Un passo avanti rispetto alla generazione precedente, che ha solo 1 anno di vita. Migliorano in tutto: autonomia, isolamento, funzioni
Di certo non si può rimproverare a Huawei di non provarci con ogni mezzo possibile: le Freebuds Pro sono le nuove cuffie true wireless messe in pista per ampliare e rafforzare l’offerta di accessori in un ecosistema che punta ad ampliarsi sempre di più, con l’ambizione di offrire quanto e più di quanto fa la concorrenza più agguerrita. Il risultato è che ormai c’è un paio di cuffie wireless per quasi tutte le tasche nell’offerta della azienda cinese: le Pro sono l’ammiraglia, e offrono qualcosa che fino a questo punto era quasi un’esclusiva del celebre marchio della Mela. Stiamo parlando di una tecnologia di cancellazione del rumore di fondo che diventa attiva e dinamica: può annullare i disturbi indesiderati mentre ascoltiamo la musica, o tenerci vigili mentre siamo per strada con le cuffie nelle orecchie.
Design e funzioni
Sul piano dell’originalità del design, le nuove Freebuds Pro paradossalmente pagano meno dazio alla concorrenza rispetto alle precedenti Freebuds 3: con forme più squadrate e una scelta di colori più azzeccata (sono un po’ meno lucide, se così si può dire, rispetto alle precedenti), stanno comodamente nelle orecchie e si infilano in una custodia solo un po’ più grande. In più c’è l’aspetto ergonomia da considerare: le Pro sono delle in-ear, ovvero montano un piccolo anello di silicone che serve a infilarle letteralmente dentro il padiglione auricolare – nella confezione ci sono diverse taglie di questi “gommini”, dovrete trovare la misura più giusta per voi e le vostre orecchie. C’è addirittura una nuova funzione, inserita nell’app-companion AI Life (da scaricare da App Gallery, lì trovate la versione più aggiornata), che permette di valutare se avete scelto la misura giusta.
Più o meno analogo il design della custodia rispetto allo scorso anno: c’è sempre un connettore USB-C sul fondo per la ricarica, ma le Freebuds Pro si ricaricano anche con qualsiasi sistema wireless analogo a quello per gli smartphone (o direttamente sullo smartphone, se come nel caso del P40 prevede il reverse charging). Sulla destra c’è il pulsante per avviare il “pairing”, l’abbinamento con un device, mentre una volta aperto il coperchio oltre alle cuffie avremo anche un LED di stato che segnala la carica residua della batteria della custodia stessa. Va da sè che il pairing, se usate un device con a bordo AI Life, dovrebbe essere pressoché automatico e seguire una procedura guidata semplificata.
Le cuffie sono molto leggere, ma anche differenti nelle forme dalle precedenti: ciascuna dispone di una piccola area sensibile al tatto che consente di mettere in atto diverse gesture per alzare e abbassare il volume, rispondere alle chiamate o rifiutarle, cambiare canzone o mettere in pausa la musica. Occorre qualche minuto ad abituarsi alla nuova ergonomia: sono più piccole e dunque le prime volte ci vuole un po’ di pratica per riuscire a far tutto, ma l’impressione è che il meccanismo sia tutto sommato ben studiato.
Molto lavoro è stato fatto anche sulla modulazione della tecnologia ANC (Active Noise Canceling): via gesture e meglio ancora via app (sempre AI Life) si può tenere disattivata per aumentare l’autonomia della singola carica, attivarla in modalità standard, optare per un funzionamento dinamico (che spazia automaticamente tra comodo-generale-ultra per adattarsi alla rumorosità dell’ambiente), o attivare la nuova modalità Aware. Quest’ultima permette di tenere le orecchie “aperte” quando siamo per strada, in metropolitana, in ufficio: sentiremo la musica e il brusio di fondo sarà attutito, ma le cuffie si occuperanno anche di rendere sempre udibili i rumori delle auto che passano, o le voci di chi ci sta rivolgendo la parola.
Tanti microfoni e tanti chip
Per rendere possibile tutto ciò era necessario un ulteriore avanzamento della tecnologia a bordo degli auricolari: dentro ciascuno di essi trovano spazio 3 microfoni di cui uno dedicato a rilevare i rumori provenienti dall’interno dell’orecchio (poi vi spiego perché); un driver da 11mm che produce il suono che ascolteremo; un processore che elabora i segnali in entrata dai microfoni (per cancellare i rumori, ma anche semplicemente il vento); un chipset wireless Bluetooth 5.2 e due diverse antenne omnidirezionali per collegare tra di loro gli auricolari, gli auricolari al telefono e a un altro device (le Freebuds Pro supportano due device contemporaneamente).
C’è stato un gran lavoro di affinamento del meccanismo di cancellazione del rumore su queste Pro: il sistema a triplo microfono su ciascun auricolare confronta il suono della voce catturato dall’interno dell’orecchio (quello condotto dalle ossa del cranio) per comprendere quali suoni attutire e quali esaltare nella conversazione, e i due microfoni esterni sono collegati da un piccolo condotto che viene sfruttato per rilevare il rumore del vento ed eliminarlo quando ci troviamo all’aperto. Ancora, in chiamata tutti e tre i microfoni lavorano in simbiosi per esaltare la voce di chi indossa le Freebuds rispetto al rumore di fondo: il risultato è che in chiamata c’è un miglioramento sensibile rispetto alle già apprezzabili performance del modello precedente.
Anche l’autonomia migliora rispetto alle Freebuds 3: nelle prove le Pro sono riuscite a superare agevolmente le 5 ore se si tiene l’ANC disattivo, ma anche con queste funzioni attive si raggiungono e superano le 3 ore abbondanti tra una ricarica e l’altra. La custodia è in grado di garantire energia quanto basta a stare più di 24 ore (o anche qualche giorno, a seconda di quanto usate le cuffie) lontano dalla presa: tra l’altro le Freebuds Pro sono compatibili con il SuperCharge di Huawei, quindi se le collegate a un alimentatore di questo tipo scoprirete che si ricaricano in un soffio.
Come vanno e quanto costano
Le nuove Freebuds Pro sono il risultato di ormai un paio d’anni di esperienza di Huawei nel campo: sono un prodotto maturo per quanto attiene il mondo degli auricolari true wireless, e offrono un buon mix di funzioni e performance anche rispetto alla concorrenza. Basti citare il sistema di cancellazione attiva del rumore che quest’anno si è fatto più flessibile (ed è anche accreditato di qualche decibel in più di efficacia, complice anche il design in-ear), o la possibilità di collegare contemporaneamente due dispositivi: comoda, quest’ultima funzione, per tenere collegati ad esempio laptop e smartphone alle cuffie, ascoltare la musica sul PC e poi rispondere direttamente al telefono senza dover fare altro che toccare uno degli auricolari.
Dal punto di vista della qualità di ascolto non parliamo, naturalmente, di alta fedeltà: la dimensione dei driver da 11 millimetri, tuttavia, unita alla scelta di trasformarle in cuffie in-ear ha migliorato la resa soprattutto per i toni medi e bassi, che ora sono più ricchi. Bene si comportano poi in chiamata o in call, non ho ricevuto alcuna rimostranza in questi giorni da parte dei miei interlocutori. Bene anche l’autonomia, migliorata in modo subito percepibile rispetto alle Freebuds 3: mi sono accorto più volte di aver passato l’intera mattinata senza doverle riporle nell’astuccio, mattinata in cui ho fatto un paio di telefonate, una riunione via Meet, ascoltato musica e guardato qualche video – un utilizzo tipico insomma.
Il prezzo delle nuove Freebuds Pro è fissato a 179 euro, con ancora per qualche giorno in offerta uno smart-bracelet Band 4 Pro, uno speaker Bluetooth e 6 mesi di Huawei Music (piattaforma analoga a quella della concorrenza, che però fa parte dell’ecosistema HMS). Si tratta comunque di un prezzo adeguato viste le funzioni offerte dalle Pro, che ora comunque affiancano anche le più economiche Freebuds 3 e 3i, e le nuove Freelace Pro nel listino: come detto, ci sono cuffie quasi per ogni tasca nell’offerta Huawei, a dimostrazione dell’intenzione di arricchire sempre di più il catalogo.