure di grande precisione, è fondamentale che Einstein Telescope sia collocato in un’area immersa nel silenzio.
Per la Sardegna poter ospitare questa infrastruttura di ricerca vuol dire poter contare anche su ricadute per l’occupazione e per l’indotto delle aziende.
Nella fase di costruzione, secondo le prime stime, il potenziale in termini di occupazione, considerando effetti diretti e indotti, è di 36.085 unità di forza lavoro, che corrispondono a circa 4.000 persone impiegate full time ogni anno per i 9 anni di costruzione ipotizzati. A regime, l’infrastruttura ospiterà personale altamente qualificato, che lavoreranno nel laboratorio e vivranno in loco. Questa comunità comprenderà tanto personale assunto in pianta stabile dalla struttura, circa 160 unità, quanto flussi regolari di ricercatori in visita scientifica.
Il Presidente della Regione Christian Solinas considera la futura grande infrastruttura di ricerca per la rivelazione delle onde gravitazionali un investimento strategico per lo sviluppo dell’isola, per i suoi riflessi sul piano tecnologico e scientifico e per le ricadute, in primis di carattere occupazionale, che la sua realizzazione potrà generare. «La giornata di oggi rappresenta senza dubbio la migliore risposta al grande lavoro svolto in questi anni – ha detto Solinas – ancora più intenso e deciso nel corso di questi ultimi mesi, da parte della Regione per portare a compimento questo ambizioso progetto».