Abbiamo intervistato i ragazzi di BitNine Studio, startup innovativa di Forlì al suo debutto su Steam e Nintendo Switch, per farci raccontare il dietro le quinte della loro opera
Un videogioco che parla di videogiochi, ma senza pigli paternalistici o professorali. “Siamo convinti che sviluppare videogame significhi, anzitutto, instaurare un dialogo con la propria utenza, specie nel mondo di oggi dove i fruitori, via Steam o con un tweet possono in ogni momento raggiungere lo sviluppatore”, spiega a StartupItalia Andrea Leoni, storywriter di tERRORbane, titolo appena approdato su PC, via Steam e Nintendo Switch, nonché uno dei tre ragazzi dietro a BitNine Studio, startup innovativa di Forlì nata nel luglio 2021. Oltre ad Andrea, completano il team suo cugino Matteo Leoni, CEO e Luca Spazzoli, project manager e lead programmer. “Fino allo scorso anno questo non era il nostro lavoro full-time, abbiamo deciso di scommettere tutto sviluppando tERRORbane, che è nato casualmente, dai bug di cui erano pieni i nostri primi titoli, per via della nostra inesperienza”.
Un percorso tutto in salita, quello dello sviluppatore di videogiochi, non solo per via dei bug, dato che, se si lavora in Italia, il problema principale è trovare un publisher, insomma, un finanziatore: “Abbiamo fatto moltissimi pitch, soprattutto in lingua inglese perché ci siamo accorti subito che sarebbe stato difficile trovare un editore italiano, poi siamo stati contattati da un’azienda cinese, WhisperGames, che aveva scovato il nostro progetto senza che le fosse stato presentato e hanno deciso di investire su di noi”, racconta sempre Luca.
Have you already played our brand new game, tERRORbane? Did you skip the intro? 😖😂#indiegame #terrorbane @Terrorbane_BNS @BitNineStudio pic.twitter.com/MciF29h50B
— WhisperGames (@WhisperGamesCN) April 3, 2022
“Purtroppo l’Italia abbonda di talenti e di idee, ma manca una struttura a livello finanziario che si prenda carico di questi progetti. Mancano gli investitori e, dunque, l’ecosistema di aziende che sappiano cosa fare – constata amaramente Andrea sottolineando come – l’aiuto che ci è arrivato da WhisperGames non è stato solo economico: si è concretizzato, a livello marketing, su consigli e suggerimenti su come reclamizzare il nostro videogioco negli altri Paesi e sulle regole da seguire per poterlo commercializzare su Steam e su Nintendo eShop”.
“Quel che è certo – conclude – è che a causa della situazione italiana sopravvive solo l’1% di tutte quelle idee e quella creatività che avremmo in patria”. Luca, dal canto suo, preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno: “Noi frequentiamo il settore dal 2014 anche se ci siamo costituiti solo da un anno, e dobbiamo dire che con il fondo per i videogiochi la situazione ha iniziato a migliorare”. “Rispetto a Paesi che sono più avanti di noi – gli fa eco Andrea, come la Germania, la Polonia o la Francia – da noi manca ancora l’ufficializzazione che il nostro comparto sia un settore fiorente, in cui è sicuro investire”. “La concezione che hanno i più dei videogame qui in Italia – ammette Luca – è che siano prodotti che creano dipendenza, una perdita di tempo che ti porta a distruggere le interazioni sociali”.
Il fitto dialogo sviluppatore-fruitore di tERRORbane
Non la pensano così, ovviamente, i creatori di tERRORbane: “Per noi – racconta Andrea – i videogame sono una forma d’arte interattiva: non si limitano insomma a veicolare un messaggio, ma costituiscono un dialogo tra lo sviluppatore e il fruitore. Siamo stati così convinti di ciò che tERRORbane ha quasi rischiato troppo per dare corpo al suo messaggio: molti, infatti, potrebbero fermarsi all’apparenza e credere che sia un giochino sviluppato con un tool tipo RPG Maker, l’ennesimo jRPG in un mondo di prodotti analoghi. Ma non è così. Quella è la forma che abbiamo voluto dargli, ma la sostanza è un’altra”.
Già, ma che cos’è tERRORbane? “È un’avventura grafica, comica, che rompe la quarta parete e nella quale i bug costituiscono il gameplay del gioco”, prova a spiegare, con non poche difficoltà, Luca. E in effetti è difficile incasellarlo, dato che il gameplay è quantomai variegato: nelle 4-5 ore necessarie ad arrivare al finale, quello vero, si passa dal genere JRPG ai platform, con capatine mordi e fuggi nei generi soulslike, shooter e punta e clicca. “Siamo cresciuti con i Final Fantasy e i Dragon Quest d’epoca SNES, quindi siamo partiti da quelli, ma in realtà tERRORbane contiene riferimenti anche a Resident Evil Village [qui la nostra recensione ndR] e a Fortnite“, puntualizza Luca.
Dobbiamo dar loro atto che in tERRORbane c’è di tutto un po’: è una ridda di emozioni, riflessioni e sentimenti maturati dopo anni e anni di gioco, tenuti assieme da una comicità che però può essere facilmente compresa da chiunque, anche da coloro che hanno iniziato ad avvicinarsi ai videogame solo di recente, magari con lo smartphone.
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“Volevamo – spiega Luca – che il gioco fosse fruibile a chiunque, non solo a chi, come noi, coi videogiochi è venuto grande e infatti, nelle fiere, abbiamo notato come pure i più giovani lo trovassero divertente, grazie alla presenza costante del personaggio dello Sviluppatore, che all’inizio è antipatico e saccente, ma poi…”
Il risultato è un meta-gioco fatto con cura e passione, mai scontato e sempre ben puntellato da trovate comiche e gag divertenti. Un prodotto tutto italiano, realizzato tra mille difficoltà da tre ragazzi che hanno mollato il loro lavoro per mettersi in gioco. Perché il (video)gioco è una cosa seria.