Su Nintendo il titolo della software house indonesiana Gamecom Team. Idee buone, qualche grosso difetto nelle traduzioni in inglese
Neppure chi adora la solitudine e trova conforto in giornate trascorse a godersi ozio, passioni e pensieri tutti suoi reggerebbe a un risveglio simile. Se infatti si trovasse solo al mondo si trasformerebbe subito in un animale sociale che brama la compagnia di un proprio simile. La condizione che vi abbiamo appena descritto è il riassunto della sceneggiatura di A Day Without Me, titolo sviluppato dalla software house indonesiana Gamecom Team. Lo abbiamo provato su Nintendo Switch, scoprendo un videogioco interessante con qualche sbavatura non da poco che stona con gli ambiziosi obiettivi che si è data la casa di sviluppo. “Diventeremo i migliori al mondo”, questa è la scritta che campeggia sul sito ufficiale. Per ora ne hanno di strada da fare, ma è giusto così: tutte le startup devono sognare in grande.
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Come una particella di sodio
A Day Without Me è un adventure puzzle game in cui impersoniamo un bambino (o adolescente?), senza alcuna espressione facciale: non ha occhi, nè bocca, nè naso. Sappiamo solo che è un maschietto. Al suo risveglio inizia un viaggio in un mondo in rovina, dove caos e solitudine regnano. L’esplorazione e la risoluzione di enigmi fanno da architrave al gameplay: inserire password, spostare oggetti e indovinare meccanismi sono alcune delle dinamiche che rendono decisamente stimolante l’esperienza di gioco.
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Se è vero che A Day Without Me non ci offre una trama troppo originale (il mondo post-apocalittico e la solitudine sono tematiche affrontate in tantissimi videogiochi) d’altra parte ci ha davvero convinto il forte contrasto di fondo. Mentre camminiamo nel nostro quartiere neppure la distruzione che ci circonda riesce a infonderci inquietudine, un pò come se ci trovassimo in un incubo famigliare, dal quale siamo certi di risvegliarci presto. Mentre camminiamo è solo la curiosità a darci la spinta per rispondere agli enigmi.
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Il paranormale non fa così paura
Il protagonista che guidiamo non svela neanche un’emozione, tranne le volte in cui ci siamo divertiti a farlo saltellare sui tappeti elastici durante una breve pausa dalle nostre ricerche. Già nei primi minuti di gameplay, è evidente che il viaggio si scontrerà con situazioni legate al paranormale, con sangue che zampilla dal pavimento e altre stregonerie che farebbero gelare il sangue anche in mezzo a una piazza affollata. Non è il caso del nostro eremita: l’avrà già visto in qualche serie tv…
Problemi di traduzione
Tra i primi suggerimenti che ci sentiamo di rivolgere alla software house è quello di curare le traduzioni in inglese. A Day Without Me non vi costringerà a leggere lunghi dialoghi, ma in alto sullo schermo il titolo del capitolo funzionerà da lista degli obiettivi. Senza mappe, il giocatore non ha che quello per orientarsi. Anche noi però siamo stati vittime della imprecisa resa in inglese. Abbiamo perso almeno venti minuti a cercare indizi nel nostro quartiere (Neighborhood), quando invece avremmo dovuto soltanto rivolgerci al nostro vicino di casa (Neighbor). Poi uno dice che non bisogna cercare le soluzioni dei videogiochi su internet…