Google, Microsoft e IBM hanno annunciato importanti piani di espansione sull’isola. Personale qualificato, disoccupazione giovanile e basso costo del lavoro favoriscono la svolta regionale
L’ingombrante, e minacciosa, ombra della Cina, distante solo poche decine di chilometri di mare. La vicinanza geografica con le attivissime Corea del Sud e Giappone. Diciamoci la verità, non è che la posizione geografica di Taiwan sia proprio di quelle favorevoli. Quantomeno per emergere sul piano economico e tecnologico. Eppure sull’antica isola di Formosa si sta muovendo qualcosa, con Google, Microsoft e altri big della Silicon Valley che hanno annunciato importanti piani di espansione.
La tradizione tecnologica di Taiwan
Taipei è in realtà da molto tempo un importante centro tecnologico. Acer, ASUS e BenQ tra le altre hanno ritagliato un posto di rilievo per Taiwan nel settore dell’informatica delle telecomunicazioni. Ma gli ultimi anni sono stati avari di soddisfazioni per l’isola, coinvolta in una decennale disputa politica con la Cina cominciata dopo la fine della guerra civile, quando gli sconfitti nazionalisti ripiegarono sull’isola di Formosa. Dal 1949 sia la Repubblica Popolare Cinese che la Repubblica di Cina (Taiwan) rivendicano il ruolo di unica autorità legittima dell’intero territorio cinese. L’autonomia de facto di Taiwan non è però mai sfociata in una proclamazione di indipendenza da Pechino, anche perché dal 1971 Taipei non ha più un proprio rappresentante all’Onu e dal 1979 gli Stati Uniti non lo considerano più uno Stato legittimo, nonostante intrattengano ancora adesso intensi rapporti commerciali e politici, tanto che Donald Trump ha più volte usato il tema del rapporto con Taiwan per minacciare Pechino.
Crisi politica ed economica
Negli ultimi anni, dopo l’elezione di Tsai Ing-wen i rapporti tra Cina e Taiwan sono peggiorati. Sui media cinesi si parla con insistenza del problema rappresentato da Taipei e Xi Jinping ha lanciato avvertimenti più o meno minacciosi sulle ambizioni di indipendenza dell’isola. In questo quadro politico si innesta una contingenza economica molto negativa per Taiwan, con un forte calo dell’export, che rappresenta più di due terzi della sua produzione economica. E la metà delle esportazioni è diretta proprio verso la Cina e verso Hong Kong. Il calo è motivato dalla minore richiesta di tecnologia e componentistica digitale, settore da sempre di punta dell’export di Taiwan. Da un lato, la Cina sta infatti sviluppando sempre di più la produzione interna in materia di tecnologia. Dall’altro lato stanno emergendo altre importanti realtà regionali nel settore, prima fra tutte il Vietnam. Per questo Taipei sta cercando di ridurre la dipendenza dalla produzione elettronica e sta investendo sull’innovazione, in particolare in settori quali la robotica, le biotecnologie e l’internet-of-things.
I soldi della Silicon Valley e il talento taiwanese
Una grande mano può arrivare dai big della Silicon Valley, che a loro volta sono attratti da Taiwan per una serie di motivi. Economia dinamica e personale tecnologicamente qualificato sono certamente tra questi. Ma anche la bassa occupazione giovanile e i salari bassi sono incentivi altrettanto importanti per i big del tech che vogliono investire a Taiwan. Il costo del lavoro in Cina è infatti aumentato di molto negli ultimi anni e anche per questo i colossi globali stanno guardando a nuove frontiere, come appunto Taiwan e il Vietnam, che tra l’altro sono privi dei lacci burocratici che spesso porta con sé il mercato interno cinese. Nell’ottica di Taiwan, gli investimenti dei big della Silicon Valley non possono che fare piacere anche perché la speranza è che possa parzialmente interrompere l’esodo, soprattutto dei più giovani, verso l’estero.
Gli investimenti di Google, Microsoft e IBM
Ma di quali investimenti stiamo parlando? Google ha annunciato che assumerà 300 persone a Taiwan nel 2018 e farà training per circa cinquemila studenti nel settore dell’intelligenza artificiale. Una notizia che arriva dopo quella dell’acquisizione di duemila ex lavoratori di HTC, altra importante azienda tech taiwanese. Anche Microsoft ha annunciato un piano di espansione sull’isola, sempre per quanto concerne l’intelligenza artificiale, che comprende 100 nuovi posti di lavoro nei prossimi due anni e 200 nuovi posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Non è tutto. Anche IBM ha comunicato che amplierà il suo centro già esistente a Taiwan, portando a bordo 100 nuove persone nel 2018 e sviluppando un nuovo laboratorio di ricerca sul cloud. La piccola isola prova a emergere. Cina permettendo.