La Gran Bretagna è nel caos dopo il divorzio dall’Unione europea, una dittatura cibernetica orwelliana stringe d’assedio la popolazione: siate la miccia che farà detonare la rivolta
Londra è la capitale europea con il maggior numero di telecamere. Ne ha diverse migliaia disseminate in tutti i suoi 32 boroughs. Questo accade nella realtà. E si capisce perché su di un contesto simile la software house francese Ubisoft abbia deciso di innestare la finzione del suo videogame di punta della stagione autunnale (in realtà sfodera una formazione a tre punte che conta anche Immortals Fenyx Rising e, soprattutto, Assassin’s Creed: Valhalla, previsto per il 10 novembre), ovvero Watch Dogs: Legion.
Distopia portami via
Watch Dogs: Legion è ambientato in un futuro prossimo particolarmente inquietante e con tanti rimandi a questo presente. Non c’è traccia – almeno là – del Coronavirus, ma nel 2026 immaginato da Ubisoft, Londra fa i conti con il peggior post Brexit immaginabile: declino socioeconomico, costante stato di controllo sui cittadini, criminalità e corruzione su tutti i livelli. Per arginare le proteste e silenziare i dissidenti, la monarchia ha di fatto lasciato il posto alla dittatura tecnologica, ma senza un tiranno. Dopo un devastante attacco terroristico provocato da un’entità misteriosa di nome Zero Day, la Corona è nelle mani del sistema, qualcosa di immateriale, inconoscibile e pervasivo, che estende i propri tentacoli sull’intera città, lungo la fibra ottica, insediandosi per mezzo delle porte USB in ogni device che viene sfruttato per cingere i cittadini in una gabbia orwelliana 4.0.
Watch Dogs: Legion, cani da guardia contro legioni
L’unica alternativa è la resistenza, a cui tutti i cittadini possono aderire, perché ognuno deve fare la sua parte in nome del bene più prezioso, la libertà. Nato di fatto come spin off in salta sci-fi di Assassin’s Creed, Watch Dogs si rinnova in modo profondo. E quel “legion” del titolo è spia del cambiamento studiato da Ubisoft. Questa volta non si controlla il classico eroe solitario: no, si creeranno legioni di combattenti, pescati a caso tra la cittadinanza stufa di questa oppressione sempre più soffocante.
La sfida che gli sviluppatori hanno lanciato (anzitutto è loro stessi) è questa: non limitarsi a ricostruire Londra nel modo più fedele possibile, ma anche riempirla di persone credibili e differenziate e darvi infine possibilità di impersonarle. Non ci sono – o meglio, non ci sono solo – personaggi prestabiliti dalla sinossi, perché si può zampettare da un londinese all’altro, purché animato dal desiderio di rivolta.
Ci può così essere la vecchina che non può certo combattere, ma è in grado di distrarre la polizia mentre voi preparate una azione dimostrativa, l’hooligan che sa far valere le proprie ragioni a suon di cazzotti e poi ovviamente il classico nerd lento e impacciato se c’è da correre o da arrampicarsi, che diventa un mago capace di neutralizzare qualsiasi sistema di controllo quando ha occasione di giocare con un computer. Insomma, la vostra missione consiste nel girare per Londra, selezionare i profili che più si adattano alla missione che avete in mente (nel 2026 ciascun londinese è schedato dal sistema governativo, cui voi avrete accesso) e fare scouting di ribelli.
Se sarete un bravo leader metterete assieme un dream team che si completa alla perfezione. Il nemico è ovunque e, grazie alla rete cibernetica che avvolge la city arriva dappertutto? Bene, dimostrategli che anche la rivolta può scoppiare ovunque e che persino una innocua casalinga può nascondere una identità di autentica rivoluzionaria.
Ogni cittadino possiede bonus e malus: c’è chi magari fa yoga e dunque è silenzioso e atletico come un gatto, dunque è l’ideale per le sessioni stealth e chi ha un passato in carcere e sa menare come un boxeur professionista. Passando per ubriaconi che acquisiscono punti resistenza extra se sufficientemente “carburati” e il programmatore di videogiochi frustrato, preso in giro da tutti, che non vede l’ora di dimostrare alla società di cosa è capace.
Bisognerà far leva sui punti giusti per assoldarli, tenendo presente pure i difetti: perché spingere un cuoco obeso ad azioni à la Sam Fisher lo condannerà a morte certa. Allo stesso modo pretendere di infiltrare in un ufficio governativo una ragazza con la fedina penale chilometrica non farà altro che aggiungere l’ennesimo arresto alla sfilza di reati che ha commesso.
Ubisoft, insomma, ha certamente vinto la sua scommessa proponendo una struttura ludica inedita, in grado di lasciare esterrefatti soprattutto durante le prime partite e sufficientemente variegata. Girare per Londra, stando attenti a non farsi beccare dai droni e ragni meccanici che controllano ogni hackeraggio anche solo per leggere semplicemente i profili dei passanti è già fonte di divertimento.
Anche perché alcuni sono semplicemente folli, sopra le righe, zeppi di particolari che lasciano intendere la cura riversata nel tentativo di diversificare il più possibile i cittadini di Sua Maestà e di rendere Londra brulicante di vita. Tentativo comunque riuscito per metà. Dobbiamo ammetterlo, perché qua e là di profili simili, sovrapponibili, se ne trovano parecchi. Cambiano alcune variabili, certo, ma dopo un po’ si capisce che il sistema delle profilazioni procede per tipologie di attori.
Non che sia per forza un limite, anzi. Pensate per esempio al caso in cui vi serva un nerboruto ma vi troviate in un quartiere universitario: nella realtà potreste impiegare ore solo a vagliare profili fino a trovare quello che fa per voi, in Watch Dogs: Legion la fase del “colloqui di lavoro” è velocizzata e adatta a non far sedere il gameplay alternando fasi adrenaliniche a antipatiche sessioni di caccia dell’ago nel pagliaio. Peraltro, plauso a Ubisoft per il level design e la conformazione delle missioni, che appunto chiamerà in gioco la possibilità di sfruttare più personaggi, dalle abilità più disparate, permettendovi di tessere la strategia che più vi aggrada (amate uno stile à la Rambo in cui si entra e si ammazza tutti o preferite un lavoro pulito? Nel primo caso assoldate un ex rapinatore – o un ex poliziotto – nel secondo un genio della truffa). Il comparto tecnico non riesce a stare al passo dell’innovazione di gameplay, ma il risultato globale è comunque soddisfacente. Insomma, Watch Dogs: Legion è un titolo da non farsi sfuggire e più che mai attuale, capace di sedurre – per via delle implicazioni etiche, morali e politiche – anche chi non è vicino ai videogiochi.