Un lancio troppo frettoloso? Il clone dell’uccellino blu spicca il volo controvento. Intanto nell’UE i regolatori osservano
Alla faccia della decentralizzazione: nel momento in cui qualcuno dovesse decidere di cancellare il proprio profilo Threads in automatico sparirebbe anche quello attivo su Instagram. Stiamo parlando del nuovo social network lanciato da Meta, l’ex gruppo Facebook, per sfidare Twitter sul terreno delle parole. Da ieri, 6 luglio, negli Stati Uniti e in altri cento paesi del mondo (esclusa l’UE) in milioni hanno scaricato l’app e iniziato a utilizzare una piattaforma di cui si sentiva parlare da mesi.
Alla vigilia del day one Mark Zuckerberg ed Elon Musk non se le erano mandate a dire: il primo ha accettato l’invito del secondo a un combattimento sul ring (non appena avremo aggiornamenti vi faremo sapere data e luogo). Il Ceo di Tesla, che ha acquisito Twitter per 44 miliardi di dollari, ha mal sopportato l’operazione di Meta, che copiando Twitter andrebbe a disturbare un social che non naviga in acque tranquille.
I tagli e i licenziamenti di massa imposti da Musk hanno creato problemi al prodotto, anche se Twitter continua a essere una piattaforma di primo livello. Torniamo però a Threads, la nuova creatura di Mark Zuckerberg che fino a pochi anni fa prometteva di portarci nel futuro con il metaverso. Il rebranding del gruppo di Menlo Park in Meta per il momento è costato una perdita di oltre 30 miliardi di dollari alla voce Reality Lab, la divisione della società che si occupa di una tecnologia futuristica ancora poco concreta.
Puntare su un social che esperti del settore hanno paragonato al Twitter di dieci anni fa potrebbe rivelarsi la killer app, così come un flop. Per il momento è ancora ovviamente troppo presto per fare ulteriori valutazioni. C’è però un altro elemento che potrebbe complicare il futuro di Threads. L’avvocato di Twitter, Alex Spiro, ha infatti spedito una lettera a Zuckerberg in cui minaccia di portare Meta in tribunale per furto di proprietà tutelata dal diritto d’autore.
Il fatto che Threads sia molto simile a Twitter avrebbe convinto Musk a puntare anche sulla strada del tribunale per mettere Zuckerberg in difficoltà. Come si legge su Reuters, l’accusa è di aver assunto ex dipendenti Twitter che nel frattempo continuavano ad aver accesso a materiali riservati della loro ex azienda.
C’è poi il nodo privacy, che spiegherebbe in buona parte la scelta di Meta di non lanciare Threads nell’Unione Europea. Ne ha scritto TechCrunch, in cui si spiega che la nuova app sarebbe un incubo per la privacy. Su questa materia le normative di Bruxelles potrebbero mettere a rischio il modello di business di Menlo Park, presa di mira insieme ad altre Big Tech che finora hanno mantenuto la prassi di migrare tutti i dati degli utenti europei negli Stati Uniti.