La società americana di venture capital arriva in Italia per ampliare il suo portafoglio di investimenti. Come verranno reclutate le imprese innovative? Quali sono le differenze con la Silicon Valley? Ne abbiamo parlato con il General Manager Dmitry Chikhachev
La società di venture capital internazionale Runa Capital ha annunciato l’apertura della sua sede a Milano per ampliare il suo portafoglio di investimenti nell’ecosistema delle startup italiane.
Specializzata negli investimenti in startup attive nei settori del software aziendale di alta complessità, della tecnologia avanzata (deep tech) e delle infrastrutture finanziarie, Runa Capital ha spostato la sua sede da Palo Alto a Lussemburgo nel 2022, consolidando il suo crescente interesse nel mercato europeo. Il fondo è presente a Londra, Berlino e, più di recente, a Parigi. Con oltre 400 milioni di euro di fondi gestiti e investimenti in più di 100 aziende in Europa e Nord America Runa Capital è ora pronta ad espandere la sua attività in Italia.
Come verranno reclutate le imprese innovative? Quali le differenze con il modello della Silicon Valley? E gli obiettivi futuri? Ne abbiamo parlato con il General Manager, Dmitry Chikhachev.
Perché la scelta di aprire una sede a Milano?
Il nostro passato dimostra quanto sia importante combinare un approccio locale con una mentalità globale. Ciò ci consente di essere profondamente radicati nell’ecosistema locale, mantenendo uno sguardo aperto su altri mercati e opportunità. Le aziende di successo oggi possono iniziare da qualsiasi parte, ma possono crescere e avere successo solo essendo globali. Oggi siamo presenti nelle tre economie più sviluppate d’Europa – Francia, Germania e Regno Unito – e abbiamo tratto vantaggio dai loro ecosistemi dinamici.
E l’Italia come si posiziona?
Rappresenta un’eccezione in Europa. È un’economia di grandi dimensioni, fondamentale per alimentare i primi giorni di una startup, ma il suo ecosistema più ampio è attualmente indietro rispetto a Paesi molto più piccoli. Tuttavia, siamo convinti che ciò cambierà presto e vogliamo essere qui fin dall’inizio di questa trasformazione per contribuire all’ecosistema e capitalizzare sul potenziale.
Quali saranno gli obiettivi del fondo nel Belpaese?
Puntiamo ad individuare le migliori startup e aiutarle a crescere il più possibile. L’ecosistema italiano è ancora principalmente di lingua italiana, a differenza di Germania, Europa centrale o persino Francia, dove l’inglese è una lingua comunemente parlata come seconda o terza lingua. Di conseguenza, le startup italiane spesso faticano a ottenere finanziamenti dai VC europei. Possiamo superare questa barriera linguistica e crediamo che ci siano tesori nascosti pronti ad essere scoperti.
Come recluterete le migliori startup high-tech?
Essere presenti sul territorio e attivi nell’ecosistema è molto importante. Ciò significa partecipare a eventi, parlare con potenziali partner e incontrare giovani startup altamente promettenti. Prendiamo ad esempio il deep tech. Spesso partiamo dalle basi ed esploriamo le ricerche condotte nelle università, cercando di essere presenti quando queste tecnologie emergono dai laboratori. Utilizziamo anche ampiamente la tecnologia, come gli strumenti di intelligenza artificiale, per osservare il mercato e individuare segnali interessanti.
Cosa pensa dell’ecosistema dell’innovazione in Italia?
L’Italia ha una lunga e illustre storia imprenditoriale. Settori come l’aerospazio, l’automotive e l’ingegneria sono caratterizzati da nomi come Marconi e Fermi, ma questi sono personaggi storici. Più recentemente, le innovazioni italiane hanno faticato a crescere. Non è un caso che l’Italia abbia il più alto numero di PMI in Europa. I venture capitalist sono per definizione motivati dal rischio e la crescita dell’ecosistema italiano negli ultimi anni è un segnale positivo. Se riusciamo a orientare il talento italiano verso imprese rischiose ma innovative, vedremo una nuova generazione di imprenditori fiorire. Saranno più interessati a massimizzare il potenziale di crescita che a minimizzare il rischio.
E rispetto alla Silicon Valley?
La principale differenza è la cultura delle startup. La Silicon Valley è pervasa dalla cultura delle startup e tutti parlano il linguaggio dei venture capital, il cosiddetto “VC language”. L’ambizione di ogni founder è diventare grande. Sono convinto che una nuova ondata di giovani italiani che hanno vissuto e studiato all’estero ridurrà le differenze tra la Silicon Valley e Milano.
Quali saranno i traguardi futuri?
Vogliamo replicare il successo che abbiamo ottenuto in altri paesi anche in Italia. Vogliamo individuare le migliori startup, investire in esse e aiutarle nel loro percorso verso il successo. Il principale traguardo è aiutare i founder italiani a diventare leader di aziende unicorno.