Nell’intento dell’autore non è solo un’autobiografia (molto parziale) incentrata sulla sua carriera nel mondo dei videogiochi, ma pure una sorta di tutorial per diventare Ad di successo di una tech company
Basterebbe il titolo, Disrupting the Game: From the Bronx to the Top of Nintendo, per capire che l’ex presidente di Nintendo of America, Reggie Fils-Aimé, noto al grande pubblico come Reggie, o col meme “my body is ready” (che rimanda a una sua frase usata in occasione di un E3 e poi riutilizzata con arguzia in altri eventi), se la crede tantissimo. E in effetti il suo libro, la sua autobiografia, è un po’ un misto tra la realizzazione del sogno di Kingiana (insomma, di Martin Luther King Jr) memoria e la riproposizione dell’avventura di Barack Obama, non politica ma in salsa imprenditoriale. La storia, insomma, del ragazzino di colore che non demorde, risponde colpo su colpo ai torti e alle avversità che la società statunitense gli riserva, fino a scalarla, sovvertendo le regole del gioco.
Come si anticipava, Reggie Fils-Aimé se la crede un sacco. Non che abbia torto: è stato presidente di Nintendo mentre la compagnia di Kyoto prosperava e, sebbene i suoi meriti siano forse marginali (il successo di DS e Wii lo si deve soprattutto alle intuizioni del presidente di Nintendo of America, il compianto Satoru Iwata), è anche vero che in quegli anni la compagnia nipponica s’è fatta molto più occidentale e il buon Reggie ha messo tutto se stesso, a iniziare dal suo corpaccione, per portare nei 50 Stati il verbo di Shigeru Miyamoto, babbo di Mario e Zelda, per citare i primi due che vengono in mente un po’ a tutti.
A Reggie va pure riconosciuto che non deve essere stato facile, per lui, corpulento e chiassoso americano, essere accettato dalla schiva, silenziosa e riservata dirigenza nipponica. Frammenti di queste incomprensioni si riscontrano nei capitoli di Disrupting the Game: From the Bronx to the Top of Nintendo in cui l’ex amministratore delegato della succursale statunitense racconta la malattia dell’omologo nipponico, Iwata e i suoi discorsi per convincere i vertici di NoJ di potergli fare visita in ospedale. Una richiesta folle, fuori dagli schemi, per chi vive nel quadrato mondo del Sol Levante. Ma Reggie in quell’ospedale riuscì ad andarci. Disrupting the Game: From the Bronx to the Top of Nintendo racconta anche alcune discussioni avute con il numero 1 di Nintendo, perfino una volta in cui Reggie venne sgridato.
È un passo appena abbozzato, più unico che raro, perché il libro in realtà è una lunga carrellata di aneddoti rivoltati in modo tale, magari anche senza malizia, da fare uscire Reggie come un Ceo illuminato, capace di sommare nella sua figura la visione di Steve Jobs, il fiuto per gli affari di Bill Gates con il revanscismo di stampo economico dell’intera classe media afroamericana.
Insomma, l’ex Ceo di Nintendo non ne sbaglia una e pure quando qualcosa gli va storto, come il suo divorzio, subito ne approfitta per fissare obiettivi (lavorativi) ancora più difficili da raggiungere. E ogni aneddoto, ogni capitoletto si concludono con boxini con la morale, la lezione imparata in quell’occasione perché, nell’intento dell’autore, Disrupting the Game: From the Bronx to the Top of Nintendo non è solo un’autobiografia molto parziale, ma pure una sorta di tutorial per diventare Ceo di successo. Alla lunga urticante, ma è pure il solo modo per ottenere alcune informazioni di prima mano sulla governance di Nintendo nonostante la ben nota ritrosia dell’azienda giapponese.