Con oltre 111 milioni di Switch venduti, questo terzo capitolo sarà la porta d’ingresso per moltissimi utenti nel franchise. Forse anche per questo gli sviluppatori hanno preferito non allontanarsi troppo dal seminato
Non è certo un mistero che Nintendo punti particolarmente su Splatoon 3, che al momento costituisce non solo il titolo principale da sfornare nel delicato periodo di fine estate (le sorti delle vendite natalizie verranno invece affidate a Pokémon Violetto e Pokémon Scarlatto, previsti per il 18 novembre), ma anche e soprattutto un’attrattiva utile a ottenere nuovi abbonati ai propri servizi Online. E infatti la Casa di Kyoto ha diramato l’obbligo a tutte le sue succursali di avviare un battage pubblicitario serrato, che in Italia si è tradotto con un invito alla stampa a partecipare, in pieno agosto, a un divertente evento per provare con mano tutte le novità. Ovviamente c’eravamo anche noi. Se avete letto il riassunto di quel nostro hands on, dovreste già sapere quanto andremo a scrivere in questa recensione, ovvero che Splatoon 3 è una riuscita conferma, nonché miscellanea, di quanto trovato nei due capitoli che lo hanno preceduto.
La recensione di Splatoon 3
L’ultima IP sfornata da Nintendo, insomma, non rivoluziona le regole di gioco e, sebbene a livello di sinossi lasci intendere che, con questo episodio, si concluda quel filone narrativo che contrapponeva Inkling e Octoling fin dal 2013 (tranquilli, non vi diremo di più), appare chiara l’intenzione di restare all’interno del perimetro ludico ormai ben noto ai fan della saga.
A ben guardare, la più grande novità di questo terzo capitolo è la modalità storia che, sebbene resti ancorata a un enorme tutorial narrativo utile ad apprendere non solo le basi ma anche trucchi da sfoggiare poi nei multiplayer online, riesce comunque a intrattenere per diverso tempo. Certo, non possiamo dire che appassioni: i livelli sono piuttosto banali e i nemici restano impalati a farsi bersagliare d’inchiostro (puntano più sul numero che non sull’arguzia), ma tutto sommato ripulire i lidi di Alterna, in cui qualcuno ha sversato una misteriosa sostanza nociva che ha trasformato gli Octariani in esseri pelosi, ha il suo fascino.
Il piatto principale di questa nostra abbuffata di molluschi, comunque, restano le sfide, in locale ma soprattutto online, dove essenzialmente bisogna colorare la maggior parte dell’arena prima degli avversari, declinate in modalità come Mischia Mollusca, Zona Splat, Torre Mobile, Bazookarp e Volgol Gol.
C’è pure la Salmon Run, una mode cooperativa che fonde le regole classiche di sopravvivenza alle orde (in questo caso dei perfidi Salmonoidi) con quelle di cattura la bandiera, dato che lo scopo del gioco, più che sopravvivere (si può essere riportati in vita dai compagni) è recuperare 5 uova per portarle nella propria base. C’è un tempo limite e, a mano a mano che ci si avvicina alla fine, iniziano ad apparire pure dei boss, incluso l’enorme Salmonarca.
A questi punti chi ha giocato a Splatoon 2 inizierà forse ad aggrottare le sopracciglia, chiedendosi dove siano le novità. Effettivamente, non ce ne sono, o sono comunque marginali. Non è una mossa sbagliata: lo Switch è ormai a quota 112 milioni di unità piazzate lungo i quattro angoli del globo e dunque per tantissime persone Splatoon 3 sarà la porta d’ingresso in questo franchise: da lì la scelta di presentare una summa di quanto offerto in quasi dieci anni di coloratissimo inchiostro sversato dagli altri due capitoli.
Le novità maggiori risiedono in qualche nuova mossa, come l’impinnata, che consente di avere un boost mentre si percorrono le pareti verticali, e l’avvitotano, utile soprattutto nei deathmatch, per sorprendere gli avversari con repentine inversioni a U durante le quali saremo pure invincibili e un paio di armi inedite tra cui l’arco, che scaglia tre frecce alla volta.
Insomma, inutile andare avanti con questa nostra recensione di Splatoon 3, perché chi conosce la serie, non faticherà a trovarsi subito a casa e sarà certamente felice delle piccole migliorie rintracciabili qua e là, mentre chi non la conosce, non faticherà certo ad ambientarsi, dato che anche questo videogame è estremamente accessibile ai novizi come ogni altra opera firmata da Nintendo.
Abbiamo quindi di fronte uno sparatutto che, a dispetto dei colori vivaci e dai personaggi cartoon, sa rivelarsi incredibilmente profondo, stratificato ed appagante. A patto di giocarlo in furiosi deathmatch a otto giocatori e mai (o quasi mai) da soli, sia chiaro.