In voga Malta, la Grecia, la Spagna e le sue isole Canarie, Bali e l’Argentina per i nomadi digitali che viaggiano in solitaria o in coppia mentre le famiglie preferiscono le isole Cayman e Dubai
Oggi i “nomadi digitali” sono circa 35 milioni di persone nel mondo secondo una ricerca condotta da Bluepillow. Sono coloro che possono lavorare ovunque a patto che la connessione Internet sia efficiente ma devono fare i conti con il quadro normativo del Paese in cui decidono di trascorrere parte della loro vita: dalla compliance amministrativa, fiscale e previdenziale alla previdenza e alla fiscalità. Quali sono, quindi, i Paesi più attrattivi oggi per i “digital nomads”?
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I Paesi più attrattivi
Anche se moltissime nazioni offrono oggi il visto per i nomadi digitali, tra quelle più in voga secondo Luca Furfaro, specializzato nelle politiche del lavoro e del welfare e autore del libro “Lavoratori all’estero. Dalle trasferte al remote working internazionale”, spiccano Malta, la Grecia, la Spagna e le sue isole Canarie, Bali e l’Argentina per i nomadi digitali che viaggiano in solitaria o in coppia mentre le famiglie preferiscono le isole Cayman e Dubai. I requisiti che i nomadi digitali vanno cercando sono quelli di una connessione internet veloce ed accessibile, un buon rapporto qualità della vita-costi, sicurezza e politiche del paese che possano agevolarli. In Europa e nel mondo molti Paesi rilasciano dei visti che permettono ai nomadi digitali di sostare per un arco di tempo che va dai 6 mesi a un anno, ma ci sono alcune nazioni che hanno intensificato i loro sforzi di attrattività. A Malta, in Grecia, Spagna e nelle isole Canarie il visto si può prorogare per due anni, godendo di un’aliquota fiscale del 15% anziché del 24%. Bali ha annunciato l’introduzione di “Second-Home Visa” che consente alle persone di rimanere quasi 10 anni, mentre l’Argentina prevede un visto di 1 anno. Le isole Cayman offrono un Global Citizen Concierge programme che permette di frequentare scuole internazionali mentre a Dubai si può usufruire di un visto di lavoro virtuale.
I nomadi digitali in Italia
In Italia è stata creata una politica del rientro molto favorevole agli espatriati, con la creazione di regimi di vantaggio fiscale: si tratta di una misura che prevede un regime di tassazione agevolata temporaneo, riconosciuto ai lavoratori che trasferiscono la loro residenza in Italia, a condizione che la durata del trasferimento non sia inferiore ai due anni e che la maggior parte del lavoro venga svolto sul territorio italiano. Questi benefici fiscali si traducono nella riduzione dell’imponibile del 70%: le imposte così dovute sono sul 30% dei redditi percepiti, 10% se la residenza è collocata in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna o Sicilia. E se, in passato, questi benefici erano rivolti solamente a persone altamente qualificate, oggi questa norma è stata estesa a tutti i lavoratori: l’agevolazione fiscale, inoltre, è riconosciuta anche a coloro che vogliono trasferirsi in Italia o che continuano a lavorare alle dipendenze del precedente datore di lavoro estero in smart working. L’Italia ha riconosciuto i “nomadi digitali” nel Testo Unico dell’immigrazione, andando ad agevolare il loro arrivo con un particolare permesso di soggiorno.