Indiscrezioni solo in parte confermate: su tutto domina il nuovo M1 Ultra, che equipaggia un tutto sommato sorprendente Mac Studio
Avremmo voluto vedere molto di più sul palco dell’auditorium intitolato a Steve Jobs: l’attesa per il momento in cui Tim Cook è salito sul palco si era fatta decisamente spasmodica, tra gli appassionati e gli addetti ai lavori almeno, visto che ci sono molte linee di prodotto che aspettano da molti mesi di essere aggiornate nel design, nella proposta hardware, nel come i prodotti si incastrano tra loro in un ecosistema in piena transizione verso la totale virata verso i chip prodotti da Apple stessa. Un’attesa solo in parte soddisfatta: ci sono novità per tablet, smartphone e PC, ma mancano ancora alcuni tasselli a questo puzzle.
L’iPhone verde e il nuovo iPhone SE
Questa mossa di aggiungere colori all’offerta, Apple ormai la sta buttando sul piatto per il secondo anno consecutivo: lo scorso anno era stato il viola, quest’anno tocca al verde, con due nuove varianti per iPhone 13 (un verde lucido) e iPhone 13 Pro (verde alpino, ovvero satinato come gli altri colori Pro). Non cambia niente sotto il profilo pratico, se non il colore: resta lo stesso iPhone lanciato qualche mese fa, quest’anno con schermo OLED da 120Hz sul Pro e sotto il cofano il processore A15 disegnato dalla stessa Apple. Se pensavate già di impegnarvi nell’acquisto di questo telefono, ora semplicemente avete un colore in più da poter scegliere: se invece il prezzo vi sembra troppo alto, non disperate perché Apple ha pensato a qualcosa anche per voi.
Rinnovato sotto il cofano, la terza generazione dell’iPhone SE monta lo stesso chip A15 del fratello maggiore ed è compatibile con la connettività 5G: restano i fondamentali, ovvero un design che continua a impiegare il pulsante TouchID per il riconoscimento dell’impronta digitale e la singola fotocamera posteriore da 12 megapixel, ma dovrebbe migliorare l’autonomia (grazie al SoC montato) e c’è abbastanza capacità computazionale da consentire di sfruttare alcuni degli algoritmi visti all’opera sugli iPhone 12 e 13 che migliorano la resa negli scatti e nei video. Apple fa anche sapere che il vetro utilizzato per fronte e retro è lo stesso di iPhone 13 e iPhone 13 Pro: insomma, qualità da primo della classe.
Sono solo tre i colori del nuovo iPhone SE: nero, bianco e rosso (Product RED). Senza dubbio l’intenzione è quella di cercare di spingersi verso una fascia di prezzo molto affollata ma capace anche di generare volumi importanti: quella fascia media che vede fortissimi gli smartphone Android cinesi, ma che potrebbe essere aggredita con una proposta che vede soprattutto nell’esperienza di iOS e del mondo della Mela in generale un’alternativa affascinante. Senza contare che parliamo di un terminale tutto sommato compatto, 4,7 pollici di diagonale dello schermo, qualcosa che difficilmente si trova altrove: se ne volete uno, sappiate che potrete acquistarlo dal 18 marzo o ordinarlo subito, con prezzo che parte da 529 euro per la versione da 64GB di memoria.
iPad Air, siamo alla quinta generazione
Arrivati a questo punto, non possiamo non pensare che Apple ci voglia scherzare su: il rinnovato iPad Air, quinta generazione, viene presentato come il più potente iPad Air di sempre. Una formula ormai abusata, ma che è anche il marchio di fabbrica di Cupertino: a dirla tutta, questa volta ci sta davvero bene come definizione visto che il tablet monta il processore M1 di Apple. Ma per il resto non cambia nulla: il design è lo stesso della generazione precedente, lo schermo dovrebbe essere lo stesso, da valutare sul campo l’autonomia che comunque dovrebbe restare in linea con il predecessore.
Le modifiche sono minime anche sotto il cofano: dovrebbero essere state migliorate fotocamera posteriore da 12 megapixel e quella frontale (che ora utilizza anche le funzioni Center Stage come i Mac con M1), la porta USB-C ora dovrebbe supportare velocità di trasferimento superiori, c’è il supporto al 5G. Decisamente un upgrade incrementale, il chip M1 è una bella aggiunta ma non ci sono stravolgimenti particolari da raccontare.
Per portavi a casa il 10,9 pollici dell’iPad Air 5a generazione, preparatevi a sborsare almeno 699 euro per la versione base da 64GB con solo WiFi, 869 euro se volete aggiungere la connessione 5G, e poi altri 135 euro per l’Apple Pencil, 199 euro per la Smart Keyboard Folio o 339 per la Magic Keyboard. Non sono prezzi proprio popolari, ma Apple ha altri tablet a catalogo che sono più economici: e poi, bisogna ammetterlo, nel campo dei tablet non ha competitor degni di nota per quanto attiene la qualità dell’esperienza e delle soluzioni messe in campo. Insomma, qui Apple decisamente può dettare le regole del mercato: e sceglie di farlo ancora una volta.
Sia i nuovi iPhone SE che questo nuovo iPad Air monteranno la nuova realease di iOS/iPadOS, la 15.4: visto che arriveranno sul mercato il prossimo 18 marzo, è facile immaginare che questo update verrà rilasciato proprio in quella data.
Mac Studio e l’incredibile M1 Ultra
M1, poi M1 Pro, M1 Max e ora M1 Ultra: gli aggettivi si sprecano nell’onomastica dei processori Apple, che continua ad aggiornare e ampliare (forse un po’ troppo?) la gamma dei chip che produce e che equipaggiano tablet come abbiamo appena visto, così come laptop e PC desktop di molte categorie differenti. L’ultima aggiunta al catalogo, l’M1 Ultra, è una sorta di M1 Max doppio: letteralmente due di quelli che fino a ieri erano i più potenti chip prodotti da Apple vengono combinati in un solo pezzo di silicio per equipaggiare il Mac fin qui più potente mai prodotto da quando a Cupertino hanno deciso di perseguire la via dell’autarchia.
Di cosa parliamo: 20 core più 32 core nel Neural Engine, una GPU 64 core, equivalenti a 114 miliardi di transistor, fino a 128GB di memoria indirizzabile nell’architettura unificata di Apple con il doppio della banda passante, e con consumi che secondo Apple sono in grado di farci risparmiare 1.000 kilowattora l’anno di energia. In più, dice Apple, lato software non cambia niente: il sistema operativo macOS è in grado di gestire in modo trasparente il nuovo chip, sfruttando al massimo le capacità di codifica e decodifica degli elementi integrati nel chip per garantire prestazioni massime soprattutto in compiti quali la modellazione 3D, l’editing fotografico e video, lo sviluppo di applicazioni di grandi dimensioni.
Ovviamente, quella di Apple è una scommessa: le sue vendite coprono una nicchia del mercato, ma ha una presa significativa su categorie specifiche di professionisti che si occupano di lavori creativi. Negli ultimi anni molti di loro hanno compiuto il passaggio ai PC con a bordo Windows, e il software professionale si è spostato anch’esso su quella piattaforma: Apple sta dicendo al mercato che la sua offerta è migliore sotto molti punti di vista, è più efficiente, fa letteralmente di più con meno energia e meno rumore. Se la scommessa di conservare intatta la sua nicchia sarà vinta, o addirittura Apple riuscirà ad allargare la platea di utenti, i software necessari a sfruttare fino all’ulimo transistor un chip come l’M1 Ultra continueranno a essere offerti e sviluppati per l’ambiente MacOS.
Per ribadire il suo impegno per questa categoria di utenti, Apple espande la sua offerta desktop: il nuovo Mac Studio è un gradino sopra quanto visto fin qui equipaggiato con chip M1, decisamente più prestante sotto molti aspetti rispetto a un Mac Mini o un iMac. Un cubo di alluminio, come sempre curatissimo sotto l’aspetto estetico, che incorpora anche un numero decisamente più adeguato di porte I/O e un sistema di raffreddamento all’altezza, abbinabile a un nuovo schermo chiamato Studio Display che è pensato esattamente per andarsi a piazzare sulle scrivanie di chi coi Mac di lavora davvero. Un bel display senz’altro: oltre alle qualità del pannello montato, che copre ovviamente lo spazio DCI-P3, c’è anche da segnalare l’integrazione di un sistema di speaker a 6 vie e una webcam, tutto pilotato addirittura da un chip A13 come quello che fino a un paio d’anni fa equipaggiava gli smartphone iPhone.
Apple, per la prima volta dopo molti anni, ha anche detto chiaramente a chi questo prodotto è indirizzato: a coloro i quali hanno ancora sulla propria scrivania un iMac 27 o magari un Mac Pro basato su processore Intel (magari non quelli particolarmente carrozzati), rispetto ai quali il nuovo Mac Studio dovrebbe garantire comunque prestazioni equivalenti o superiori, occupando una frazione dello spazio e con decisamente un impatto sonoro inferiore delle ventole del sistema di raffreddamento. Ma, ed è un “ma” bello grosso, Apple ha anche detto che non è finita qua: il Mac Studio è un nuovo prodotto che però si andrà inserire tra l’offerta Mini, iMac e un futuro Mac Pro che arriverà più avanti.
Tutto questo ha un costo: si parte da 2.349 euro per uno Studio equipaggiato con M1 Max, 32GB di RAM e 512GB di storage; si passa a 4.649 euro per M1 Ultra, 64GB di RAM e SSD da 1 terabyte. E poi si può arrivare a spendere fino a 9.249 euro se si portano tutte le specifiche al massimo: a cui sommare il costo dello schermo, lo Studio Display, un 5K che costa 1.799 euro con finitura lucida del vetro, mentre se si vuole la versione opaca tocca sborsare 2.049 euro. Ah, poi c’è da scegliere anche il supporto del monitor: se si vuole la versione a doppio braccio che si regola anche in altezza ci vogliono 450 euro in più (euro più, euro meno), mentre curiosamente la versione predisposta VESA (quindi senza piede di supporto) costa esattamente quanto la versione base con supporto integrato.