Le strutture, i fondi, i venture capitalist, la vita economica ma anche la mentalità da meetup e tutto quello che a Berlino sta fomentando la nascita e lo sviluppo di startup
Sono circa 10 anni che Berlino è diventata uno degli hub europei più importanti e in crescita per le startup. Ogni anno ci si trasferiscono professionisti in cerca di un luogo in cui aprire una startup o dove lavorare nel tech, al pari di intere compagnie. Così tanto che ora anche i grandi giganti del tech stanno aprendo le loro filiali berlinesi.
A Berlino si trovano Soundcloud, N26 e Zalando, hanno una sede Google, Microsoft e poi tutta la grande catena del food delivery da Deliveroo a Foodora si è sviluppata lì.
Perchè scegliere Berlino
Chi ci lavora mette al primo posto delle motivazioni per le quali Berlino è diventata quel che è diventata il basso costo della vita: “È una città che quando il mondo delle startup stava nascendo in Europa era molto economica” spiega Silvia Foglia, Country Operations Manager di Houzz, azienda nata a Palo Alto (e da tre anni attiva anche in Italia) che consente a professionisti del design e dell’architettura di entrare in contatto con potenziali clienti, e che dopo un grosso investimento ha aperto una sede a Londra e una a Berlino “perché sono luoghi buoni per apprendere da altre aziende. Fin dall’inizio il vantaggio di Berlino è stato di essere una città molto internazionale che permetteva a chi volesse lanciare un proprio business di trovare molti talenti in un unico luogo e che permettesse anche di risparmiare proprio sui costi di gestione del proprio business, dagli affitti in giù. Quello è stato il punto focale dell’inizio del mondo delle startup”.
La presenza di VC e la possibilità di chiudere round
Secondo alcuni la vita non è più economica come prima ma continua ad essere competitiva, soprattutto non è l’unico vantaggio: “Oltre al basso costo della vita ci sono diversi round di investimenti e venture capitalist” racconta Giacomo Vergnano, Head of Design per Remerge, compagnia che lavora nell’ad tech “È una scena che qui si sta sviluppando tantissimo quella dell’ad tech. Noi in particolare facciamo app retargeting oltre a pubblicità su mobile. Cioè magari Spotify fa una campagna per riattivare degli utenti che non hanno riaperto l’app negli ultimi 10 giorni e noi con i dati di altri supplier e diverse integrazioni riusciamo a sensibilizzarli nel momento giusto della giornata”.
Contatti e networking
Oltre alla vita molto economica e alla presenza di investitori (“alla fine non si sa bene cosa sia arrivato prima qui a Berlino se i giovani o le startup” spiega sempre Giacomo) a dare a Berlino un allure particolare è anche la quantità di infrastrutture “dedicate in maniera molto specifica al mondo delle startup o delle compagnie tech” sostiene Anna Cotroneo, Country Manager Italia per GoEuro “Cioè qui a Berlino ci sono avvocati specializzati nel lavoro con le startup che hanno tempi e tariffari diversi dagli altri”. Senza contare ovviamente i meetup: “È una città in cui non è difficile incontrare altre persone e scambiare informazioni e contatti, tra coworking space, eventi, conferenze e luoghi d’aggregazione”.
Così tanto che adesso anche i giganti del tech si stanno spostando. Microsoft ha aperto un suo acceleratore nel 2013, Google ha un suo ufficio anche se più piccolo di quello di Amburgo e poi ci sono Twitter, Mozilla e intere strutture simbolo del rinnovamento tecnologico come Factory, un palazzo che nasce per fomentare la scena tech locale e in cui ci sono coworking space per piccole startup, workshop, eventi al pari delle sedi di compagnie più grosse come Uber, Twitter e Soundcloud. Google ha investito 1 milione di euro in Factory nel 2012 e nel solo 2014 le compagnie residenti al suo interno (provenienti da 33 paesi diversi) hanno complessivamente ricevute 83 milioni di euro in investimenti.
Gli italiani a Berlino: Digitaly
Come per tutti gli ambiti inoltre Berlino ha accolto anche diversi startupper italiani “continuano ad arrivare anche se meno di prima perché adesso la scena italiana delle startup si sta espandendo” spiega Silvia Foglia “Ora a venire sono più che altro singoli professionisti in cerca di opportunità di lavoro diverse”.
Proprio Silvia Foglia assieme ad Anna Cotroneo sono state per anni tra le animatrici di Digitaly, la comunità di italiani che lavorano nell’ambito digitale a Berlino: “È nata 5-6 anni fa quando lavoravo per una startup berlinese e mi occupavo del mercato italiano” spiega sempre Silvia “avevo bisogno di contatti di altri nella mia stessa situazione in questa città e con un ragazzo abbiamo creato questo gruppo per conoscerci e scambiare esperienze. Abbiamo organizzato eventi prima per il networking e poi per la formazione”.
Digitaly è stata una creazione spontanea come spesso sorgono nelle città che aggregano competenze specifiche, che si è evoluta assieme alle esigenze dei suoi memebri: “Con Digitaly abbiamo rappresentato e rappresentiamo un punto di riferimento per chi arriva in città e vuole orientarsi in questo grande hub, sia professionalmente per capire come muoversi quando si cercano opportunità, sia per scambi relativi all’ambito professionale del settore tecnologico digitale” dice Anna Cotroneo.
Tuttavia se Londra da diversi anni ha preso una direzione chiara, specializzandosi nel fintech, Berlino non sembra aver preso un indirizzo preciso: “Siamo ancora in una fase precedente a quella in cui Londra si è specializzata. Di certo Berlino è nota per la sua creatività e non mi stupisce vedere intorno a me le startup orientarsi in ambiti diversi tra loro” è il parere di Anna Cotroneo, mentre secondo Silvia Foglia il fatto di essere un luogo d’aggregazione per artisti ha la sua influenza: “È una città che è stata conosciuta per anni come la città degli artisti e porta ancora con sé questa sua anima. Molti dei progetti che nascono qui sono inevitabilmente legati al mondo creativo”.
Ma secondo Giacomo Vergnano anche l’ad tech è molto forte: “Da quel che ho potuto vedere il mio ambito e tutta la realtà relativa alle app sono molto forti. Inoltre qui si sono sviluppate tantissime realtà che lavorano con il mobile, una per tutte ad esempio sono le nuove banche. N26 guida il gruppo ovviamente ma non è la sola”.