Il neo ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, promette provvedimenti: “Sono il simbolo di una generazione abbandonata”. Nel Lazio già pronta una legge che li tuteli
“I rider vengono pagati da un’applicazione pochi euro al giorno: voglio discutere con loro di diritti da garantire a tutte le categorie dei lavoratori. Il mio primo atto è stato quello di incontrare lavoratori delle gig economy che consegnano in bicicletta, sono il simbolo di una generazione abbandonata, che non ha tutele e a volte nemmeno un contratto. Oggi inizia il percorso per avere un lavoro meno precario, che abbia un salario minimo orario, questo è il primo atto di un ministero che vuole tutelare le fasce più deboli”, ha dichiarato Luigi Di Maio a margine dell’incontro con i fattorini delle consegne a domicilio, avvenuto oggi.
“Li ho voluti incontrare – ha continuato il neo Ministro al Lavoro e allo Sviluppo Economico – perché iniziamo un percorso che passa attraverso un modello di lavoro meno precario, più dignitoso e che abbia salario orario minimo. E’ un primo piccolo passo ma vogliamo dare un segnale a chi ha un lavoro e chiede un po’ di dignità. Lo possiamo fare con le leggi, con una paga minima oraria e soprattutto favorendo un confronto tra i grandi gruppi internazionali e i ragazzi che chiedono i diritti minimi e non chiedono la luna”.
La riunione si è conclusa con l’intenzione di aprire un tavolo di confronto condiviso e aperto a tutte le realtà del settore, per affrontare il tema della precarietà e dare risposte alle richieste di salario minimo e dignità di vita in tempi stretti. La prossima settimana è previsto un nuovo incontro.
L’iniziativa della Regione Lazio
Dal canto suo, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti rilancia su Twitter l’iniziativa promossa per tutelare i rider: “Avanti con consultazione online, incontri con i giovani, con il mondo del lavoro e le piattaforme online”. Entro luglio la legge, continua Zingaretti che promette: “Sarà la più moderna in Italia”.
Il nuovo governo, appena insediato, sembra insomma volere mettere il tema della Gig Economy tra le priorità del proprio indirizzo e la scelta di Luigi Di Maio di incontrare i riders nel suo primo giorno al dicastero non è certo casuale.
I numeri sulla Gig Economy dal Festival Dell’Economia di Trento
Ma quanti sono i lavoratori della Gig Economy? Il loro numero oscilla tra le 700mila e un milione di persone. Ogni giorno girano per le città in sella alla bicicletta per consegnare le cene ordinate da pc e smartphone. E accanto a loro ci sono molti, moltissimi, che da casa lavorano da computer per aziende magari situate a decine e centinaia di chilometri di distanza. Sono i lavoratori della gig-economy.
Il 50% di loro sono donne, solo il 3 per cento sono immigrati, ricorda un’indagine della Fondazione Debenedetti e Inps. Per 150-200mila persone è il lavoro principale e per altri 350mila è un modo per “arrotondare” altre forme di introito. Una guerra per arrivare a fine mese.
Quasi sempre senza diritti né tutele a partire dalla sicurezza sul lavoro. Un problema che assomiglia sempre più a un’emergenza. Economica e sociale. Inquadrarli in modo corretto e assicurare loro diritti è ormai un tema che interpella economisti, giuslavoristi e amministratori pubblici. A partire da quelli intervenuti al 13° Festival dell’Economia di Trento, dedicato al rapporto tra Lavoro e Tecnologia.
“Se vogliamo mettere a fuoco e risolvere il problema occorre superare la distinzione tradizionale tra lavoro subordinato e lavoro autonomo e dettare delle discipline specifiche per il lavoro organizzato attraverso la piattaforma digitale”, dice Pietro Ichino, storico docente di diritto del Lavoro.