Due nuovi terminali, pensati soprattutto per il pubblico degli appassionati di video e foto a mezzo smartphone. Con un tocco fru-fru appropriato al lancio parigino. Abbiamo provato il modello Pro
Doppio lancio alla vigilia dell’autunno per OPPO. L’azienda cinese completa quella che sarà con tutta probabilità la sua offerta natalizia di smartphone e accessori, e lo fa rinnovando la fascia medio-alta del listino: i nuovi Reno6 e Reno6 Pro si vanno a piazzare a metà strada tra la linea A e i più lussuosi Find, con qualche sovrapposizione con i modelli Neo e Lite che tutto sommato non sono poi tanto differenti da questi Reno (anche esteticamente). Nel complesso comunque si percepisce l’intenzione di OPPO di completare un catalogo per occupare e presidiare ormai tutte le categorie: spingendo su un buon rapporto prezzo/prestazioni e offrendo anche un tocco glamour per colori e finiture, che non guasta per un pubblico esigente come quello italiano.
L’importanza di chiamarsi Pro
Tra i due modelli presentati, senz’altro il più interessante è il Reno6 Pro: lo è soprattutto per la piattaforma hardware scelta per equipaggiare il dispositivo, basato sull’ottimo Snapdragon 870 di Qualcomm che è un processore decisamente potente ma meno energivoro e di conseguenza “caldo” rispetto all’ammiraglia 888. L’870 è un ottimo punto di partenza per garantire buone performance e chiaramente connettività 5G, e fin qui quando lo abbiamo visto altrove ha fatto sempre registrare ottime performance: soprattutto sul piano della fluidità dell’interfaccia, che non difetta neppure a questo nuovo Reno6 Pro che abbiamo potuto provare qualche giorno in anticipo sull’annuncio ufficiale.
Il resto della scheda tecnica è altrettanto interessante: schermo AMOLED da 6,55 pollici con refresh a 90Hz e risoluzione FHD+ (2400×1080) protetto da Gorilla Glass 5, profondità colore di “solo” 8 bit pur mantenendo certificazione HDR10+. Ha i bordi leggermente curvi, ma niente di tragico per chi preferisce gli schermi piatti: solo quello che basta a rendere più snello il terminale quando lo si impugna. Buono lo schermo, si fa guardare con piacere anche per gustarsi un film in streaming: l’audio è anch’esso di buon livello, il comparto multimediale assolutamente promosso. Sotto il cofano troviamo anche 256GB di storage su protocollo UFS3.1 (niente slot per la microSD), abbinati a 12GB di RAM LPDDR4x con la possibilità di impegnare 3-5-7GB dello storage per “espanderla”; la batteria è da 4.500mAh con ricarica rapida SuperVOOC da 65W (ma niente wireless).
Aspetto curato è proprio la velocità di ricarica e la performance generale del telefono: il pubblico di riferimento del Reno6 Pro è di solito interessato anche al gaming mobile, dunque è indispensabile che il telefono sia in grado di offrire le prestazioni necessarie al gioco e un’autonomia all’altezza. La ricarica rapida da 65W permette di riempire la batteria in mezz’ora d’orologio, e come già detto lo Snapdragon 870 è bello brillante senza essere troppo assetato: il risultato è decisamente equilibrato, per un terminale che riesce in condizioni di utilizzo normale ad arrivare comodamente a fine giornata e che soffre un po’ solo se sfruttato in modo intensivo. Per fortuna la ricarica rapida ci mette una pezza, nel caso in cui ci si trovi alle strette.
Davvero particolare il posteriore, che riceve un nuovo tipo di trattamento per la finitura che OPPO chiama “Glow”: è una via di mezzo tra satinato e opaco, con uno strano effetto cangiante dei colori (due varianti, entrambe che virano sull’azzurro ma una più chiara e l’altra più scura) e una sensazione al tatto come se si stesse accarezzando una parete liscia pur sembrando il materiale a rilievo. Il risultato è apprezzabile: anche senza cover il telefono non è scivoloso e non trattiene le impronte. Piccolo aggiornamento, rispetto ai Reno precedenti, anche per l’interfaccia di Android 11: ColorOS è arrivata alla 11.3, è sempre essenziale ma si inizia a vedere emergere una certa personalità che accomuna ad esempio l’AOD (Always On Display) già visto sui Find.
Fotografia, prima di tutto
Infine, da valutare con attenzione (le premesse sono buone) il quartetto di fotocamere montate sul posteriore: 50 megapixel per la principale con ottica f/1.8, che monta un bel sensore Sony IMX766 stabilizzato otticamente, 16 megapixel ultrawide, 13 megapixel zoom, macro da 2 megapixel che ormai pare irrinunciabile come un cappello in spiaggia e infine doppio flash LED, con abbinato anche un sensore colorimetrico per regolare gli scatti.
Il cuore dell’esperienza Reno pensata e immaginata da OPPO è la fotografia: grande rilevanza viene attribuita alla seconda generazione di AI impegnata a scontornare in tempo reale il soggetto per creare lo sfocato sullo sfondo nelle foto e riprese video (lo sfocato più sfocato di sempre!), e al contempo per ottimizzare il guadagno sia per chi sta in primo piano che per quanto resta sullo sfondo. In altre parole: l’effetto bokeh tipico delle fotocamere vere viene amplificato nei ritratti, per creare quello stacco tra persone e sfondo che rende più accattivante il risultato, così come i video girati alla sera o controluce riescono meglio visto che il software compensa il gradiente luce tenendo i visi più illuminati senza rendere lo sfondo troppo luminoso. Il risultato è apprezzabile soprattutto in determinate condizioni: per esempio al tramonto, quando si rischia tipicamente di avere un volto scuro o uno sfondo bruciato, ma anche di sera quando invece c’è sempre da cercare un equilibrio tra il fondale scuro e i soggetti in primo piano più illuminati. Ovviamente l’AI può agire durante la ripresa o lo scatto, ma pure essere applicata in post: per esempio per ritoccare le foto e virarle su una palette specifica dei colori, funzioni tanto care soprattutto al pubblico a cui si rivolge questa linea Reno fatto di instagrammer e creator accaniti.
L’ottimo sensore principale restituisce foto di buon livello, soprattutto in condizione di luce ideale ma con performance adeguate anche quando il contesto è più impegnativo: rispetto ad altri terminali non esagera con il guadagno, a tutto vantaggio del rumore che non si fa eccessivo alla sera. Decisamente meno efficaci gli altri sensori: l’ultrawide si difende tutto sommato bene ma cede un po’ alla sera, lo zoom nonostante da software arrivi fino a 10x meglio usarlo fino a 2x per ottenere risultati all’altezza delle aspettative (è in effetti un 2x ottico). Per quanto riguarda la lente macro, al solito è lì soltanto per dire di avere 4 fotocamere a bordo: la sua utilità è davvero scarsa.
Dunque fotocamera promossa: anche i selfie non sono malaccio, forse meno ampia la gamma dinamica rispetto al posteriore ma è normale vista la diagonale del sensore, e i video girati con il sensore principale si fanno apprezzare. Nel complesso è stato fatto un buon lavoro, decisamente all’altezza del posizionamento di questo Reno6 Pro.
C’è pure il Reno6
A una prima occhiata, il Reno6 dà decisamente l’impressione di averlo già visto da qualche parte. Inutile nasconderci dietro un dito, il design non è esattamente originale come nel caso del fratello maggiore: diciamo che non c’è niente di strano, nella cultura cinese questo tipo di soluzione non è insolita e non corrisponde a un tentativo di approfittarsi del lavoro altrui – anzi, è un modo per riconoscere che il lavoro altrui è decisamente valido. Fatta questa premessa, vediamo cosa c’è in ballo: un terminale che si rivolge a una specifica fascia di utenti, chi cerca magari un prodotto sottile e leggero e non mette le prestazioni al primo posto assoluto nella lista delle priorità. Per loro è stato pensato il Reno6.
Non che il prodotto sia un prodotto di fascia bassa: monta comunque un più che adeguato chip Mediatek Dimensity 900, e toglietevi dalla testa che i processori Mediatek siano la cenerentola del mobile come possono esserlo stati in passato, abbinato a 8GB di RAM LPDDR4x (anche in questo caso si può approfittare dello storage per una sorta di espansione) e 128GB di storage UFS2.1 (anche qui niente microSD). La batteria, nonostante lo spessore di 7,6mm, si mantiene comunque sul più che accettabile valore di 4.300mAh e conserva la compatibilità con la ricarica SuperVOOC da 65W. Pure lo schermo è una bella sorpresa: nonostante si cali di fascia di prezzo resta un AMOLED da 90Hz di refresh con risoluzione 2400×1080 su diagonale di 6,43 pollici, anche se ovviamente non vanta le stesse certificazioni del fratello maggiore. C’è pure il Bluetooth 5.2 tra le altre specifiche da sottolineare, il Wi-Fi 6, naturalmente siamo davanti a un terminale 5G: non è che gli manchi molto per essere uno smartphone primo della classe, ma naturalmente qualche cambiamento c’è anche nel comparto fotocamere.
Tre sensori sul posteriore del Reno6: uno principale da 64 megapixel (con una ottica f/1,7, ma niente stabilizzazione se non quella elettronica), un ultrawide da 8 megapixel e l’immancabile macro da 2 megapixel. La differenza rispetto all’altro smartphone annunciato oggi è evidente, ma resta pur sempre un prodotto in linea con la concorrenza in questo segmento. Va detto che con il Pro condivide alcuni degli algoritmi AI per lo scontorno e lo sfocato nelle riprese fotografiche e video, dunque ci sarà qualche rinuncia da fare sul piano della resa complessiva ma si dovrebbero comunque tirar fuori risultati interessanti: purtroppo non abbiamo potuto ancora provare questo terminale, sulle differenze effettive ci torneremo più avanti.
Il posteriore ha ricevuto lo stesso trattamento del Pro: finitura Glow, con due versioni di cui quella scura è decisamente più tendente al grigio antracite di quanto non faccia il fratello maggiore.
Quanto costa e quando esce Reno6
Entrambi i terminali presentati oggi da OPPO sono già in vendita sia nei negozi che negli e-commerce: da questo punto di vista non si può muovere alcun appunto all’azienda cinese, che non fa quasi mai aspettare il suo pubblico e ha pronti i dispositivi il giorno stesso del lancio. Chi sceglie di acquistare subito, inoltre, ha anche l’opportunità di ottenere un bundle di accessori tutto sommato interessante: con il Reno6 Pro si riceverà in regalo cuffie Enco X, un wearable Band Style e una cover in silicone (diversa da quella presente nella confezione); chi sceglie il Reno6 riceverà invece le cuffie Enco Free2 e una particolare cover che integra anche un flash aggiuntivo per scattare foto alla sera. I prezzi: 499 euro per il Reno6, 799 euro per il Reno6 Pro.
Alla luce di quanto visto provando il Reno6 Pro, si tratta di una scelta davvero particolare da parte di OPPO: il terminale in questione è senz’altro molto ben progettato e realizzato, le finiture sono eccellenti e tutto sommato la scelta dei materiali e dei colori è azzeccata, ma il prezzo è parecchio sostenuto arrivando quasi a sfiorare il top-di-gamma. È un problema comune anche ad altri terminali in questa fascia di prezzo, si rivolgono a chi vuole prestazioni eccellenti ma non se la sente di arrivare a spendere più di mille euro: il risultato è senz’altro un prodotto ottimo, la super ricarica rapida è un optional da non sottovalutare, ma che non ha comunque esattamente le stesse prestazioni delle ammiraglie e quindi può risultare un po’ costoso in relazione ad altri prodotti che vantano anch’essi un ottimo rapporto prezzo/prestazioni. La soluzione è avere pazienza: con il tempo e con la promozione giusta (volendo quella di lancio, che vale fino al 20 ottobre, offre accessori in regalo per un controvalore di 280 euro) si riesce a spuntare uno sconto interessante e si ottiene uno smartphone ottimo al prezzo giusto.
Quello che OPPO deve assolutamente fare nel prossimo futuro è tenere d’occhio il suo stesso catalogo: meglio avere meno dispositivi ma tutti ben inquadrati in una progressione logica dell’offerta, che averne alcuni che rischiano di sovrapporsi (come succede per esempio con Reno6 Pro e Find X3 Neo) e che magari confondono il potenziale acquirente. Ed è un peccato, perché il Reno6 Pro ha molte carte da giocare per farsi apprezzare dal pubblico italiano ed europeo, pubblico a cui OPPO sta ormai puntando con decisione: i lanci che si sono susseguiti quest’anno vanno nella direzione giusta, questo Reno6 Pro è un bel biglietto da visita. Aspettiamo di vedere come andrà nel gradimento del pubblico.