Vi spieghiamo perché, tra tutti i videogiochi in arrivo, questo deve per forza finire sotto l’albero di Natale
Inorgoglisce e non poco che un gioco di Super Mario, il re dei videogame, sia stato sviluppato in Italia, dal team milanese guidato da Davide Soliani (qui per saperne di più sul dietro le quinte). Se poi il gioco in questione, ovvero Mario + Rabbids: Sparks of Hope, è un capolavoro, lasciateci dire che siamo davvero fieri del loro impegno, che dimostra finalmente cosa potrebbero fare i creativi di casa nostra se solo ci fossero più investimenti, pubblici e privati, a sostenere il settore.
Il viaggio spaziale di Mario + Rabbids: Sparks of Hope
Cinque anni fa il nostro eroe (Davide Soliani, non Mario) aveva già compiuto il miracolo ottenendo da Nintendo il permesso di usare la sua IP più preziosa: l’idraulico baffuto. La fiducia dei giapponesi era stata ben riposta, perché il gruppetto meneghino aveva confezionato un ottimo gioco, che ha piazzato oltre 7 milioni di copie.
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Cinque anni dopo Super Davide ha davanti a sé una missione ancora più difficile: superare tutti i vecchi record, partire da quelli per settarne di nuovi e, contemporaneamente, rappresentare l’uscita principale (assieme ai prossimi Pokémon Scarlatto & Pokémon Violetto) con cui la fortunatissima Switch (oltre 111milioni di console piazzate in tutto il mondo) affronterà le feste. Insomma, a Kyoto hanno deciso che Mario + Rabbids: Sparks of Hope è il gioco che tutti devono volere sotto l’albero di Natale.
E in effetti Mario + Rabbids: Sparks of Hope è proprio un gioco che trasuda magia natalizia: è bello, festoso, famigliare come un classico Disney trasmesso la sera della Vigilia. Un’avventura zeppa di buoni sentimenti, personaggi improbabili, gag esilaranti, trovate assurde… un’avventura da vivere assieme a mamma e papà, alla propria fidanzata o ai propri pargoli.
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Questa volta la minaccia, capace di mettere in scacco anche quel tarpano di Bowser, è rappresentata da Cursa, un’entità malevola, molto probabilmente aliena, che sta espandendo i propri tentacoli lungo i quattro angoli dell’universo.
Mario + Rabbids: Sparks of Hope ci porta proprio nello spazio, in mondi diversissimi tra loro, anche se sempre estremamente famigliari, capaci di mischiare una esplorazione da “Super Mario 3D” tradizionale al sistema di combattimento classico di quella che ci auguriamo di poter iniziare a chiamare “serie”, perché tutto ciò non potrà certo esaurirsi con questo secondo capitolo.
Le novità, a livello di gameplay, non mancano e l’impegno profuso dagli sviluppatori per dare a questo seguito un’impronta che lo diversificasse dal titolo precedente e che, contemporaneamente, lo aprisse anche a tutti coloro che non amano i tattici a turni, si può dire abbia dato i suoi frutti.
Le regole di ingaggio di Mario + Rabbids: Sparks of Hope sono all’apparenza semplici e, per i più piccini, c’è perfino la possibilità di prendere parte alla partita senza preoccuparsi della ‘bua’ che si fanno gli eroi. Chi invece è più grandicello, potrà scavare a fondo e scoprire che ogni partita riserva infinite chiavi di lettura, grazie a “scacchiere” che, combinate con le abilità speciali dei personaggi, ai potenziamenti e ad altre variabili, offrono numerose strategie.
E qui Mario + Rabbids: Sparks of Hope diventa ipnotico e inebriante, perché riesce a sommare alla perfezione gli elementi classici di un tattico a turni con la rapidità d’esecuzione dei titoli Nintendo, ben richiamando le mosse atletiche dei personaggi di riferimento.
“Mario + Rabbids: Sparks of Hope è un gioco che trasuda magia natalizia: è bello, festoso, famigliare come un classico Disney trasmesso la sera della Vigilia”
Alla fine ci si ritrova a rigiocare un medesimo stage non perché sia difficile, ma per vedere se si è in grado di completarlo col minor numero di mosse, esplorando gli effetti combinati di questo personaggio con quello e di quello con un potenziamento ad hoc, sia che venga dalla raccolta di item sia che arrivi dagli Sparky che, oltre a essere simpaticissimi, conferiscono bonus capaci di stravolgere l’esito di una partita (sono 30, da assegnare ai 9 personaggi disponibili).
La rinfrescata che il team italiano ha dato alle regole di gioco è, quindi, una piccola-grande rivoluzione che ben fa il paio con l’esplorazione approfondita di livelli bellissimi, che almeno al sottoscritto hanno ricordato fortemente la magia avvertita nei Banjo-Kazooie d’epoca N64, quando cioè la Rare era in gran forma.
“Ci si ritrova a rigiocare un medesimo stage non perché sia difficile, ma per vedere se si è in grado di completarlo col minor numero di mosse, esplorando gli effetti combinati di questo personaggio con quello…”
Sarà, probabilmente, per la presenza sul podio del compositore d’orchestra del maestro Grant Kirkhope, affiancato anche da Gareth Coker e Yoko Shimomura. Parliamo, insomma, di artisti che hanno firmato le colonne sonore di giochi del calibro di Perfect Dark, Donkey Kong 64, 007 GoldenEye, Kingdom Hearts e Ori and the Will of the Wisps.
E poi c’è la grafica, che fa subito dimenticare i limiti tecnici della Switch. Lo stile è meraviglioso, zuccherino, i livelli paiono bomboniere, i personaggi – giocanti e NPC – soffici peluche. I fondali, invece, sono stati realizzati in modo da apparire onirici, di fatto degli acquerelli in movimento e contribuiscono a donare a Mario + Rabbids: Sparks of Hope, ulteriore carisma fiabesco, ancora più carica magica.
Insomma, inutile tirarla ancora per le lunghe. Abbiamo di fronte la quadratura del cerchio, uno strategico che si fa action e un action con insoliti ma riuscitissimi elementi tattici. Le varie trovate, a livello ludico, sono intessute magistralmente lungo l’avventura e spronano il giocatore a sperimentare di continuo. E quando, infine, si arriva ai titoli di coda… be‘, ci sono pur sempre i DLC in arrivo.