Dal 2005, quattodici episodi. Le cause? Pesca a strascico e ancoraggi in zone vietate.
La Sardegna è a rischio blackout informatico? La domanda, per la regione culla del web italiano, non è peregrina, considerato che il collegamento alla Rete dipende interamente da tre cavi sottomarini.
Lo spunto per riflettere sulle conseguenze di una potenziale interruzione del servizio viene da un presunto guasto che avrebbe messo fuori uso uno dei cavi nella mattinata di ieri (lunedì 27 agosto). Il cavo, lungo 376,9 km, collega Cagliari a Mazara del Vallo. Il disservizio è stato segnalato da un articolo della Nuova Sardegna.
Il consorzio Janna, proprietario dell’infrastruttura, smentisce la ricostruzione del quotidiano con una nota. “Non c’è al momento nessun rischio di black-out digitale per l’isola – recita il comunicato – e il cavo tra Cagliari e Mazara del Vallo risulta regolarmente in servizio, senza interruzioni o perdite di traffico dati”.
Leggi anche: Quando la Sardegna cavalcava l’onda di Internet (e perché può ancora farlo)
“Probabilmente si è trattato di un problema tecnico di natura diversa che non ha riguardato il tratto in mare, e potrebbe essere stato limitato solo al servizio fornito da alcuni operatori” aggiunge a StartupItalia! Giacomo Robustelli di Tiscali. “La situazione è, ad ogni modo, deprimente. In questo caso il problema non si è verificato, ma il tema dei cavi tranciati esiste, e questi incidenti sono costati al consorzio, e quindi ai cittadini, due millioni e mezzo di euro dal 2005 al 2017 compreso ”.
Pesca a strascico e ancoraggi le cause della rottura dei cavi sottomarini in Sardegna
I cavi sottomarini che connettono la Sardegna al continente, si diceva, sono tre: oltre a quello citato, il consorzio Janna – nato nel 2002 tra Tiscali Italia Spa, WindTre Spa, Interoute Spa e la Regione Sardegna, che ne detiene il 49% – ne possiede un altro, steso tra Olbia e Civitavecchia. Quest’ultimo è stato tranciato di netto il 17 agosto, a 48 km dalla costa: le riparazioni, dopo l’uscita della nave cantiere Meucci, sono terminate nella giornata di lunedì 27 agosto. Il terzo cavo, invece, è di proprietà di Telecom Italia.
Dal 2005 a oggi, conta Robustelli, sono state quattordici le rotture: due sul cavo Olbia-Civitavecchia e ben 12 sul cavo Cagliari- Mazara del Vallo; la gran parte degli incidenti è avvenuta a poche miglia dal capoluogo sardo, in alcuni casi addirittura molto vicino alle zone d’approdo. Pare siano da escludere atti dolosi: si tratterebbe in massima parte di pesca a strascico e, in misura minore, di attività di ancoraggio in zone vietate, nonostante la presenza delle infrastrutture sia adeguatamente segnalata sulle carte nautiche. “Leggerezze” impedonabili, commesse da chi pesca illegalmente e spegne i sistemi di navigazione per non essere identificato. Ma il danno, immediatamente rilevato dai sistemi di monitoraggio, viene segnalato a stretto giro alle autorità: forse è arrivato il momento di un’azione di controllo più incisiva.